Cibo e Covid-19: 1 Millennial su 4 in Gran Bretagna sceglie vegan

L'istituto di ricerca Mintel ha condotto una ricerca su 2000 consumatori britannici di età superiore ai 16 anni tra il 23 aprile e il 7 maggio. Ciò che è emersa è una spinta al consumo di prodotti vegetali per motivi di impatto ambientale e di salute.

Una nuova ricerca di Mintel rivela che il 25% dei giovani Millennial britannici (21-30 anni) propendono per un’alimentazione vegan spinti dalle circostanze del Covid-19. I millennial non sono l’unica fascia di popolazione che sta trainando un cambio di direzione in termini di abitudini alimentari: la ricerca infatti documenta che un’alimentazione vegan attrae in maniera sempre più significativa almeno il 12% di tutta la popolazione britannica; la percentuale arriva al 22% sull’area di Londra secondo i dati raccolti dall’inizio della pandemia.

Secondo l’indagine la motivazione primaria per la quale le persone tendono ad orientarsi al vegan è una forte convinzione nel potere curativo delle piante: metà degli inglesi (51%) è spinta dai benefici medicinali degli ingredienti vegetali (come erbe e spezie) nel trattamento di disturbi.

Circa un quarto (23%) degli inglesi afferma di consumare più frutta e verdura dall’inizio dell’epidemia. La Generation Z (20 anni e meno) e i Millennials (21-40) hanno un’attitudine più spiccata all’acquisto di prodotti vegetali freschi con percentuali incoraggianti: rispettivamente 31% e 27%. Due terzi (il 66%) degli inglesi ha aumentato il consumo di agrumi per l’apporto di vitamina C e per sostenere il sistema immunitario. Complessivamente, quasi due abitanti su cinque (37%) affermano che l’epidemia di COVID-19 li ha spinti ad incrementare l’apporto di nutrienti a supporto del sistema immunitario.

Alex Beckett, direttore associato, Mintel Food & Drink , ha dichiarato:

“Le persone vogliono che il mondo cambi in meglio e stanno cercando modi per dare il loro contributo. I consumatori che si impegnano a fare una differenza positiva, diminuiscono drasticamente ed eliminano le proteine ​​animali come modo per affrontare la crisi climatica, mostrare interesse per la salvaguardia della natura e aumentare il proprio apporto nutrizionale. Anche prima della diffusione di COVID-19, assistevamo ad un crescente interesse per i cibi e le bevande a base vegetale nei mercati globali. È possibile che la pandemia stia accelerando questa tendenza. Ad esempio, in Cina, abbiamo assistito a vendite alle stelle delle nuove opzioni di carne a base vegetale in catene come KFC e Pizza Hut. ”

Anche in Italia si registra un aumento di consumi di frutta e verdura

Quanto al maggior consumo di prodotti vegetali freschi, lo stesso trend si è verificato anche in Italia dove, durante il lockdown, sono cambiate molte abitudini di consumo; un italiano su 3 ha mangiato più frutta e verdura generando un aumento del valore delle vendite pari al 15,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nelle settimane di permanenza in casa si è rilevata un’impennata in termini di quantità consumata di frutta e verdura, sia fresca che trasformata. Il dato è emerso dal focus sui consumi domestici di ortofrutta dell’osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” a cura di Nomisma e CRIF, che ha analizzato l’impatto della pandemia COVID-19 sulle vite dei cittadini, grazie al coinvolgimento di un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (18-65 anni). Solo un 15% dichiara di aver diminuito i consumi. Si dice nello studio:

Approfondimento: Consumo di frutta e verdura aumentato per 1 italiano su 3 durante il lockdown

“Oltre che per una generale ricerca per prodotti naturali e salutistici, le vendite di ortofrutta nella distribuzione modera hanno registrato un grande balzo durante il lockdown (+15,8% a valore la variazione 17/feb-26/apr 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 – fonte Nielsen – la crescita 2020 nel periodo pre-Covid era stata invece del 3,3%). La crescita è stata sostenuta soprattutto dalla frutta (+20,4% a valore) rispetto alla verdura (+13,4%). Un driver importante sono stati i valori salutistici associati al consumo di frutta – in particolare di quella ricca di vitamina C, come le arance e kiwi, ma anche delle mele, categorie che più di altre hanno dato impulso agli acquisti.”

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