Borse vegane: un trend globale in espansione, tra “pelle vegana”, cocco e sughero

Il mercato globale delle borse crescerà in maniera costante nel periodo tra il 2018 e il 2023. Secondo una ricerca recente, questo mercato sarà sempre più influenzato dalla crescita e dalla diffusione del veganismo, portando molte aziende a una conversione totale o parziale della produzione, affiancando linee vegane a quelle "tradizionali".

Ormai da qualche anno “moda” fa rima con “sostenibilità”: non solo i grandi marchi del fashion abbandonano progressivamente tessuti e materiali di origine animale in favore di alternative migliori dal punto di vista etico e ambientale, ma sono sempre di più le aziende internazionali che puntano a una produzione diversificata. Questo, naturalmente, per rispondere alle richieste di un mercato in evoluzione, a sua volta guidato da consumatori sempre più attenti e consapevoli. Il cambiamento riguarda tanto l’industria tessile che il comparto delle calzature, ma cosa dire rispetto al mercato di borse e accessori?

Parlando di moda vegana è impossibile non fare riferimento al settore di quello che viene da sempre considerato l’accessorio per eccellenza, nato come semplice “contenitore porta oggetti” per diventare nei decenni un vero e proprio must have dell’abbigliamento, specialmente femminile. Una recente ricerca di mercato pubblicata da Research and Markets, prevede che il mercato globale delle borse crescerà in maniera costante, di circa il 4,6% nel periodo tra il 2018 e il 2023. Secondo la ricerca, questo mercato sarà sempre più influenzato dalla crescita e dalla diffusione del veganismo, portando molte aziende a una conversione totale o parziale della produzione, affiancando linee vegane a quelle “tradizionali”. Le alternative vegetali diventeranno via via sempre più popolari – grazie anche al contributo dell’informazione veicolata dal web e dai social media – andando così a sostituire i materiali di origine animale impiegati finora nell’industria di borse e accessori.

Borse vegane: quali sono i materiali alternativi alla pelle animale?

I dati parlano chiaro: le borse vegan sono sempre più presenti sia nell’alta moda che nel “fast fashion” e il materiale più utilizzato per la loro realizzazione è la “pelle vegana“. Secondo un rapporto pubblicato dalla società di ricerche di mercato Infinium Global Research, si stima che il mercato di questo tessuto alternativo raggiungerà un valore di 89,6 miliardi di dollari entro il 2025, con un tasso di crescita annuo del 49,9%, nel periodo di previsione (2019-2025). Non solo borse, però: la domanda globale di “pelle” interessa anche il mercato dell’arredamento e il settore automobilistico, oltre ovviamente a quello dell’abbigliamento.

Pelle vegana: i materiali alternativi

Parlando di “pelle vegana”, però, a cosa ci riferiamo esattamente? Oltre alla finta pelle – ovvero un materiale sintetico di derivazione industriale, spesso poliuretano – esiste un ventaglio di innovazioni “green” prodotte da diverse aziende nel mondo, che realizzano materiali in tutto e per tutto simili al cuoio animale per impieghi e resa, ma di origine vegetale. Tra questi, per esempio, troviamo:

  • Piñatex, derivato dalla lavorazione delle foglie di ananas, nato dall’idea della designer spagnola Carmen Hijosa. Si tratta di un materiale sostenibile, resistente e dall’ottima resa, impiegato per produrre scarpe, borse e accessori e abbigliamento.
  • la pellemela, ricavata dagli scarti di lavorazione delle mele (specialmente le bucce), già impiegata tra le altre cose dal designer francese Philippe Starck per creare una collezione di 16 pezzi d’arredamento.
  • Muskin, una “pelle” di origine vegetale ricavata dai funghi, lavorati senza l’impiego di sostanze inquinanti. Nasce dal lavoro dell’azienda italiana Grado Zero Espace e rappresenta una soluzione sia dal punto di vista etico che ambientale.
  • Wineleather, anch’essa di origine vegetale perché ricavata interamente dalle vinacce, gli scarti della produzione del vino. Nasce dal lavoro dell’azienda italiana Vegea e tre anni fa ha guadagnato la vittoria al Global Change Award, premio che viene assegnato ogni anno ai prodotti che hanno maggiori potenzialità commerciali e che si distinguono per il loro tratto profondamente innovativo.

Ci sono aziende, però, che preferiscono l’impiego di materiali differenti: la ricerca di alternative sostenibili, cruelty-free e in grado di sostenere il confronto con la controparte di origine animale anche dal punto di vista della resa estetica, ha portato alcuni brand a scegliere di realizzare borse e accessori in sughero. Si tratta di un materiale eco-friendly di facile lavorazione, resistente e durevole nel tempo, che consente di creare prodotti qualitativamente eccellenti. Ecco perché, ad esempio, anche un’azienda luxury come l’inglese EthicaLiving ne ha affiancato l’uso a quello di carta e cocco per produrre borse, portafogli e accessori vegani e sostenibili, con un occhio di riguardo anche all’impatto ambientale dei propri metodi di produzione.

Ecopelle e similpelle: facciamo chiarezza

In questo quadro, è importante prestare attenzione a non confondere di “similpelle” ed “ecopelle”, perché si rischia di incorrere in un grave errore di valutazione. Precisando che i termini “cuoio”, “pelle” e sinonimi, sono disciplinati dalla legge 1112/66 e riservati esclusivamente a prodotti ottenuti dal processo di concia di spoglie animali, ecco la differenza tra i due termini:

  • FINTAPELLE, PELLE SINTETICA o SIMILPELLE: è una fibra sintetica di derivazione petrolchimica che viene trattata come un tessuto.
  • ECOPELLE: l’ecopelle e le sue varie accezioni (ecocuoio, ecoleather e similari) è una pelle vera e propria, quindi di origine animale. Si differenzia dalla pelle non eco perché viene prodotta seguendo un protocollo a basso impatto ambientale stabilito dalla norma Uni 11427-2015 “Cuoio – Criteri per la definizione delle caratteristiche di prestazione di cuoi a ridotto impatto ambientale”.

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