Abc vegan

ABC Vegan: l’alfabeto della scelta etica a tavola e non solo

Ti stai avvicinando a questa scelta, ma quello che ti manca è l'abc vegan? Lo trovi in questo articolo, letteralmente!

Ti stai avvicinando alla scelta vegan ma fai fatica a raccapezzarti tra tanti termini nuovi e a te sconosciuti? Oppure hai amic* vegan che parlano spesso di argomenti (o alimenti) che proprio non conosci, e vorresti stupirl* sfoggiando la tua cultura sull’argomento? Ecco quello che fa per te: un “abbecedario” da cui attingere, lettera per lettera, varie nozioni sulla scelta etica vegan, per comprendere meglio questa filosofia di vita e le ragioni che la muovono. Buona lettura!

  • A come allevamenti/alimentazione/ambiente: partiamo addirittura con tre termini insieme, che casualmente iniziano con la stessa lettera, ma che molto meno casualmente sono strettamente connessi tra loro. Ormai da tempo la scienza afferma che gli allevamenti intensivi hanno un ruolo dominante nel contribuire alla crisi climatica, e questo ha ovviamente a che fare anche e soprattutto con l’alimentazione umana a forte trazione animale. 
  • B come benessere animale: se ne parla spesso, ed è facile trovare questo claim in etichetta su carne e derivati in generale. Una mera operazione di marketing, perché è ormai conclamato (anche grazie alle investigazioni delle associazioni animaliste) che la vita all’interno degli allevamenti, anche quelli italiani e anche quelli che rispettano le leggi, sono ben lontani da qualsiasi concetto di “benessere”. 
  • C come carnismo: secondo la psicologa e scrittrice americana Melanie Joy, è l’ideologia violenta, ma ben nascosta, che contribuisce a mantenere lo status quo e a far sì che la maggior parte delle persone continui a mangiare carne e derivati animali. Un insieme di credenze così diffuso e legato a doppio filo alla trama della nostra società, da rendere il consumo di carne normale, naturale e necessario agli occhi dei più. 

carnismo melanie joy

  • E come estremismo: è l’accusa più frequente rivolta ai vegan*, tacciati di essere “estremisti” per aver eliminato radicalmente qualsiasi derivato animale non solo dalla propria tavola, ma anche dalla vita di tutti i giorni. Eppure, dal nostro punto di vista, non c’è niente di estremo nel non voler contribuire – al limite delle proprie possibilità – allo sfruttamento di altri esseri senzienti per attività del tutto anacronistiche e inutili (eh sì, anche mangiare carne non è necessario per restare in salute, la scienza lo dice già da un pezzo!). 
  • L come lana e latte: due derivati animali così diversi per origine e utilizzo, eppure così simili nella loro natura più intrinseca; entrambi questi prodotti sono il frutto di sofferenza, sfruttamento e persino morte, specialmente nel caso dei vitellini maschi che vengono scartati e mandati al macello dall’industria del latte perché improduttivi. Ma una buona notizia c’è: in entrambi i casi, esistono tantissime alternative etiche e sostenibili tra cui scegliere!

  • M come meat sounding e milk sounding: ne avrai sentito parlare, specialmente quando in Europa si è discusso della possibilità di vietare alle aziende che producono alternative vegetali alla carne e al latte di usare in etichetta termini strettamente riconducibili a prodotti di origine animale. La normativa tutela già ampiamente i prodotti di origine animale, e per fortuna queste ulteriori restrizioni non sono state applicate a livello europeo: via libera ancora alle denominazioni come “bistecca“, “salsiccia“ e “burger” per i prodotti vegetali. E non dimenticare che “latte vegetale” si può e si deve dire: in questo articolo ti spieghiamo perché. 
  • P come proteine: qualcuno ha detto che nessuno si preoccupa mai delle proteine, fino a quando non incontra un vegan*, e non può esserci verità più grande. Le proteine e, soprattutto, la loro presunta carenza sono una delle obiezioni più grandi alla scelta vegan, ma non c’è niente di più sbagliato: i vegani non rischiano alcuna carenza, te lo spiega in questo video (LINK) il Dottor Michele Riefoli, biologo nutrizionista. 
  • S come specismo: è la convinzione (infondata) per cui l’essere umano sia superiore alle altre forme di vita, attribuendosi diritti del tutto ingiustificati sulle altre specie. Questa ideologia spinge chi la condivide a credere che le persone abbiano il diritto di sfruttare animali, piante, risorse come strumento dato dalla natura per soddisfare le proprie necessità e raggiungere i propri scopi. Ad esso si contrappone l’antispecismo, su cui si fonda la filosofia vegan e che si basa sull’idea di una non superiorità, sul piano morale, dell’essere umano sugli altri animali..

  • T come tofu e tempeh: due dei cardini dell’alimentazione plant-based quando si parla di prodotti proteici e facilmente utilizzabili per cucinare secondi piatti. Entrambi sono a base di soia (il primo è erroneamente chiamato “formaggio” di soia, ma col formaggio non c’entra nulla!) e si prestano a infinite ricette. Indispensabili per essere vegan*? No. Utili, buoni e decisamente versatili, sì.

 

  • V come Vitamine: un altro grande spauracchio quando si parla di alimentazione a base vegetale. Posto che con una dieta plant-based ben bilanciata sia pressoché impossibile andare incontro a una carenza di vitamine, la B12 rimane l’unica che anche i vegani (ma non solo) devono integrare. Questo perché in natura viene sintetizzata per opera di microrganismi, tra cui alcuni tipi di batteri. La carne e gli alimenti animali ne sono una fonte indiretta, ma spesso comunque insufficiente, perché è assunta anche da vitelli, mucche e altri animali in allevamento tramite integratore. 
  • Z come zoo: il veganismo si basa su una visione non specista del mondo, ovvero sull’idea che l’uomo non sia superiore alle altre specie animali e che, per questo, non possa disporre della loro libertà, né tantomeno della loro vita. Ecco perché la scelta di non supportare qualsiasi attività legata alla privazione della libertà, allo sfruttamento e alla “oggettificazione” degli animali, come gli zoo (ma anche gli acquari e i circhi) rientra pienamente all’interno del pensiero vegan.

Leggi anche: Ma quando sono “nati” i vegani?


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