Sarà una macelleria di Singapore, uno dei primi Paesi in cui questo prodotto è diventato disponibile al commercio, a servire per la prima volta nella storia carne coltivata ai suoi clienti. Nella vetrina e nel menu della Huber’s Butchery della città-stato asiatica dal prossimo anno si potrà scegliere un’alternativa più etica e sostenibile alla carne animale, mentre per sabato 10 dicembre è prevista una degustazione in “anteprima” per chi fosse curioso di provare il prodotto.
La macelleria servirà carne coltivata di Eat Just
Più nello specifico, sarà la Good Meat dell’azienda Eat Just a essere protagonista del lancio. Un momento storico e che, ne siamo certi, sarà solo l’inizio di una svolta più umana al consumo di carne.
“Offrire i nostri prodotti in una macelleria è un altro momento storico nella lunga strada per rendere il nostro sistema alimentare più delizioso e sostenibile“, ha commentato la notizia Josh Tetrick, co-fondatore e CEO di Eat Just. “Sono molto orgoglioso di offrire alle persone un modo completamente nuovo di sperimentare il nostro pollo coltivato nel nuovo anno”.
Un anno da ricordare per Eat Just, che solo qualche settimana fa, alla COP27 di Sharm El Sheikh ha servito per la prima volta il suo pollo Good Meat ai leader mondiali, ai media e ai consumatori fuori di Singapore.
Un prodotto non vegan ma un grande alleato per dire basta alla sofferenza animale
Lo ricordiamo: la carne coltivata non è un prodotto vegano, in quanto creata a partire da cellule staminali animali. Innegabile, però, che da un solo prelievo si possa creare carne praticamente in modo illimitato in laboratorio, risparmiando quindi la sofferenza animale, lo spazio dedicato agli allevamenti intensivi e l’inquinamento che deriva dalla produzione di carne oggi. Un enorme primo passo, quindi, verso un mondo senza sfruttamento animale e un compromesso per chi non vuole smettere di mangiare carne ma sa di dover agire in modo più responsabile per gli animali, per la propria salute e per il Pianeta.
La carne coltivata è infatti pensata proprio per ridurre l’impronta di carbonio dell’industria proteica producendo fino al 90% in meno di emissioni in meno rispetto a quella animale. Ma non solo: sarebbe anche molto meno dispendiosa in termini di risorse, richiedendo meno terra e acqua per la sua preparazione.
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