Bambini con Problemi ai Piedi

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“State fermi se potete”, dicevano i nostri nonni. Per i bambini, infatti, correre e saltare è un impulso naturale. Per provare ai compagni di essere i più bravi e veloci o, chissà, per scaricare quelle inesauribili energie che regala loro l’infanzia. Eppure sembra proprio che per molti dei nostri ragazzi questo esercizio così spontaneo sia, […]

“State fermi se potete”, dicevano i nostri nonni.
Per i bambini, infatti, correre e saltare è un impulso naturale.
Per provare ai compagni di essere i più bravi e veloci o, chissà, per scaricare quelle inesauribili energie che regala loro l’infanzia.

Eppure sembra proprio che per molti dei nostri ragazzi questo esercizio così spontaneo sia, in qualche misura, limitato. Lo dice una ricerca condotta in Toscana su oltre settemila soggetti in età scolare, secondo la quale un bambino su quattro ha un problema di piedi piatti.

“Un difetto che al di là del lato estetico mette soprattutto in difficoltà il funzionamento del piede come organo di locomozione, rendendo più difficile al fanciullo camminare, correre e saltare – spiega il professor Marco Pecchioli, ortopedico e direttore dell’Istituto Duchenne di Firenze che da oltre 30 anni studia la ginnastica correttiva come alternativa all’intervento chirurgico, e non soltanto per i piedi -. Se non curato, inoltre, col passare degli anni può comportare vari problemi, che vanno dalla stanchezza al dolore agli arti inferiori, fino a patologie molto spesso confuse con lombosciatalgie da altra causa”.

Ma cos’è in realtà questo difetto così diffuso e quali sono i suoi campanelli d’allarme? Nel piede piatto lasso infantile (questo il termine scientifico), a causa di alterazioni dei muscoli e dei legamenti, talvolta anche congenite, l’arco che naturalmente si forma tra il tallone e la punta si appiattisce, con la conseguenza che il piede poggia in terra anche lungo il bordo interno. Mamma e papà possono accorgersene solo quando il bambino ha circa tre anni (prima sarebbe inutile perché il piede non è ancora formato), osservando l’impronta del piede bagnato del loro piccolo: se nella parte interna manca il vuoto che invece dovrebbe esserci, sarà bene consultare uno specialista.

Ma, in sintesi, qual è la giusta strategia da seguire per chi ha problemi di “piattismo”? “Prima di tutto iniziare con una ginnastica che sia veramente correttiva – spiega il professor Pecchioli -.
Sport generici come la pallacanestro, molto spesso consigliati, da quanto ho potuto constatare e controllare personalmente non servono affatto allo scopo. Al bando, poi, le scarpe correttive, che essendo alte e rigide limitano la motricità spontanea del piede”.

Insomma, sembra proprio che i genitori tendano a tenere gli arti inferiori dei propri figli nell’ovatta, invece di lasciarli liberi di correre, anche senza scarpe.
“Dove i bambini stanno maggiormente scalzi l’incidenza di questa patologia è minima. In una città come Lucca, per esempio, il piattismo è del 24/25 per cento, mentre a Livorno scende al 16 per cento”.

E per quanto riguarda la soluzione chirurgica? “Secondo la mia esperienza, trattandosi di un intervento facile e sbrigativo, c’è la tendenza a proporlo con una facilità eccessiva. Ossia, anche in casi in cui non ce ne sarebbe assoluto bisogno. In ogni caso resta il fatto che, prima di operare, dovrebbe essere sempre prescritta della ginnastica correttiva e soltanto in caso di fallimento passare alla chirurgia – sottolinea Pecchioli -.
Non si può credere, infatti, che una volta messa una vite nel seno del tarso o nel calcagno il ragazzo cominci a correre e a saltare come un grillo”.

Intervento chirurgico, dunque, o ginnastica correttiva? Non sta a noi dire quale soluzione sia la più opportuna e la più efficace.
Una cosa però è certa, ci sono troppi ragazzi oggi che non sanno cosa sia fare i saltelli con la corda (il gioco che si faceva per strada quando noi adulti eravamo bambini), o che sono estremamente scoordinati nel camminare e nel correre.
Colpa dei piedi piatti? Il problema, forse, può essere ricondotto altrove.
In una falsa idea che nel corso degli anni ha tramutato la ginnastica, da disciplina destinata a fare bene al fisico e alla mente, in sport: quello cioè agonistico e adatto solo per pochi vincenti.
E tutti gli altri?

Per saperne di più:
“La ginnastica correttiva”, di Marco Pecchioli, edizioni Piccin, lire 45 mila.
Altre pubblicazioni sono reperibili presso l’Istituto Duchenne, via Bardazzi 38, Firenze, tel. 055 4360774.

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