Ridurre drasticamente la quantità di prodotti di origine animale serviti nelle scuole e negli ospedali a livello globale: questo è l’obiettivo della lettera aperta firmata da un gruppo eterogeneo di scienziati e studiosi provenienti da diversi paesi – in particolare Spagna, Francia, Svezia, Danimarca, Regno Unito, Svizzera, Canada, Germania, Filippine e Stati Uniti – e indirizzata ai sindaci delle città di tutto il mondo. Parliamo di 65 esperti che hanno puntato il dito contro il consumo indiscriminato di carne e latticini in particolare nelle scuole, con lo scopo di perseguire un obiettivo ambizioso a tutela dell’ambiente ma anche della salute di milioni di giovani studenti.
“Il consenso scientifico sull’impatto attuale e su quello previsto per il futuro richiede chiaramente una rapida trasformazione della nostra società a tutti i livelli e in tutti i settori, al fine di mantenere un clima e un pianeta sicuri per il futuro dell’umanità” si legge nella lettera. Gli esperti sottolineano come sia compito dei primi cittadini promuovere soluzioni innovative che migliorino il benessere della popolazione, con un occhio di riguardo all’ambiente; tra queste rientrano senza dubbio le politiche alimentari urbane: meno carne e più pasti a base vegetale nelle mense pubbliche è la richiesta degli studiosi, che hanno anche lanciato l’hashtag #scientists4lessmeat.
A guidare la richiesta c’è il professor Pete Smith dell’Università di Aberdeen (Scozia), che dichiara: “Mangiare meno carne e latticini nelle nostre città in continua espansione è un modo per affrontare l’emergenza climatica. Le città possono svolgere un ruolo cruciale nell’aiutare i cittadini a ridurre il loro consumo di prodotti di origine animale e nel consentire i cambiamenti necessari per raggiungere obiettivi ambiziosi in materia di cambiamenti climatici”. Questo perché, come sottolineano gli studiosi nel documento, la produzione di gas a effetto serra dei prodotti animali è circa 10–100 volte maggiore rispetto a quella degli alimenti di origine vegetale.
È evidente, quindi, come una riduzione del consumo di carne e derivati animali – che risulta al giorno d’oggi quanto mai eccessiva, molto lontana anche semplicemente dai consumi di qualche anno fa – ridurrebbe notevolmente l’impatto ambientale della produzione alimentare. Ad esempio, secondo gli studiosi, è stato recentemente dimostrato che “un sesto dell’impronta di carbonio (carbon footprint) delle diete medie in Europa è dovuto alle emissioni legate alla deforestazione tropicale: la produzione di carne e prodotti lattiero-caseari richiede grandi quantità di alimenti (per nutrire il bestiame, ndr) che spesso vengono prodotti nelle terre coltivate ricavate su terreni recentemente deforestati”.
Per finire, gli studiosi non mancano di citare esempi virtuosi come il caso della città di New York, che recentemente ha annunciato il primo piano al mondo per mettere al bando la carne ma che ha anche attuato un disegno di legge per offrire pasti vegetali negli ospedali. Con esso anche l’esempio della città di Lille, in Francia, dove il menu nelle scuole offre due pasti a settimana senza carne o pesce, ma anche il programma “Come Consciente” lanciato lo scorso anno nella città messicana di Veracruz, che richiede che tutte le scuole dello stato di Veracruz (il secondo più grande del Messico) servano pasti a base vegetale il lunedì, sulla scia dei “meatless mondays” degli Stati Uniti.
Il documento sarà consegnato durante “Milan Urban Food Policy Pact” – un patto internazionale sottoscritto da 160 città di tutto il mondo che impegna i sindaci a lavorare per rendere sostenibili i sistemi alimentari, garantire cibo sano e accessibile a tutti, preservare la biodiversità e lottare contro lo spreco. “Per creare un futuro che sia sano tanto per i cittadini quanto per il pianeta, chiediamo oggi ai sindaci di ridurre la carne nei pasti serviti nelle mense pubbliche e di aumentare gli alimenti a base vegetale” concludono gli studiosi.
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