Consumo di carne processata e cancro al seno: riconosciuto il legame

Rischio di cancro al seno: aumenta se la dieta include regolarmente carni lavorate come salsicce, salumi, insaccati, pancetta, wurstel.

Una revisione dei dati su oltre un milione di donne condotta da un team della Harvard TH Chan’s School of Public Health negli Stati Uniti, dimostra il legame tra il cancro al seno e il consumo di carne lavorata. Titolo dell’analisi: Consumption of red and processed meat and breast cancer incidence: a systematic review and meta-analysis of prospective studies (Consumo di carni rosse e processate ed incidenza di cancro al seno: una revisione sistematica e una meta-analisi di studi prospettici).

Confrontando 15 studi differenti, il team di lavoro ha riscontrato che il consumo di carne processata è associato ad un rischio di cancro al seno del 9% più alto.

La Dottoressa Maryam Farvid, autrice principale dello studio ha dichiarato:

“I lavori precedenti hanno collegato il rischio aumentato di alcuni tipi di cancro al consumo più elevato di carne lavorata, e questa recente meta-analisi suggerisce che il consumo di carne può anche aumentare il rischio di cancro al seno pertanto, ridurre la carne lavorata sembra vantaggioso per la prevenzione del cancro al seno.”

In linea generale, il cancro al seno è il tumore più frequente nelle donne a livello globale: secondo quanto pubblicato dall’American Institute for Cancer Research all’interno della World Cancer Research Fund, il 2018 conta oltre 2 milioni di casi in 25 paesi esaminati: Breast cancer statistics.

Quello alla mammella è il tumore più frequente in Italia tra le donne con un’incidenza del 29,3%: secondo i dati aggiornati dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom), nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi, in crescita rispetto ai 51.000 nel 2017. Nonostante il 23% dei tumori al seno sia prevenibile intervenendo sullo stile di vita riducendo obesità, alcol e fumo, riportiamo ciò che viene scritto all’interno del rapporto nella sezione dedicata, in merito alla relazione tra neoplasia ed alimentazione:

“l’elevato consumo di alcool e di grassi animali e il basso consumo di fibre vegetali sembrerebbero essere associati ad aumentato rischio di carcinoma mammario.”
Fonte: I numeri del cancro in Italia, censimento ufficiale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica-AIOM, dell’Associazione Italiana Registri Tumori-AIRTUM, di Fondazione AIOM e di PASSI 2018 (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia)

I risultati pubblicati sull’International Journal of Cancer, confermano dunque ulteriormente la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) delle carni trasformate, come cancerogene. Ricordiamo che nel 2015 è stato eleborato un rapporto ufficiale in cui veniva dichiarato quanto segue:

“Il consumo di carne lavorata è stato classificato come “Cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1) sulla base di prove sufficienti per il cancro del colon-retto. Inoltre, un’associazione positiva con il il consumo di carne lavorata è stata rilevata per ciò che concerne il cancro allo stomaco. Il consumo di carne rossa è stato classificato come “probabilmente” cancerogeno per l’uomo “(Gruppo 2A). Nel fare questa valutazione, il team di lavoro ha preso in considerazione tutti i dati rilevanti esaminati, inclusi i dati epidemiologici mostrando un’associazione tra consumo di carne rossa e cancro colon-rettale, del pancreas e della prostata.” Consulta il rapporto elaborato nel 2015: Carcinogenicity of consumption of red and processed meat 

Elaborazione grafica Focus di quanto espresso dall’OMS

Approfondisci la tematica attraverso l’intervento del Dott. Volker Goepel alla XII edizione del VeganFest 2018 a Bologna:
Approfondimento + video integrale della conferenza: “Proteine animali e patologie croniche”


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