animali marini giochi spiaggia

Gli animali marini non sono giochi da spiaggia!

Insegnare ai più piccoli che gli animali marini non sono giochi da spiaggia è fondamentale per crescere adulti empatici e rispettosi di ogni forma di vita: ecco perché dire basta ai giochi che coinvolgono esseri senzienti.

Sole, mare e bambini intenti a giocare con paletta e secchiello sul bagnasciuga: chi di noi non ha familiarità con questa scena? Ma c’è un’altra scena collegata a questa, con la quale abbiamo a che fare fin troppo spesso e che non vorremmo più essere costretti a vedere, ovvero animali marini ridotti a “giocattoli” nelle mani di bambini (e non solo) curiosi e maldestri.

Stelle marine, meduse, paguri o piccoli pesciolini diventano infatti una delle attrazioni principali per i bambini che giocano sulla spiaggia: quando va bene, questi animali vengono catturati, tenuti nei secchielli e liberati dopo qualche ora; spesso, però, non sopravvivono lontano dal proprio habitat e per via delle continue e ripetute manipolazioni. 

Mentre molte persone vedono in tutto questo un passatempo innocuo e, anzi, incoraggiano i più piccoli a “esplorare” il mare e a conoscerne gli abitanti, ci preme sottolineare che questa attività andrebbe stroncata sul nascere.

Parola d’ordine: rispetto. Gli animali marini non sono giochi

Consentire ai più piccoli di giocare con esseri viventi catturati sulla spiaggia è, dal nostro punto di vista, estremamente diseducativo: fin dalla più tenera età è necessario imparare il rispetto per ogni forma di vita, anche la più lontana e diversa da noi, come può essere un granchietto o un pesce.

Permettere ai bambini di giocare con la vita di un essere vivente o, ancora peggio, affiancarlo in questa attività, presta il fianco a una visione specista del mondo, che vuole l’uomo come animale superiore rispetto a tutti gli altri. Una (presunta) superiorità che ci consente addirittura di utilizzare altri individui per puro intrattenimento.

animali bambini spiaggia

Sì, perché non c’è niente di educativo nel catturare un animale e rilasciarlo poco dopo (sicuramente traumatizzato, magari ferito) laddove lo si è trovato. Niente di istruttivo, nessuno scopo “di studio”, ma solo un atteggiamento di arrogante superiorità nei confronti di esseri viventi che non sono in grado di difendersi e far valere la propria volontà – che, ne siamo sicuri, non è quella di trascorrere ore e ore in poca acqua dentro a un secchiello, col rischio che si surriscaldi al punto da diventare troppo bollente per poter sopravvivere.

Scegliere i giusti metodi educativi

Beninteso: il fatto che i più piccoli conoscano gli animali e il loro habitat è auspicabile e da incoraggiare, ma pensiamo che ci siano modalità più etiche e rispettose per farlo. Libri e documentari, specialmente se pensati per comunicare con un linguaggio semplice e adatto ai bambini, possono rappresentare il primo passo per avvicinarsi al mondo degli animali – marini e non. 

animali marini bambini

Anche dire no ad acquari e parchi acquatici – che privano gli animali della libertà e della possibilità di vivere nel proprio habitat naturale – è la scelta giusta. Abbiamo il dovere morale di liberarci dalla mentalità specista che ci arroga il diritto di considerare gli animali non umani come nostra proprietà, sulla Terra semplicemente per sfamare, vestire o intrattenere l’essere umano.

Soprattutto, abbiamo il dovere di insegnare ai più piccoli il rispetto per ogni forma di vita, a cominciare da quelle con cui entrano in contatto sulla spiaggia.

Leggi anche: Dove si traccia il confine dello sfruttamento animale?


Scegli i prodotti certificati VEGANOK e sostieni così la libera informazione!


SCOPRI
VEGANOK CHANGE

Leggi altri articoli