Allevamento di tacchini chiude grazie alla denuncia di Food For Profit

Grazie alle immagini riprese da Food For Profit sono state avviate delle indagini che hanno portato alla chiusura di un allevamento di tacchini

Un’altra vittoria importante per gli animali e per la trasparenza nel settore agroalimentare: un grande allevamento di tacchini a Magliano Sabina, in provincia di Rieti, ha chiuso definitivamente grazie all’indagine condotta da Food For Profit con il supporto di LAV.

Tutto è iniziato con la messa in onda a Report di alcuni spezzoni del docu-film Food For Profit, che hanno acceso i riflettori su un settore spesso invisibile e protetto. Le immagini scioccanti hanno spinto le autorità a intervenire e, dopo le indagini dei carabinieri, sono arrivate le sanzioni per oltre 12 mila euro e la chiusura definitiva della struttura. L’annuncio è stato dato sui social dalla giornalista e co-regista del docu-film, Giulia Innocenzi.

Un allevamento da incubo

L’allevamento, gestito per conto di una delle maggiori aziende produttrici di carne in Italia, era un luogo di sofferenza sia per gli animali che per i lavoratori. I tacchini venivano ammassati – fino a 6-7 per metro quadro – e costretti a vivere in ambienti sovraffollati, sporchi e maltrattati.

Ma anche la condizione dei lavoratori lasciava a desiderare: spesso impiegati senza contratto, venivano pagati in base al numero di camion riempiti. Questo sistema li costringeva a operare sotto stress a ritmi frenetici, portando a maltrattamenti sistematici degli animali: nelle immagini riprese si vedono tacchini sbattuti e lanciati nelle gabbie, senza alcuna considerazione per la loro sofferenza.

E mentre lavoratori e animali vivevano questo inferno, chi gestiva l’allevamento ne traeva guadagni impressionanti. Secondo quanto affermato dal titolare mentre veniva ripreso di nascosto dalle telecamere, un allevamento simile può fruttare fino a 100 mila euro all’anno.

chiusura allevamento tacchini

Minacce e tentativi di censura

Come spesso accade nelle inchieste più scomode, anche questa volta il team di Food For Profit è stato vittima di minacce e intimidazioni. Dopo aver cercato di parlare con il titolare dell’allevamento, i giornalisti investigativi sono stati inseguiti nella notte e minacciati. Un segnale chiaro che chi gestisce questi sistemi ha molto da perdere se la verità viene a galla.

Ma il lavoro coraggioso di Giulia Innocenzi e del suo team ha dato i suoi frutti e l’allevamento ora ha chiuso, dimostrando che l’informazione vera, senza filtri, ha il potere di smuovere le coscienze e ottenere risultati concreti.

E adesso? Una vittoria, ma non basta

Questa chiusura è una grande conquista, ma non è sufficiente. In Italia esistono ancora moltissimi allevamenti intensivi come questo, dove milioni di animali vengono sfruttati e maltrattati ogni giorno, spesso con il sostegno di fondi pubblici.

L’augurio di Giulia Innocenzi è che questa chiusura “faccia iniziare una transizione alimentare che punti alla riconversione di questi allevamenti in centri di produzione di alimenti di origine vegetale – più sostenibili, che non sfruttano gli animali e, speriamo, neanche i lavoratori“.

Il nostro auspicio invece è che indagini come queste dimostrino che il cambiamento è possibile e che denunciare, informare e agire sono le chiavi per costruire un futuro più giusto per tutti: animali, lavoratori e consumatori.

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