Boicottiamo Orvieto

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A Orvieto, oggi, in occasione della Pentecoste, si celebra un rito tradizionale che prevede, tra l\’altro, il lancio di una palombella legata ad un cavo d\’acciaio che la porta verso il sagrato del duomo, dove viene accolta da una raffica di mortaretti. Negli ultimi anni, nel tentativo di diminuire lo stress all\’animale, la palombella anziché […]

A Orvieto, oggi, in occasione della Pentecoste, si celebra un rito tradizionale che prevede, tra l\’altro, il lancio di una palombella legata ad un cavo d\’acciaio che la porta verso il sagrato del duomo, dove viene accolta da una raffica di mortaretti.

Negli ultimi anni, nel tentativo di diminuire lo stress all\’animale, la palombella anziché essere legata a croce su una raggiera metallica, è stata posta all\’interno di un\’urna cilindrica trasparente.

Nonostante questo espediente, è evidente come si tratti di una cerimonia che comporta un grave stress ad un animale ed è per questo che alcune associazioni animaliste si sono mobilitate per ottenere la sua sostituzione con un simulacro inanimato. Questo già avviene in altre feste popolari italiane: basti ricordare la Festa del Grillo a Firenze, nella quale i grilli sono stati sostituiti da animaletti in ceramica o meccanici.

Quella di Orvieto è soltanto una tra le tante feste, religiose o meno, che comportano l\’utilizzo di animali per manifestazioni crudeli e diseducative. Oggi non è più possibile tollerare cose di questo genere, perché la questione animale è ormai un passo fondamentale per creare una società ispirata alla solidarietà ed al rispetto di ogni essere vivente.

Nonostante i messaggi di protesta da ogni parte del mondo, che ripetutamente ogni anno chiedono di non effettuare più questa assurda cerimonia, i promotori continuano nell’iniziativa, in nome di un rispetto della tradizione che non tiene conto del cambiamento della sensibilità della popolazione. A quando, sempre in nome della tradizione, il ripristino dei gladiatori o dello jus primae noctis?

Il professor Giorgio Vallortigara, della cattedra di Psicologia Animale e Comparata, studioso di fama internazionale, ha affermato tra l’altro che “Vari aspetti della situazione si configurano come insostenibili per l\’animale da un punto di vista etologico. Lo spazio in cui viene tenuto l\’animale è angusto, certamente inferiore ai requisiti minimi di stabulazione ma, soprattutto, tale da impedire l\’elicitazione delle normali reazioni di difesa specie-specifiche”; “L\’uso di un involucro trasparente rende la situazione particolarmente disagevole per l\’animale: vi sono evidenze scientifiche che indicano come i volatili (così come i bambini più piccoli) abbiano difficoltà a realizzare cognitivamente le peculiarità di una barriera trasparente, comportandosi in maniera del tutto inadeguata in sua presenza”; “La stimolazione del sistema uditivo e olfattivo provocata dalle deflagrazioni e dai fumi dei petardi a distanza così ravvicinata è sicuramente tale da produrre un grave stress nell\’animale. In effetti livelli di intensità sonora molto inferiori producono evitamento attivo da parte di questi animali.”

Basterebbero queste parole affinché una “festa” di tale genere venisse modificata con l’utilizzo di un simulacro. Ma ad Orvieto non la pensano in questo modo, e a questo punto è chiaro che occorra trovare delle forme di protesta più incisive e nonviolente che facciano capire come la maggior parte della gente non sia più disposta a vedere certe pratiche diseducative.

E’ per questo motivo che viene lanciata una campagna di boicottaggio rivolta alla città e ai suoi prodotti. Ci impegneremo a non visitare Orvieto e a non comprare ad esempio l’olio e i suoi famosi vini, finché verrà tenuta in piedi questa pratica violenta, e faremo in modo di diffondere il più possibile in tutto il mondo questo boicottaggio.

In Umbria ci sono città d’arte come Spoleto, Todi, Assisi, che sono da preferire in un eventuale viaggio in quella regione, perché non mantengono in piedi pratiche come il lancio della palombella in mezzo ai petardi.

Tratto da: Umbria Animalista

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