Una nuova minaccia per la salute pubblica arriva in queste ore dal sud-ovest della Francia, dove sta crescendo l’allarme per la diffusione dell’influenza aviaria, in particolar modo all’interno degli allevamenti di anatre destinate alla produzione di foie gras. Gli allevatori si sono mobilitati per chiedere alle autorità sanitarie l’autorizzazione per lo stamping out per le anatre; parliamo di una procedura che prevede l’abbattimento preventivo degli animali malati, infetti, sospetti infetti e, in alcuni casi, sospetti di contaminazione e nella conseguente distruzione delle carcasse.
La situazione risulta ormai fuori controllo, con diversi allevamenti colpiti dal virus sul territorio francese. Già lo scorso novembre l’Efsa – l’Autorità europea per la sicurezza alimentare – aveva annunciato il pericolo che l’Europa fosse colpita da un’epidemia di influenza aviaria, dopo la segnalazione di diversi focolai in molti paesi. La maggior parte dei casi hanno riguardato uccelli selvatici, ma le autorità non avevano escluso la probabilità che il virus si diffondesse agli animali negli allevamenti. Per questo, è iniziata una vera e propria mattanza di animali negli allevamenti avicoli, che si sta ripetendo in queste ore in Francia: il Governo ha accelerato le procedure per l’abbattimento degli animali, e dallo scorso 24 dicembre sono state abbattute a scopo preventivo oltre 350 mila anatre, con la prospettiva di ulteriori uccisioni nei prossimi giorni.
Il motivo è legato alla velocità di diffusione del virus, tanto che i media locali parlano di un’epidemia “galoppante”, con 124 focolai individuati finora, di cui 119 solo nelle Lande (regione famosa proprio per la produzione di foie gras): più del doppio del numero registrato solamente una settimana fa. Gli allevatori sono arrivati a chiedere quello che si definisce “vuoto sanitario”, ovvero un periodo della sospensione dell’allevamento per cercare di contenere la diffusione del virus: “La situazione è fuori controllo, non riusciamo a gestire la diffusione del virus. Non c’è altra soluzione – sostiene Hervé Dupouy, presidente della sezione palmipedi FNSEA delle Landes.
Influenza aviaria e allevamenti intensivi
Il 2020 rimarrà nella storia come l’anno dello scoppio della pandemia da Coronavirus che, lo ricordiamo, è una zoonosi, ovvero una malattia infettiva trasmessa dagli animali all’uomo. Proprio come l’influenza aviaria. Come dimostrato anche da uno studio realizzato dall’Onu, le cause profonde che scatenano questo tipo di emergenze sanitarie sono legate anche alle attività umane. Tra queste, in particolare, l’aumento della domanda di proteine animali, le forme intensive di allevamento e agricoltura nonché il cambiamento climatico, sono fattori strettamente connessi alla diffusione di patologie con potenziale pandemico.
Non dimentichiamo che a farne le spese sono anche gli animali che vengono sfruttati dall’uomo: è di pochissimo tempo fa la notizia di milioni di visoni uccisi in Europa e non solo dopo che numerosi allevamenti sono risultati focolai di Coronavirus. Ormai è una verità sotto gli occhi di tutti che se vogliamo essere in grado di affrontare e soprattutto di prevenire queste emergenze sanitarie, dobbiamo in primo luogo cambiare le nostre abitudini, specialmente quelle alimentari: soltanto spostare il consumo verso le proteine di origine vegetale può essere la chiave per risolvere il problema alla radice.
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