Business e conversione della produzione in chiave plant-based: il caso del caseificio Giacomazzi Dairy

Dino Giacomazzi appartiene alla quarta generazione alla guida della Giacomazzi Dairy di Hanford, il più antico caseificio della California. Dal 1893, ha sempre prodotto latte. Fino al 2019: dopo 125 anni, l'azienda sta chiudendo per avviare un nuovo business: la coltivazione di mandorle.

La Giacomazzi Dairy, con sede in California, nota come la più antica azienda nel settore lattiero-caseario operativa a ovest delle Rocky Mountains, sta abbandonando l’attività dopo oltre 125 anni. L’azienda riaprirà convertendo il proprio business e ripartendo dalla coltivazione di mandorle.

“Negli ultimi cinque anni, è stato molto difficile fare soldi nel settore lattiero-caseario a causa delle normative, aumento del costo del lavoro, prezzi bassi del latte”, ha detto Dino Giacomazzi proprietario del caseificio.
Numerosi sono, in questo momento storico, i produttori di latte che stanno voltando le spalle al settore.

Il Dipartimento per l’alimentazione e l’agricoltura della California riferisce che Kings County contava 165 caseifici nel 2005, ma solo 107 nel 2017. Giacomazzi lo può confermare, avendo visto alcuni dei suoi caseifici vicini abbandonare negli ultimi anni.

“Nello stato, probabilmente abbiamo perso circa 500 strutture dell’industria lattiero casearia negli ultimi dieci anni”, ha detto il collega agricoltore Cornell Kasbergen.

É meglio investire nel settore vegetale: mandorle, pistacchi, uva. Ci sono molte alternative che offrono un rendimento più elevato rispetto alle mucche da latte.”

L’azienda a conduzione familiare si concentrerà sulla produzione di referenze a base di mandorla con l’obiettivo di aumentare i suoi 160 ettari di mandorli a 360 ettari nei prossimi anni. “Abbiamo scelto di affidare il resto della nostra proprietà alla coltivazione di mandorli diventando coltivatori”.

Un altro caso di conversione: la fu “Elmhurst Dairy”.

Henry Schwartz Ceo Elmhurst

La Elmhurst è stata fondata negli anni ’20 ed è  diventata uno dei più grandi produttori di latte vaccino della costa orientale degli Stati Uniti rifornendo un’area metropolitana di sette milioni di persone.

L’amministratore delegato Henry Schwartz ha deciso di convertire totalmente il core business a causa del calo, in termini di volume di vendita, del latte vaccino pastorizzato. Schwartz aveva dichiarato: “non possiamo continuare a produrlo senza perdite. Non c’è molto spazio per il nostro tipo di attività che ho cercato di tenere in piedi per amore di mio padre (il fondatore). L’arresto riflette le tendenze in atto nel settore lattiero-caseario: una maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo al trattamento delle mucche nell’industria del latte e la preoccupazione dei consumatori in merito a grassi saturi, colesterolo e ormoni sta causando vendite in calo anno su anno.

Su queste motivazioni, la fu “Elmhurst Dairy” ha abbandonato il caseificio ed è diventata semplicemente “Elmhurst” producendo la propria gamma di latte a base vegetale. Una conversione totale. L’azienda ha debuttato con la linea “Milked”  a Marzo 2018. Si tratta di bevande vegetali a base di mandorle, nocciole, anacardi, noci e, prodotto di punta, arachidi.

Cosa succede all’industria casearia?

Il settore è in declino. Un report stilato dal think tank indipendente RethinkX, che analizza la situazione economica del mercato globale, dichiara apertamente che l’industria lattiero-casearia crollerà entro il 2030.

Nel Regno Unito i produttori di latte stanno lasciando il commercio con un ritmo di un operatore caseario a settimana. Il Consiglio per lo sviluppo dell’agricoltura e dell’orticoltura (AHDB)ha esaminato il settore e ha scoperto che il numero di produttori decresce a ritmi serrati. I produttori lattiero-caseari hanno registrato un calo dei profitti del 50% nel 2018/2019, secondo FarmingUK.

La tendenza è stata osservata anche in altre parti del mondo. I “Dairy Farmers of America” hanno annunciato all’inizio di quest’anno che le vendite di latte sono diminuite di $ 1,1 miliardi nel 2018.

La propensione all’acquisto cambia: i consumatori non dichiaratamente vegani si stanno orientando verso alternative vegetali. Il 48% degli americani che bevono latticini ora compra anche latte a base vegetale.  I “dual buyers” (quelli che acquistano sia latte che bevande di origine vegetale) percepiscono la loro salute generale, come un fattore importante che li spinge a scegliere più di frequente il latte vegetale rispetto a quello di origine animale.

Usa: Il latte vegetale è un acquisto fisso per il 48% degli americani

L’alternativa è vegetale

Secondo il Good Food Institute, il mercato del latte vegetale vale oltre 1,8 miliardi di dollari. Il resto del mercato lattiero-caseario plant-based – tra cui burro, formaggio e yogurt senza latte – vale $ 1,2 miliardi. Sempre più numerosi, sono gli studi e i report internazionali che dimostrano e sanciscono il successo del “latte” vegetale. Secondo una indagine di Future Market Insights ad esempio, la domanda globale di bevande all’avena continuerà a crescere costantemente, con un tasso di crescita del mercato fino all’8,2% per il periodo 2018-2027.

Le bevande dairy free stanno assistendo ad un vero e proprio consolidamento nel mercato europeo e americano: offrono una valida alternativa ai prodotti a base di latte. Secondo l’ultimo studio dell’Osservatorio VEGANOK, entro il 2024, il valore del latte vegetale e dei suoi sostituti arriverà a 34,4 miliardi di euro e i driver di spesa lato consumatore sono etica e consapevolezza sui temi legati alla salute.

Su territorio italiano, numerosi sono le attività produttive che hanno immesso sul mercato bevande 100% vegetali rispondenti ai requisiti dello standard VEGANOK. Ecco una selezione dei marchi più rilevanti:

 


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