Alle fiamme un allevamento e 20 vitelli arsi vivi: chi sono le vittime?

Promiseland -

La notizia diramata dall’Ansa è rimbalzata sulle pagine delle testate locali e nazionali: a fuoco un allevamento di Sarzana. Non sono ancora chiare le cause dell’incendio divampato la mattina di ieri mercoledì 15 giugno all’interno di una stalla della Tenuta di Marinella. Le fiamme si sono velocemente propagate, gli animali che sappiamo reclusi o legati […]

La notizia diramata dall’Ansa è rimbalzata sulle pagine delle testate locali e nazionali: a fuoco un allevamento di Sarzana. Non sono ancora chiare le cause dell’incendio divampato la mattina di ieri mercoledì 15 giugno all’interno di una stalla della Tenuta di Marinella.
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Le fiamme si sono velocemente propagate, gli animali che sappiamo reclusi o legati come succede negli allevamenti di bestiame e come documentano le immagini, non sono riusciti a fuggire e sono morti tra le fiamme, passate dal fieno alle stalle vicine; colonne di fumo nero si sono alzate visibili in tutta la Val di Magra fino a Marina di Carrara.
Le autorità locali hanno dato consigli ai residenti per difendersi dal fumo e sono stati messi in sicurezza i bambini che frequentano un vicino centro estivo. L’azienda è già stata vittima di un incendio anche 7 mesi fa, e questa coincidenza incuriosisce istituzioni e inquirenti, che non scartano alcuna ipotesi. L’azienda viene considerata una eccellenza del settore zootecnico e lattiero-caseario del territorio. Si lamenta una gravissima perdita economica.
vitelli sarzana incendio 02
Da una breve rassegna stampa i quotidiani riferiscono di danni economici e timore per i posti di lavoro. Non è stata spesa nessuna parola di compassione per gli animali, cuccioli di pochi mesi morti in un rogo prematuramente rispetto a una morte comunque prematura di in mattatoio, destinati a diventare spezzatini e arrosti. Nella migliore delle ipotesi, come tradizione vuole, i vitelli sottratti subito dopo la nascita alla madre che li piange disperata, vengono rinchiusi in stalle e se destinati a diventare vacche da latte saranno fecondate artificialmente, sottratto il vitello al parto e via con mungiture fino al parto successivo.

Le mucche da latte sono poi destinate al macello dopo pochi anni di vita di reclusione e sfruttamento. Naturalmente, anche il vitellino soffre atrocemente per la separazione dalla madre e la piange disperato: avete presente il modo di dire “piange come un vitello?” Ci si riferisce a tutto il dolore di una creatura incolpevole e ancora una volta vittima dell’uomo.
Siamo a conoscenza di tanti allevatori che ricredutisi sulla eticità della propria attività basata sullo sfruttamento hanno convertito le proprie aziende. Un allevatore piemontese non ha più portato al mattatoio i propri bovini e ora produce letame e fertilizzanti naturali. E come lui tante storie in tutto il mondo raccontano di una conversione possibile.
Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani Onlus insieme a tutti i membri che ne fanno parte si augurano che i tempi per scelte consapevoli, generose, giuste e senza crudeltà maturino presto: “La coscienza della umanità è in costante evoluzione” – dichiara Renata Balducci – “e ci piace pensare che anche grazie al nostro contributo, si arrivi a un cambiamento in tempi rapidi. Dobbiamo avere consapevolezza di quale smacco alla nostra umanità siano questi posti dove si allevano e portano alla morte animali schiavi dell’uomo e delle sue abitudini alimentari. Una scelta vegan è giusta e possibile in ogni momento della vita!”.
Fonte: www.promiseland.it

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