Con sentenza n. 51483 del 20 dicembre 2019 la Corte di Cassazione, Sezione I Penale, ha condannato un cacciatore che, durante una battuta di caccia al cinghiale, ha sparato da una distanza di 30 metri verso una pista ciclabile, luogo frequentato da diverse persone.
La Suprema Corte ha ribadito che la violazione del divieto di sparare a distanza inferiore a 150 metri in direzione di fabbricati destinati ad abitazione integra il reato previsto dall’articolo 703 del codice penale (“Accensione ed esplosioni pericolose”).
L’applicabilità delle sole sanzioni amministrative è infatti subordinata alla clausola che “il fatto non sia previsto dalla legge come reato”, che nella caso di specie ricorre, rilevando la contravvenzione di cui all’art. 703 del codice penale.
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Gian Maria Cavalieri
dice:Aspetto con ansia il giorno in cui la caccia sarà considerata un reato in quanto uccide esseri viventi e non solo perché pericolosa per gli esseri umani.
Betty Barbieri
dice:… è reato sparare e basta!