Campagna mine

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Roma, 2 dicembre 2002 La Campagna Italiana contro le Mine esprime sconcerto e profonda tristezza per l\’incidente causato da una mina anticarro e che ha visto coinvolto un veicolo di Medici Senza Frontiere (MSF). L\’incidente è avvenuto nel sud est dell\’Angola vicino alla città di Mavinga a 36 km da dove Medici Senza Frontiere sta […]

Roma, 2 dicembre 2002 La Campagna Italiana contro le Mine esprime sconcerto e profonda tristezza per l\’incidente causato da una mina anticarro e che ha visto coinvolto un veicolo di Medici Senza Frontiere (MSF). L\’incidente è avvenuto nel sud est dell\’Angola vicino alla città di Mavinga a 36 km da dove Medici Senza Frontiere sta realizzando un programma nutrizionale e medico.
L\’esplosione ha causato la morte di 7 persone e ferendone altre 6.
Il veicolo di Msf coinvolto nell\’incidente stava viaggiando in colonna con un altro veicolo da Cunjamba, nord di Mavinga , dove il team medico, aveva trascorso la giornata in attività di vaccinazioni. Oltre al team addetto alle vaccinazioni, il piccolo convoglio trasportava dei pazienti diretti all\’ospedale di Mavinga. I veicoli stavano transitando sulla strada già percorsa il mattino, quando il primo veicolo è saltato sulla mina anti-carro.
Sul veicolo rimasto coinvolto nell\’esplosione erano presenti un totale di tredici passeggeri, inclusi due bambini, sette di loro sono rimasti uccisi. Ad eccezione di un bambino tutte le vittime facevano parte dell\’équipe medica locale.
\”E\’ triste che soltanto attraverso queste notizie si ricordi il dramma delle mine antipersona – dichiara Antonio Dell\’Olio Presidente della Campagna Italiana Contro le Mine – da parte nostra tutto questo non fa che confermare e rinnovare il forte impegno che deve vederci protagonisti non solo per una definitiva Universalizzazione della messa al bando delle mine antipersona e di tutti gli ordigni ad esse paragonabili, (Cluster Bombs – Mine anticarro) ma di uno sforzo maggiore per uno sminamento umanitario completo. Le mine, infatti, non sanno di essere state messa la bando e continuano ad uccidere e a reclamare la vita di vittime innocenti\”.
L\’Angola ha ratificato il Trattato internazionale per la messa al bando delle mine Antipersona il 5 luglio 2002 e non si era registrato nessun uso recente di mine-antipersona dagli accordi di pace dell\’aprile 2002. L\’Angola è uno dei Paesi più minati al mondo. Al termine dell\’anno 2001 un totale di 2,232 campi minati o contaminati da ordigni inesplosi (UXO\’s) risultavano registrati nel data base del INAROEE ( Istituto Nazionale di Rimozione degli Ostacoli e Oggetti Esplosivi). Il 75% delle vittime di incidenti causati da mine anti-persona o da ordigni inesplosi è rappresentato da civili che, dispersi nel paese duranti i passati decenni di guerra, attraversano zone non familiari per far ritorno ai propri villaggi.

Storia della Campagna
Un piccolo gruppo di Ong ed associazioni pacifiste incontrò Jody Williams il 12 settembre 1993 per discutere e valutare il possibile avvio di un\’iniziativa contro le mine in Italia, allora uno dei leader nella proliferazione di questi ordigni.
La Campagna Italiana per la Messa al Bando delle Mine viene lanciata ufficialmente il 1 dicembre 1993 con una conferenza internazionale promossa da Mani Tese, Pax Christi, Greenpeace, Oscar-Ires Toscana, Servizio Civile Internazionale, Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, Gruppo Verdi al Senato, Archivio Disarmo con l\’obiettivo primario di denunciare il ruolo italiano e sensibilizzare l\’opinione pubblica del nostro paese sulla crisi umanitaria provocata nel mondo da questi ordigni, dei quali mai si era parlato sulla stampa, o nel dibattito politico. L\’intento è quello di avviare il dibattito su questo tema, ed iniziare un\’azione di lobby su parlamento e governo.
La prima importante presenza della Campagna in un popolare show televisivo consegna impulso decisivo alle prime reazioni del parlamento, che il 2 agosto 1994 vara una moratoria unilaterale sulla produzione ed esportazione delle mine antipersona. A questo segue una manifestazione di tre giorni a Brescia (\”Non fermiamo il girotondo\”), nel settembre 1994, che si conclude con la prima marcia per la pace di 5.000 persone a Castenedolo, sede della Valsella Meccanotecnica e culla della produzione delle mine made in Italy. La Fiat, shareholder di due delle tre aziende italiane produttrici, si attiva per \”uscire\” dal business.

La Campagna cresce:
La Campagna cresce di numero, le associazioni, i gruppi locali si mobilitano con numerose iniziative, gli enti locali aderiscono alla petizione per la messa al bando delle mine. Si fa più intensa e serrata l\’azione di lobby sulle istituzioni per ratificare la Convenzione dell\’ONU del 1980 sulle Armi Inumane e per avviare la formulazione di un disegno di legge per la definitiva proibizione di questo sistema d\’arma in Italia. La Campagna partecipa attivamente al processo di revisione della Convenzione sulle Armi Inumane a Vienna (settembre-ottobre 1995) e Ginevra (gennaio e maggio 1996).
Con il deludente risultato di questo percorso negoziale, l\’azione della Campagna si indirizza con forza a favore del processo di Ottawa. Nel 1996 e 1997 vengono organizzate giornate e/o settimane di mobilitazioni nazionali contro le mine, come ad esempio, l\’invio di scarpe al Ministero della Difesa e vengono raccolte le firme per pressare il parlamento ad emanare la legge nazionale per la messa al bando delle mine. Si ripetono gli incontri con parlamentari, con il Presidente della Repubblica, con il Presidente del Consiglio, per approdare ad una legge. Finalmente, poco prima della apertura della Conferenza Internazionale di Ottawa a dicembre 1997, l\’Italia approva la legge 374/97. Nel corso della Conferenza, importante sarà il ruolo italiano, sia a livello di delegazione governativa, sia della Campagna delle Ong.
Il lavoro di campaigning prosegue sul tema della ratifica del Trattato di Ottawa, sulla questione dell\’impegno italiano a favore dello sminamento umanitario e dell\’assistenza verso le vittime delle mine. Il 12 dicembre, si tiene il primo convegno sull\’azione umanitaria contro le mine, \”Dalle Mine al Cibo: Sminare la Strada alla Sviluppo\”, nel corso del quale la Campagna chiede la costituzione di un tavolo permanente di consultazione con le istituzioni per delineare la politica umanitaria del governo.
Nel Luglio 1998 si realizza una Mina di ghiaccio a Piazza Venezia a Roma, in occasione del lancio della raccolta fondi a sostegno del programma di rimozione delle mine Afghanistan metro x metro, in collaborazione con la Campagna Afgana per la Messa al Bando delle Mine.
Nel febbraio 1999 prende l\’avvio il Comitato Nazionale per l\’Azione Umanitaria contro le Mine, presso il Ministero Affari Esteri. La Campagna produce il primo report in inglese per il Landmine Monitor Report 1999, seguito da una seconda versione per il 2000. Tale report, con le dovute integrazioni, ha dato vita alla pubblicazione del libro: \”Mine: Il Cammino che Resta\”.
Il primo marzo 1999 le campane suonano a festa nelle più importanti città italiane ed in molte realtà locali per l\’entrata in vigore del Trattato di Ottawa.
Il lavoro più significativo, infine, riguarda l\’azione di monitoraggio sull\’attuazione degli impegni presi dal nostro paese con la normativa nazionale, ma anche nelle sedi internazionali.
Nel maggio 1999, la Campagna Italiana diviene membro del Comitato di Coordinamento della ICBL e presiede il gruppo di lavoro \”Ethics and Justice\”.
In ottobre 2000, la Campagna formalizza la propria attività con la costituzione di un\’associazione di associazioni giuridicamente riconosciuta con il nome di: Campagna Italiana Contro le Mine – Onlus. Restano gli stessi scopi e lo stesso mandato, e la consapevolezza che ancora molto lavoro resta da fare per eliminare le mine terrestri dal pianeta.

Per informazioni:
Giuseppe Schiavello
Campagna Italiana Contro le Mine
Via Nizza, 154 -00198 Roma
Tel. 06.85800693- fax 06.85304326
Tratto da: www.campagnamine.org

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