«Bio è meglio per la salute e per l’ambiente», ne parliamo con Terra Nuova.
Chi fa una scelta etica come quella vegan acquisisce una consapevolezza alimentare che inevitabilmente porta ad affrontare la riflessione su “biologico o convenzionale”. Certamente, chi ha fatto proprio il principio del rispetto per la vita va oltre e promuove ed auspica che l’agricoltura biologica non si traduca in un modo nuovo di fare buisness ma che sia un ritorno ad un’agricoltura in cui sia la natura a dettare le regole e non il mercato.
Sappiamo bene che un fattore determinante per lo spreco dei prodotti agricoli è la destinazione degli stessi alla produzione zootecnica. E’ chiaro quindi che le esigenze attuali non sono quelle di aspirare ad un’ulteriore crescita produttiva ma piuttosto ottimizzare le risorse, eliminando gli sprechi.
Nell’ambito di questa riflessione abbiamo intervistato Mimmo Tringale, direttore di Terra Nuova, rivista mensile di controinformazione su agricoltura biologica, medicina naturale e consumo critico, rivista a cui è stato assegnato nel 2014 il VeganOK Editorial Award, come riconoscimento per l’impegno di Terra Nuova nella divulgazione di una cultura di sostenibilità e rispetto che abbraccia anche lo stile di vita vegan.
«I dati e gli studi non si possono ignorare e la mole delle evidenze a sostegno del biologico, come forma di tutela della salute e dell’ambiente, ci permette di affermare, con solide basi, che coltivare e consumare prodotti sui quali non sono stati utilizzati pesticidi è la scelta migliore che si possa attualmente fare». Mimmo Tringale, direttore della rivista Terra Nuova, mostra di avere le idee chiare, ma, avverte, «non per moda o partito preso, bensì sulla base di ciò che gli esperti ci dicono e hanno dimostrato».
“Il dibattito sul biologico è ancora assai acceso; c’è chi si è fatto l’idea che si tratti di una operazione fondamentalmente commerciale allo scopo di far pagare di più prodotti sostanzialmente equivalenti a quelli trattati con pesticidi, «ma noi, con un’approfondita inchiesta pubblicata sul numero di novembre della rivista, abbiamo dimostrato che non è così».
«Gli effetti dannosi dei pesticidi sulla salute umana sono stati documentati da un’ampia letteratura – prosegue Tringale – sia in chi li ingerisce con gli alimenti che in chi vi è esposto per motivi professionali, e in questo caso gli studi attestano gravi pericoli e la cancerogenicità». Significativo uno studio del 2013 pubblicato su Toxicology and Applied Pharmacology, che recita: «Le preoccupazioni per gli effetti dei pesticidi sulla salute sono in rapida crescita assieme all’ampio uso che se ne fa nel mondo. È stata raccolta un’enorme quantità di prove sul rapporto tra esposizione a pesticidi e tasso elevato di malattie cro-niche, quali diversi tipi di tumori, diabete, malattie neurodegenerative come il Parkinson, l’Alzheimer e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), difetti alla nascita e disordini riproduttivi. C’è anche la prova circostanziale dell’associazione dell’esposizione ai pesticidi con alcuni altri disturbi cronici, come problemi respiratori (in particolare asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva, BPCO), malattie cardiovascolari (come aterosclerosi e coronaropatia), nefropatie croniche, malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide, sindrome da stanchezza cronica e invecchiamento. La caratteristica comune delle malattie croniche è un disturbo dell’omeostasi cellulare, che può essere indotta tramite l’azione primaria dei pesticidi, come la perturbazione dei canali ionici, dei recettori e degli enzimi o può anche essere mediata attraverso percorsi diversi dal meccanismo principale. In questa revisione sistematica presentiamo la chiara evidenza dell’associazione dell’esposizione ai pesticidi con l’incidenza di malattie croniche e presentiamo i danni genetici, le modificazioni epigenetiche, le alterazioni del sistema endocrino, le disfunzioni mitocondriali, lo stress ossidativo, lo stress del reticolo endoplasmatico e la risposta UPR (risposta a proteine ripiegate in modo sbagliato), compromissione del sistema ubiquitina- proteosoma e difetti dell’autofagia come effettivi meccanismi di azione».
«Sul fronte ambientale, l’Italia rimane al primo posto in Europa per uso di pesticidi, con un consumo pari a 5,6 chili per ettaro ogni anno e un aumento consistente di fungicidi e insetticidi, soprattutto nelle acque sotterranee – prosegue Tringale – E l’ultimo Rapporto nazionale sui pesticidi nelle acque dell’Ispra (2014) certifica la presenza di 175 sostanze chimiche diverse nelle acque di sottosuolo e di superficie: un numero più elevato degli anni precedenti. Nelle acque superficiali, il 17,2% dei punti di monitoraggio presenta concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali. E tra le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento c’è il tristemente noto glifosato, l’erbicida classificato dallo Iarc come probabile cancerogeno».
«A nostro parere, dunque, stante i dati a disposizione, per fare una scelta coerente di rispetto della salute e dell’ambiente non si può fare altro che passare al biologico – conclude il direttore di Terra Nuova – e per avere un quadro veramente preciso della letteratura scientifica a disposizione sull’argomento raccomando la lettura dell’inchiesta sul numero di novembre di Terra Nuova».
ECCO come avere il numero di novembre di Terra Nuova: QUI
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