Nella Giornata Mondiale contro i disastri ambientali raccontiamo di un’iniziativa che, proprio per contrastare il problema alla radice e trovare una soluzione al climate change, vuole partire dalla tavola. È così che 250 college americani e – potenzialmente – migliaia di giovani sono pronti a costruire un futuro più etico, impegnandosi a servire e consumare sempre più piatti vegan per contrastare i cambiamenti climatici.
Grazie alla collaborazione con Aramark, importante fornitore di servizi di ristorazione, 250 università americane vogliono aumentare sostanzialmente il numero e la disponibilità di portate plant-based nelle mense dei campus. Un impegno che ha un obiettivo chiarissimo: entro il 2025 Aramark punta – e di conseguenza lo fanno anche gli atenei che rifornisce – ad avere almeno il 44% dei menu offerti a base vegetale. In questo modo, l’azienda dovrebbe riuscire a ridurre del 25% le emissioni di gas serra legate ai pasti erogati entro il 2030.
“Questo nuovo obiettivo rappresenta un altro passo nel nostro viaggio verso le zero emissioni, essendo anche in linea con i nostri attuali impegni di approvvigionamento responsabile“, ha dichiarato Alan Horowitz, Vice Presidente della Sostenibilità di Aramark. “Servire più proteine vegetali e ridurre quelle animali è un fattore importante nell’aiutarci a limitare le emissioni legate al cibo e risponde alle rinnovate preferenze alimentari dei consumatori“.
L’impegno di Aramark è in linea con il Cool Food Pledge del World Resources Institute (WRI) sottoscritto a inizio 2022. Aramark, seguendo le linee guida del Cool Food Pledge, è in grado di quantificare l’impatto ambientale degli ingredienti che utilizza, andando a creare ricette “plant-forward”, sostenibili e futuribili.
Ma c’è di più: da gennaio 2023 l’azienda vuole portare in 1500 strutture di ristorazione un esperimento provato in 10 università: in queste strutture saranno presenti alimenti rappresentati con il badge “Cool Food Meal”, cosicché sia sempre più facile per le persone scegliere alimenti sostenibili e adottare abitudini alimentari più climaticamente responsabili.
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