carne coltivata report

Carne coltivata: il mondo va avanti, l’Italia no. Ne parla Report nella puntata di stasera

Il mondo la considera il futuro, l'Italia la vieta: Report fa luce sui perché con un'inchiesta dedicata. La giornalista Giulia Innocenzi è volata a Singapore per provarla e ha chiesto chiarimenti al Ministro Francesco Lollobrigida sull'anacronistico divieto dell'Italia.

Mentre nel 2021 Singapore è stato il primo Paese al mondo a dare il via libera alla vendita di carne coltivata, l’Italia ha scelto di collocarsi al polo opposto e, per puro anacronismo, è stata il primo Paese al mondo a vietarla. Ma com’è la situazione a Singapore e nel mondo e, soprattutto, la carne made-in-lab potrebbe davvero sostituire quella tradizionale? Ce lo racconta un’inchiesta della trasmissione Report, che siamo in grado di anticiparvi e che andrà in onda questa sera dalle 21.20 su Rai3.

La giornalista Giulia Innocenzi è volata a Singapore per incontrare gli attori principali di questa rivoluzione alimentare, ma anche per provare in prima persona la carne coltivata – pollo, per la precisione – prodotta da Good Meat, la prima startup al mondo ad aver ottenuto il permesso per portare sul mercato di Singapore la sua carne a base cellulare. La stessa azienda che pochissimo tempo fa, insieme a Upside Food, ha avuto il via libera per il commercio negli Stati Uniti.

Carne coltivata: “Indistinguibile dalla carne tradizionale”

Giulia Innocenzi è tra le poche persone al mondo ad aver avuto la possibilità di provare la carne coltivata in laboratorio e, in un suo articolo per La Stampa, dichiara: “Siamo rimasti molto colpiti dalla somiglianza con il pollo tradizionale. A occhi chiusi sarebbe praticamente impossibile distinguere quale dei due è prodotto in laboratorio, come hanno anche confermato altri clienti che la provavano da Huber’s, l’unica macelleria che vende il pollo a base cellulare a Singapore”.

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Giulia Innocenzi mangia il pollo coltivato di Good Meat

Un punto di forza non da poco, se si pensa – come abbiamo avuto modo di ribadire più volte –  che la carne coltivata non è destinata a vegetariani e vegani, ma è pensata per fornire un’alternativa sostenibile al consumo smodato di carne che caratterizza gli ultimi decenni, e che è destinato a crescere ancora. Di sostenibilità si parla perché, se una cosa è certa, è che la crisi climatica è una minaccia concreta ed è altrettanto certo che l’industria zootecnica gioca un ruolo chiave nel suo aggravamento.

Carne coltivata: Report spiega l’insensato “no” dell’Italia

È ormai chiaro che l’alimentazione vada ripensata in chiave più sostenibile (e più etica, aggiungeremmo noi), e la carne coltivata rappresenterebbe un passo avanti importantissimo in questa direzione: eppure, inspiegabilmente, il nostro Paese è stato il primo al mondo non solo a vietarne la produzione ma anche, come ricorda Innocenzi, la commercializzazione e l’importazione. Insomma, ci siamo volontariamente preclusi la possibilità di far parte di una rivoluzione alimentare quanto mai essenziale, ma anche di accedere agli ingenti finanziamenti che riguardano il settore, che stanno già toccando quota tre miliardi di dollari.

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Giulia Innocenzi intervista il Ministro Lollobrigida

Il motivo del divieto, come ha spiegato il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ai microfoni di Report, è tutto precauzionale: una tutela per la salute dei cittadini italiani, perché secondo il nostro Governo la ricerca condotta finora sarebbe ancora troppo poco affidabile. Eppure sarà l’EFSA – che è l’autorità che si occupa della sicurezza alimentare in Europa – a dover dare il responso definitivo sulla questione: se un via libera arriverà (e di questo, sono fiduciosi in tanti), l’Italia dovrà comunque adeguarsi, e il divieto di importazione dovrà essere cancellato.

Senza contare che, tra le spiegazioni di Lollobrigida al “no” categorico dell’Italia ce n’è una che non sta proprio in piedi: “Dobbiamo lasciare la produzione del cibo in mano ai nostri imprenditori” ha dichiarato, con una stoccata contro i bioreattori che sarebbero necessari per produrre la carne coltivata: “Conviene installarli dove non vengono tutelati né i lavoratori né l’ambiente“. Peccato che di bioreattori prodotti in Italia ce ne siano eccome, e anche particolarmente importanti: è il caso per esempio di quelli dell’azienda mantovana Solaris, che produce bioreattori usati nel settore farmaceutico e alimentare e che, per la carne coltivata, esporta già a Stati Uniti e Singapore. Un controsenso, dunque, aggravato dal fatto che Lollobrigida non sembra informato circa il reale parere della comunità scientifica rispetto alla sicurezza della carne coltivata: come riporta Innocenzi, il ministro dell’Agricoltura ha usato un report FAO dove si riportano dati a sostegno della sua sicurezza, per dichiarare in televisione esattamente l’opposto.

L’Italia resta il fanalino di coda all’interno di un quadro di innovazione e cambiamento e si dimostra, una volta di più, sostenitrice di idee retrograde e dannose: per scoprire come e quanto parlando di carne coltivata, non ci resta che attendere la nuova puntata di Report, che farà il punto su tantissime questioni anche con l’intervento di esperti provenienti da tutto il mondo.


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