Benessere animale: stop a pulcini triturati vivi e maialini castrati in Francia dal 2021. Una mossa etica?

A partire dalla fine del 2021 il Governo francese metterà fine alla triturazione dei pulcini maschi e alla castrazione dei maialini negli allevamenti intensivi. Si può realmente parlare della ricerca del "benessere animale" all'interno di queste strutture?

Passo avanti del Governo francese in tema di tutela dei diritti animali. Entro la fine del 2021 la Francia dirà addio alla triturazione dei pulcini vivi “inutilizzabili” nell’industria delle uova e alla castrazione dei suinetti, due pratiche totalmente legali e molto utilizzate negli allevamenti francesi (e non) che hanno suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica d’oltralpe. A dare l’annuncio di questa decisione il Ministro dell’Agricoltura francese, Didier Guillaume, sottolineandone l’appartenenza a un piano più ampio – e ancora in fase di definizione – per migliorare il benessere degli animali “da allevamento” in Francia.

L’obiettivo – dichiara il Governo francese – è di spingere le aziende e la ricerca a trovare una tecnica alternativa che funzioni su grande scala entro la fine del 2021“. Ma non basta: il Ministro dell’Agricoltura ha annunciato una collaborazione con Germania e Spagna per istituire dal prossimo anno un’etichettatura sul “benessere animale”, il cui fine ultimo sembra quello di rendere il consumatore più consapevole delle condizioni di allevamento degli animali e, di conseguenza, delle modalità di produzione dei prodotti di origine animale che acquista.

Triturazione di animali vivi e castrazione negli allevamenti: perché accade?

Come riportano molteplici associazioni animaliste, negli allevamenti intensivi la castrazione dei maialini vivi e la triturazione dei pulcini maschi sono pratiche comuni, in Francia tanto quanto negli altri paesi (Italia compresa). La prima avviene a pochi giorni dalla nascita insieme all’eliminazione dei denti e al taglio della coda – quest’ultimo considerato illegale in Europa da oltre 20 anni – per eliminare il cosiddetto “odore di verro” dalla carne di maiale, un gusto forte e sgradevole che si manifesta qualora gli animali non siano stati castrati.

Per quanto riguarda la triturazione dei pulcini vivi, siamo di fronte a una pratica comune sia negli allevamenti che producono uova, dove gli animali “redditizi” per ovvie ragioni sono le femmine, sia nell’industria della carne di pollo, dove si scartano gli animali deboli e troppo piccoli. I pulcini considerati “inutilizzabili” perché maschi o perché inadeguati alla crescita ai ritmi dell’allevamento, vengono gettati all’interno di macchinari che li triturano ancora vivi. A questo proposito va ricordato che di recente sono state progettate le uova che risparmiano i pulcini maschi, attraverso un sistema che consente di stabilire il sesso del pulcino prima della nascita. In questo modo verranno alla luce solo future galline ovaiole; i pulcini maschi mai nati, non potranno quindi essere uccisi dall’industria.

Il quadro normativo europeo

La castrazione dei maialini in Europa è regolata dalla Direttiva 2008/120 del Consiglio del 18 dicembre 2008, che stabilisce “le norme minime per la protezione dei suini“. Essa prevede che la castrazione sia praticata “da un veterinario o da altra persona formata ai sensi dell’articolo 6, che disponga di esperienza nell’eseguire le tecniche applicate con mezzi idonei e in condizioni igieniche. Qualora la castrazione o il mozzamento della coda siano praticati dopo il settimo giorno di vita, essi devono essere effettuati unicamente sotto anestesia e con somministrazione prolungata di analgesici da parte di un veterinario“. La castrazione è dunque ammessa con eccezione dei metodi che provocano lacerazione dei tessuti, mentre il taglio della coda e l’asportazione dei denti (anch’essi molto frequenti negli allevamenti) non sono considerate operazioni di routine.

L’uccisione dei pulcini maschi negli allevamenti avicoli, invece, sul territorio europeo è regolata dal Regolamento CE n. 1099/2009 del 24 settembre 2009 relativo alla “protezione degli animali durante l’abbattimento“. Una normativa che contempla tutti i metodi utilizzati dall’industria dell’allevamento per abbattere gli animali, e che per i pulcini prevede che il metodo di eliminazione procuri la morte istantanea degli animali: “Il dispositivo deve essere munito di lame a rapida rotazione o protuberanze di spugna – si legge nel regolamento – La capacità del dispositivo deve essere tale che tutti gli animali, anche se numerosi, vengano istantaneamente uccisi”.

La nostra posizione sull’argomento

Sebbene la notizia che arriva dalla Francia sia da accogliere come un passo avanti, c’è da porsi qualche domanda riguardo al terreno sul quale avviene questo passo: è possibile parlare di “benessere animale” quando lo sfruttamento animale è alla base della produzione all’interno di ogni allevamento intensivo? A essere messo in discussione non è lo status quo che vige all’interno dell’industria dell’allevamento animale; miliardi di esseri senzienti continuano a essere considerati “macchine da produzione” al servizio dell’uomo, quello che si cerca di modificare è piuttosto la percezione che il consumatore ha di questo sfruttamento. “Business is business” direbbe qualcuno, e la questione del “benessere animale” non sembra altro che l’ennesima trovata di marketing per aumentare le vendite e ottenere il consenso dei consumatori più informati.

Abbiamo chiesto un parere a Sauro Martella, fondatore del Network VEGANOK e presidente del tavolo di lavoro di Bruxelles per la realizzazione di uno standard vegan unico europeo:

Ritengo che la denominazione europea “benessere animale”, che fa riferimento a un insieme di regole che determinano le modalità di detenzione, tortura e sterminio di esseri viventi innocenti, sia semplicemente una vergogna. Anzi, non esito a definirla una vera e propria truffa legislativa ai danni dei cittadini europei che, rassicurati da una denominazione volutamente così falsa e fuorviante, immaginano che sia in qualche modo preso davvero in considerazione il benessere degli animali ingiustamente coinvolti in una orribile spirale di terrore. Il solo fatto di associare il termine “benessere” a specifiche procedure di sterminio è quanto di più disumano esista e riporta alla mente le cancellate di ingresso dei molti lager nazisti con su scritto “ARBEIT MACHT FREI” (Il lavoro rende liberi), come estrema umiliazione verso le vittime che varcavano quei cancelli il cui destino era già stato deciso da chi follemente voleva imporre con ogni mezzo la propria superiorità.


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