Secondo la psicologa americana Melanie Joy, il nostro consumo di carne si basa su un sistema di credenze imposte, assodate e impenetrabili, secondo cui mangiare carne è naturale, normale e soprattutto necessario. L’idea di fondo è che se siamo dove siamo, in parte lo dobbiamo anche alla dieta dei nostri antenati nelle caverne: senza la carne, l’uomo non avrebbe prosperato com’è successo. Insomma, l’evoluzione umana è frutto di un connubio tra fortuna, ingegno e una buona dose di proteine di origine animale.
Partendo dal presupposto che il nostro obiettivo non è mettere in discussione questo assunto, possiamo anche dare per buono che sia così: l’uomo si è evoluto anche grazie al consumo della carne di altri animali. In un momento di scarsità di cibo, infatti, la caccia era il mezzo più facile e veloce per procurarsi cibo particolarmente calorico. Non solo una fonte di sostentamento essenziale, ma anche un buon carburante per un cervello in evoluzione com’era quello dell’uomo primitivo, senza dubbio.. ma oggi questo cosa c’entra?
Non siamo (più) uomini delle caverne
Dando per certo tutto questo, dobbiamo necessariamente arrivare a un altro punto innegabile della questione: nel tempo la nostra moralità è cambiata, evolvendosi insieme a noi. Quello che poteva essere accettabile per gli uomini della Preistoria, durante la quale l’etica e la morale erano evidentemente diverse da quelle attuali, difficilmente può essere accettabile oggi.
Lo stesso ragionamento che si fa per la carne, potrebbe essere applicato a numerosi crimini, che in passato erano una pratica frequente e accettabile. Questo significa che anche oggi, solo perché i nostri antenati lo praticavano e lo consideravano moralmente accettabile, dovremmo difendere il delitto d’onore, l’infanticidio o il rogo delle streghe? Ovviamente no.
Carne ed evoluzione: basta davvero il “Si è sempre fatto così”?
Un altro grande metro utilizzato per giustificare il consumo di carne – e, in generale, qualsiasi pratica discutibile che affondi le sue radici in un’epoca lontana dalla nostra – è l’assunto “si è sempre fatto così”.
Da che si ha memoria, l’uomo uccide altri esseri senzienti per cibarsene, per vestirsi o per una qualsiasi utilità pratica: perché dovremmo smettere di farlo? Anche lo stupro, l’infanticidio o lo schiavismo sono pratiche che hanno trovato ampio spazio all’interno della storia umana, eppure oggi nessuno si sognerebbe di giustificarle “perché si è sempre fatto”. Semplicemente, ci sono zone buie nella storia dell’uomo, che è bene mettere da parte in favore di un cambiamento. Tra queste, senza dubbio, ci sono lo stupro, l’omicidio e lo schiavismo, ma anche il consumo di carne e derivati animali. In generale, la storia ci ha più volte dimostrato che basare la nostra visione del mondo – e, di conseguenza, le nostre azioni – su un ideale o una convinzione del passato non è solo sbagliato, ma può essere anche controproducente.
Arriva un momento in cui è necessario cambiare prospettiva, evolversi e fare un passo avanti, per creare un mondo migliore. Pur non mettendo in dubbio il fatto che il consumo di carne abbia permesso all’uomo di evolversi, è giusto portare avanti questa evoluzione collocandola in un “qui e ora” che ci obbliga a riservare agli animali il diritto inalienabile alla vita.
Oggi, dobbiamo smettere di mangiare carne e derivati animali, o di indossare pelle o pellicce, semplicemente perché non ne abbiamo più bisogno. Anzi, sempre più evidenze scientifiche dimostrano che la nostra condotta – anacronistica e moralmente inaccettabile – ci stia portando sull’orlo del baratro, con una crisi climatica senza precedenti in cui l’agricoltura animale gioca un ruolo che non si può più trascurare. è ora di mettere da parte il “si è sempre fatto così” per fare un passo ulteriore nell’evoluzione, iniziando proprio dal nostro rapporto con gli altri animali.
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Laura Di Cintio
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