Ai vegani potrà sembrare strano, ma il fatto che consumare carne contribuisca alla deforestazione in Amazzonia giunge nuovo ancora a molte persone.
In Brasile, nei giorni scorsi, ha ottenuto la maggioranza dei consensi alla Camera (e non ancora al Senato) una legge che, in pratica, favorisce gli allevatori e gli agricoltori che tolgono suolo alla foresta Amazzonica. In questa legge si mira a rendere meno importanti le restrizioni ai piccoli agricoltori (in Brasile un piccolo agricoltore per essere considerato tale deve coltivare superfici di meno di 400 ettari!) permettendo loro di coltivare anche sulle sponde dei fiumi e sulle colline ed alleggerendo le multe ai contravventori. Gli ambientalisti temono che con questi provvedimenti ci saranno danni ambientali ingenti, come allagamenti ed erosioni.
Oltre alla coltivazione di canna da zucchero per produrre bioetanolo, le terre strappate alla foresta vengono coltivate per produrre soia da mangime per animali e per allevare bestiame. Il Brasile è diventato, negli ultimi dieci anni, il primo esportatore mondiale di carne bovina, e anche se la carne che proviene dagli ex-terreni della foresta è, in percentuale, solo il 6% del totale esportato, in realtà incide nelle emissioni di CO2 per ben il doppio di tutti gli allevamenti europei.
Secondo il dr. Sverker Molander, professore di analisi dei sistemi ambientali all’Università svedese di Chalmers, le emissioni di CO2 legate alla deforestazione contribuiscono al 10% di tutte le emissioni mondiali: dati inquietanti che dovrebbero far riflettere!
(Foto di Wagner T. Cassimiro “Aranha” su Flickr)
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