È stato inaugurato a Bologna, il primo supermercato autogestito d’Italia. Si tratta di uno spazio dove i clienti sono anche soci impegnati attivamente nello sviluppo e nella gestione del negozio in qualità di cassieri, commessi o magazzinieri. Un progetto il cui scopo è la riduzione dei costi all’interno di un modello in cui ci sia la giusta ripartizione tra i fornitori, in cui venga dato spazio alle filiere locali, in cui consumare prodotti sempre freschi. L’autogestione e l’acquisto diretto dai produttori, garantiscono a tutti i soci la possibilità di comprare beni di alta qualità a prezzi contenuti remunerando chi lavora, in maniera equa.
Si chiama Camilla ed è nato dalla fusione tra “Campi Aperti”, un’associazione bolognese che riunisce i produttori biologici a km 0 e il gruppo di acquisto solidale “Alchemilla”. Si tratta di un emporio di comunità in cui si promuove un’agricoltura contadina locale ed etica, i piccoli produttori che seguono un principio di sostenibilità. Non sono reperibili i prodotti presenti nelle maggiori catene della grande distribuzione.
Nella carta degli intenti dell’emporio, pubblicata il 30/09/2017, si fa riferimento al principio di autodeterminazione alimentare ovvero al diritto di ciascun popolo di decidere il proprio sistema alimentare e produttivo, “accedendo a cibi sani, nutrienti, culturalmente adeguati e prodotti in forma sostenibile ed ecologica”
Si diventa soci con una quota di 125 euro e si deve garantire al supermercato 3 ore del proprio tempo per svolgere le mansioni di gestione. Per il momento i soci sono 400: si tratta di un modello in cui i clienti di fatto sono anche i titolari.
Susanna Cattini, presidente della cooperativa ha dichiarato in una intervista per Corriere di Bologna: “L’idea arrivata nel 2016, poi è stato necessario portarla avanti e darle le gambe per camminare. Ovviamente puntiamo ad ampliare la nostra rete di soci. Il locale scelto e il quartiere invece sono arrivati dopo una fase di ascolto che avevamo lanciato nella quale era emerso che il San Donato era la zona più interessata ad avere un’esperienza simile sul proprio territorio. Quello che c’è alla base è la volontà di offrire prodotti con una storia, una qualità e dei valori etici alle spalle. Ma soprattutto non avere solo clienti o consumatori ma persone che si incontrano e collaborano“.
Aggiunge uno dei soci, Sergio Adamo: ” Nella stanza color senape ci saranno i prodotti sfusi; nella stanza verde ci saranno invece i freschi, come frutta e verdura; nella rossa il secco confezionato e infine nell’azzurra detersivi e prodotti per la casa. La nostra necessità è quella di avvicinare il gruppo di acquisto solidale a più persone, offrendo un punto di riferimento fisso“.
Come spiegato anche sul sito web ufficiale della cooperativa, si tratta di un progetto di cambiamento non solo economico ma anche sociale i cui valori fondanti sono la giustizia sociale, la qualità del cibo, il rispetto dei soggetti coinvolti.
Il primo supermercato autogestito al mondo nacque a Brooklyn negli anni ’70: il Park Slope Food Coop, un emporio di acquirenti-venditori, era all’inizio solo un’utopia. Oggi quel progetto conta 17.000 soci in grado di svolgere il 75% del lavoro; vengono proposti 15.000 prodotti con un prezzo inferiore del 20% rispetto alla grande distribuzione.

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