Nel mio armadio fa capolino un chiodo in pelle nera, per anni oggetto di un irriducibile desiderio, alimentato dal fascino esercitato da Marlon Brando che lo indossava alla guida della sua Triumph Thunderbird 6T sulle strade della California nel film “Il selvaggio” (The wild one – 1953).
Io, motociclista e ammiratrice del fascinoso attore americano, quel giubbino leggendario, simbolo di trasgressione e di rottura, ricco di appeal e storia ma anche pratico e funzionale, comodo e caldo , lo volevo a ogni costo. E volevo proprio quello, stesso modello (Perfecto) e stessa marca (Schott) . Nel 1994 lo comprai a New York, sulla sesta strada dopo una lunghissima e defatigante ricerca. Ricordo ancora, nel negozio, la locandina del film sul muro, in bella mostra, come ad annunciarmi che l’avevo trovato. L’ho indossato per quasi 13 anni, come una seconda pelle, sia con la moto sia in altre occasioni, con voluttà, direi con orgogliosa soddisfazione, una stagione dopo l’altra, senza saltarne una, come può capitare con altri indumenti. E ogni anno, l’uso lo rendeva sempre più bello.
Un giorno, in piena condivisione dell’etica vegan, quel chiodo dai mille significati simbolici e tanto desiderato mi è apparso come ciò che era: un animale ucciso, una pelle “indossata” da una creatura sacrificata per soddisfare anche i miei incoercibili desideri. Non sono più riuscita a usarlo ed è là da allora, tradito.
Che fare degli indumenti, oggetti, complementi d’arredo, accessori di origine animale acquistati prima di abbracciare l’etica vegan?
Questo è il problema di coscienza che mi pongo da 5 anni a questa parte, ogni volta che utilizzo uno di questi oggetti.
Alcuni di questi, dalla vita relativamente breve, come scarpe e borse in pelle, maglie o indumenti in lana e seta, li ho utilizzati e altri li utilizzerò fino alla loro usura ma è per quelli dalla vita sempiterna, come il mio chiodo in pelle, che mi pongo il problema che smuove la mia coscienza.
Coscienza, finto moralismo, egoismo? Che fare?
Ritengo che tra scelte passate e scelte presenti debba esistere un continuum che rappresenta la nostra storia.
Non credo che butterò mai via il mio chiodo o che possa pensare di venderlo. Non si tratterebbe altro che trasferire, l’anima dell’animale ucciso, altrove.
Penso che lo terrò sempre nell’armadio a ricordarmi che le persone hanno la necessità di compiere un percorso sulla strada della consapevolezza e del fine etico della propria esistenza.
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Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.
Barbara Primo
dice:Bella questione sollevi! Sono riflessioni che ho fatto anch’io: sono giunta alla conclusione che COMUNQUE oramai quell’animale aveva sofferto, era morto e qualsiasi cosa avrei fatto di quell’oggetto non sarei tornata indietro nel tempo… E’ vero anche che voglia di usare certe cose non ne hai più… Spesso vestiti/scarpe in buono stato li ho regalati… perché potessero essere utili ad altri. Magra consolazione, ma penso sia un dilemma davanti al quale si ritrova ogni persona che diventa Vegana… 🙁
Titti
dice:Hai ragione Barbara a dire che ormai quell’animale è morto e, a lasciare il chiodo……appeso al chiodo, non gli restituisco la vita ma mi prende un groppo in gola e, se non altro per non ostentare, non lo indosso più. E’ anche vero che certi indumenti possono stancare ma quello non mi ha mai stancata.
So che ne esistono in ecopelle….chissà…!
Roberta
dice:Non ho mai comprato un giubbino di pelle e tanto meno una pelliccia e quando ne vedo una indossata mi viene una gran rabbia.
Mi sono avvicinata da poco al mondo vegano ma mi chiedo la lana non implica la morte di animali perchè è ottenuta dalla tosatura delle pecore e poi da altri procedimenti per farci arrivare il capo finito o il filato,forse ho perso qualche particolare,ma mi tiene calda molto più delle fibbre sintetiche che oltretutto sono fatte con il petrolio perchè rinunciarvi?
Barbara Primo
dice:Perché hai letto questo articolo:
http://www.promiseland.it/2010/09/22/lana-e-sofferenza/
😥
Tiziana Alberti
dice:Terribile! 🙁 🙁 🙁 🙁
Renata
dice:Grande!!
Stesso problema col mio giubbotto.
Dapprima avevo pensato di regalarlo a chi lo indosserebbe, poi però mi è venuto in mente che rimettendolo in circolazione, seppur su un’altra persona, avrei comunque contribuito a “propagandare” l’uccisione di animali per farne giubbotti e vestiti in genere, così anche il mio è li appeso nell’armadio.
@Roberta:
A proposito di lana
http://www.agireora.org/pellicce/filmati.html
L’ultimo filmato riguarda proprio questo argomento, ma se guardi un pò in giro ne troverai sicuramente anche altri.
tilde
dice:anche io 20 anni fa indossai per poco una pelliccia di visone ma dopo la mia presa di coscienza ho preferito farla a pezzi e gettarla
Renata
dice:Ad essere sincera avevo pensato anche di seppellirlo in un campo..in fin dei conti è il corpo di un animale.
Mi era sembrata una soluzione rispettosa nei confronti di una creatura che, tra l’altro, non ho mai conosciuto (pur avendola avuta addosso per anni).
..poi ho accantonato l’idea, ma ripensandoci bene…
Forse è la soluzione migliore.
Annalisa Ruffo
dice:Sono d’accordo con te Renata… se qualcuno mi avesse uccisa per usare una parte del mio corpo e poi si fosse reso conto di ciò che ha fatto, credo che seppellire quella parte del mio corpo potrà essere il gesto più rispettoso da fare…
Non riuscirei a tenere chiusa nell’armadio di casa la sofferenza, muta presenza al mio fianco, di dolore e di morte… non riuscirei ad indossare ciò che non mi appartiene solo per finire di consumarlo… per “sfruttarlo” fino in fondo…
Redazione
dice:Concordo con voi…
lasciamo riposare in pace i resti di quei poveri animali martoriati dando a loro una dignitosa sepoltura.
Seppelliamo tutti i capi di pelle e di pelliccia che ancora si trovano negli armadi. Una volta ritrovata la consapevolezza, non riusciremo più ad indossarli come se niente fosse.
ciao,
Daria
Tiziana Alberti
dice:Pur rispettando le opinioni altrui, dissento da quei simbolismi che si adottano solo per lavare la coscienza inducendo alla scelta, direi stravagante, di seppellire gli indumenti animali.
E’ la consapevolezza del mio percorso etico e di amore verso tutte le creature viventi che mi rende serena e in pace con gli altri. Quanto agli indumenti da usare fino alla fine, sono consapevole di ciò che indosso e il disagio che provo è la giusta pena del contrappasso. Inoltre, buttare via (seppellire) accessori acquistati nel passato (e dalla vita relativamente breve), ritengo sia un oltraggio anche a chi fatica a tirare avanti.
Non mi serve adottare misure rituali.
E poi, io sono più spirituale che rituale.
Barbara Primo
dice:Infatti la sepoltura é un’usanza tipica della razza umana, legata a motivi igienici, ma soprattutto religiosi, siccome la religione non ha molto a che vedere con me, personalmente non mi é mai venuto in mente che potrei seppellire i miei guanti in pelle (come gli animali non seppelliscono i cadaveri dei loro simili…). Se poi può servire a qualcuno per lavarsi la coscienza e vivere più tranquillo ben venga: tanto oramai il passato non lo si cambia. I miei guanti, probabilmente, questo inverno hanno scaldato le mani di qualche bisognoso che é andato al Secours Populaire a chiedere di cosa coprirsi. Poco importa se hanno contribuito a “diffondere la moda” dei guanti in pelle: lo facciamo anche da Vegani quando compriamo quelli in “finta pelle che sembra vera”. Allora bisognerebbe proprio boicottare tutto quello che “ricorda” la sofferenza: le proteine di soia granulare e le finte salse bolognesi, il seitan arrotolato tipo arrosto, gli affettati vegetali, le scarpe in microfibra imitazione pelle, le cinture idem, i tessuti sintetici che sembrano lana. Non andiamo mica in giro col cartello: questo maglione sembra di lana ma é sintetico, non comprate la lana perché causa sofferenza no? Quindi il dubbio coscienza o finto moralismo non é ancora sciolto! 😉
Renata
dice:Beh in effetti non indosso cose finte che sembrano vere e neppure le mangio, perchè non ci riesco.
Per essere esplicita le cose in ecopelle e il seitan arrotolato tipo arrosto e le salse finte proprio non le uso.
E poi perchè dovrei?
Quando mi preparo il seitan non ‘sto lì a dargli la forma tipo arrosto, primo perchè non ha senso e secondo perchè mi pare ridicolo..boicottare tutto ciò che ha a che fare con animali uccisi per poi mangiare e indossare cose che, seppur in altro materiale, ne ricopiano fedelmente l’originale (quando poi diciamo che l’originale non lo vogliamo).
Del resto non mi lavo la coscienza (anche perchè non me la sento sporca proprio per niente) seppellendo un giubbotto di pelle perchè non lo vedo come chissà quale rituale voodoo..è semplicemente un corpo che torna alla terra, come tutti i corpi dopo la morte, sia che vengano lasciati lì a marcire all’aria aperta o che vengano sepolti.
Renata
dice:Altrimenti, visto che di povera gente che non sà di cosa vestirsi ce n’è a bizzeffe, potremmo cominciare a pensare di fare giubbotti in pelle usando anche quella di cadaveri umani (morti naturalmente, s’intende)
…ma no!
Per gli umani si usa il rituale funebre, una volta morti.
Barbara Primo
dice:Ma molti Vegani lo fanno, non intenzionalmente probabilmente, ma comprano i maglioni sintetici che sembrano in lana, o delle scarpe in materiale plastico che imita il cuoio (voi no, voi tutte con le scarpe di tela! per essere sicure che non siano scambiate per cuoio e per non fare propaganda a questo articolo crudele!), o mangiano il seitan a fette… A volte é solo questione di praticità: si é abituati a vestirsi in un certo modo e si comprano vestiti in linea coi nostri gusti oppure si é abituati a cucinare in un certo modo e viene più semplice riprodurlo con ingredienti Vegani…
Per il discorso cuoio: viviamo in questo mondo, in questa società e penso proprio che la maggior parte delle persone che passa al Veganesimo non abbia il taccuino a fisarmonica da poter, dall’oggi al domani, cambiare tutto il guardaroba. Quindi capisco chi dice che porta fino a consunzione certi oggetti e poi, al bisogno, ne comprerà di Vegan. E capisco anche Titti quando dice che ha il giubbotto nell’armadio e non lo usa. Io ho una borsetta di LV che mi hanno regalato al matrimonio, non la uso più da mesi, so che prima o poi la ragione avrà il sopravvento e la eliminerò, ma per ora non ci riesco: cosa volete, non sono una Vegana perfetta e integerrima, e non ce la faccio. E non é neanche una questione economica, non l’abbiamo pagata noi e volessi ricavarne un vantaggio vendendola riuscirei a ricavarne tranquillamente 3-400 euro.
E cmq trovo discriminante sotterrare i capi in pelle e le pellicce e non quelli in lana o in seta… se si deve essere coerenti si deve riconoscere la sofferenza di tutti gli animai che abbiamo fatto soffrire prima di cambiare idea! E bisogna anche avere un grande giardino… e me la vedo dura per i Vegani che abitano in città.
Forse più semplicemente abbiamo dimenticato che proprio perché viviamo in questo mondo, come tutti, dobbiamo scendere a compromessi? O preferiamo far parte di quei Vegani che montano in cattedra e si devono a tutti i costi dimostrare più coerenti e più fighi degli altri? Purtroppo tutti facciamo qualcosa di non vegano, fosse solo guardare un film. Oppure arrivate a dirmi che voi un film non lo guardate mai, nemmeno in tv? Nemmeno noleggiato su dvd… spero non al cinema!!! 🙂
Renata
dice:Lo capisco, ma a me (ed è una questione strapersonale, lungi da me puntare il dito contro qualcuno) sta succedendo come una sorta di distacco mentale da tutto ciò che ricordi o emuli oggetti che in origine siano di provenienza animale (non credo neanche di essere la sola).
Fino all’anno scorso anch’io avevo deciso di finire di usare i vestiti che avevo (per le stesse ragioni che ha esposto Titti) indossando anche il suddetto giubbotto.
C’ho riprovato quest’anno (col giubbotto) e mi sono sentita soffocare e ho avuto un senso di (direi vergogna, ma non la è) ..non lo so, mi sembra come un qualcosa che vada contro il mio senso del pudore..insomma non me la sono più sentita, tutto qui.
Per quanto riguarda i vestiti in ecopelle non mi viene di andare a comprare una giacca in pelle finta se posso prenderne una in canapa, perchè posso scegliere.
Per le scarpe è diverso, sembrano tutte in pelle e me le prendo come sono, perchè non ho scelta.
Ripeto è solo una questione personale..e poi ci mancherebbe altro che tutti i Vegan se la vivessero allo stesso modo, no?
PS: parlo come se non facessi altro che acquistare vestiti, ma ho parlato ipoteticamente.
Tra l’altro se da una parte non acquisto i wurstel di tofu dall’altra ci sono piatti, come il kebab, che veganizzo volentieri, non perchè mi manchi il kebab in sè e cerchi qualche surrogato, ma perchè lo trovo un piatto (a mio avviso ) talmente cruento per via della macellazione islamica che veganizzandolo mi pare di mandare un vaffa simbolico ad ogni morso.
..sarò in una fase transitoria. 🙂
Barbara Primo
dice:Tanto puntare il dito non serve a niente. Quello che spero é che le persone non siano troppo dure (e con loro stesse e con gli altri) perché veramente non si può tornare indietro e le cose non cambiano. La cosa importante é aver preso coscienza della cosa e agire bene per il futuro. Il nostro e quello di tutti gli altri. Gli altri atteggiamenti, se servono a farci stare meglio, ben vengano, infatti siamo più o meno tutti d’accordo su una cosa: questi oggetti li abbiamo ma NON li usiamo!!! Conosco diversi Vegani qui a Parigi, ognuno con la sua coscienza e il suo percorso. Si va dallo studente giovane che fa attenzione ai soldi e compra vestiti/scarpe non vegani di seconda mano intenzionalmente, a chi ha messo nelle sue priorità la bonifica del guardaroba, ed essendo vegano da anni non ha più niente di non Vegano in casa… L’importante é che le cose si stanno muovendo/smuovendo molto velocemente! Evviva! 🙂
Tiziana Alberti
dice:Grazie Barbara per tutti i tuoi interessanti interventi, necessari ad animare la discussione.
Renata
dice:Un pò in ritardo (causa problemi di connessione, internet in Italia come sempre è uno sballo) ma sono d’accordo con te..l’importante è che le cose comincino a muoversi velocemente 🙂
E in Ammerica si è convertita pure Oprah Winfrey..mi pare di aver letto.
Renata
dice:Ops edito convertita con ripigliata, che sennò poi mi date dell’integralista 🙂 🙂
Akentos
dice:Titti, trovo interessantissimo il tuo articolo, ma in particolare amo quest’ultima frase: le persone hanno la necessità di compiere un percorso sulla strada della consapevolezza e del fine etico della propria esistenza.
Tiziana Alberti
dice:Mi piace tantissimo questo dibattito e l’interesse che suscita. L’articolo l’ho scritto veramente con il cuore, uscendo allo scoperto, senza filtri.
Sono molto interessata alle opinioni di tutti anche le più lontane dal mio pensiero anche per il fatto di essere una sociologa. E’ la discussione dialettica e il confronto con l’altro che considero un’irrinunciabile ricchezza. Grazie!
Renata
dice:Anche a me ha fatto piacere leggere il tuo articolo perchè penso che ognuno di noi in un modo o nell’altro si sia trovato davanti a ‘sto dilemma..e poi volevo chiederti ancora una cosa, perchè in questa foto non ti si vede bene..ma sei la stessa Titti che posta ricette su Vegablog e gira in Ducati?
Se si TriploMassimoRispetto da una Kappista incallita!
..eh eh altrimenti TriploMassimoRispetto comunque 😉
Tiziana Alberti
dice:Cara Renata, sono Titti di VeganBlog e giro in Ducati!! Hai un KTM? O un Kava? Lampeggi e ciao con la manina! 😉
Sauro Martella
dice:Ecco… Le centaure si sono trovate…
Anch’io nel mio piccolo ho avuto pe run pò di tempo una gloriosa kawasaki Z400 (quella con il manubrio che tremava!) e poi una “Harley Aermacchi”…
Posso entrare nel club? 🙂
Tiziana Alberti
dice:Sauro, per l’Harley OK, ma l’altra è una moto? Pensavo fosse una lavatrice!!! 🙂
Sauro Martella
dice:He he… E’ stata la mia prima “lavatrice”… Tutte le prime emozioni su una due ruote le ho provate li… Non scherziamo coi sentimenti 🙂
Tiziana Alberti
dice:🙂
Renata
dice:Ora come ora, purtroppo, sono assai apppiedi..ho fatto cross diversi anni (a livello amatoriale eh) e sono Kappista di KTM.
Il fatto è che il Kappa ti resta dentro, impetuoso.
Difatti, sotto questo punto di vista soffro. 🙂
Tiziana Alberti
dice:Un Kappa? Che manico!!! Complimenti!
Lampeggi (con l’abat-jour…vado a nanna) 😉
Renata
dice:No, ma sfriziono spesso e volentieri 🙂
Renata
dice:@Titti:
Non per maleducazione ma non c’ho di faro, nun posso! 🙂
@Sauro:
Certo!
Fondiamo il primo club misto stradisti\crossisti che non litigano tra di loro…
Tra l’altro col signor Leonardo125 con tanto di gommata-nuova-di-pacca-e-profescional un paio di pieghe, per quanto mi è concesso, me le sparo pure volentieri..
Barbara Primo
dice:Se c’é qualcuno che riesce a mettere insieme stradisti e crossisti senza litigi é proprio Sauro! Pensa che l’ha già fatto tra macchisti e windzozzisti! 😆
Tiziana Alberti
dice:Sante parole! Anche se sparare sui Windzozzisti è come sparare alla croce rossa…. 😉
Sauro Martella
dice:🙂
Mignao
dice:Tema davvero interessante e controverso. Difficile dare indicazioni valide per tutti, l’argomento ci tocca nel profondo e scatena gli animi perchè tutti, chi più chi meno, con coscienza o inconsapevolezza, abbiamo fatto i nostri errori! Ed ora, sentirsi più o meno coerenti con la scelta vegan per come ce ne vogliamo sbarazzare, non cambia i fatti! L’importante è aver preso consapevolezza, aver aperto gli occhi su queste atrocità (io fino ad un anno fa ignoravo come si tosassero le pecore!!! 🙁 ) e non contribuire più a questo orribile sistema di sfruttamento! I capi vecchi li possiamo tenere nell’armadio come simboli dolorosi di una rinascita, gli possiamo dare giusta sepoltura così come possiamo continuare ad indossarli fino alla fine o metterli nel sacco della Caritas senza per questo doverci sentire incoerenti o doppiamente colpevoli!
Tiziana Alberti
dice:Grazie Mignao per il tuo contributo che non fa altro che arricchire questa discussione che sta a cuore a tutti noi!
Marco
dice:Io credo che qualsiasi cosa è meglio di questa (LINK ELIMINATO)
Strano non sia già apparso un link su questo sito mettendo al rogo lady gaga. A me non è mai piaciuta e ormai il gioco è fatto.
Tiziana Alberti
dice:Marco, ti ringrazio per il commento e il link che hai allegato a scopo informativo ma ritengo che il contenuto sia un po’ troppo….crudo per essere pubblicato. Grazie, comunque per aver partecipato alla discussione.
Marco
dice:Mi sembra ci siano link ben più… crudi e scottanti! Ad ogni modo, forse è meglio non darle troppa importanza!
Tiziana Alberti
dice:Condivido! In fondo mettere le foto di quella “artista” è un modo di farle pubblicità e questo non lo merita! 😉
L’arte è altra cosa!
Dani
dice:Ciao, è il mio stesso dilemma. O meglio, lo era. Sto via via eliminando indumenti di lana, scarpe di pelle ecc. Purtroppo ormai li ho comprati e non posso permettermi di rifarmi il guardaroba. Cerco di vendere all’usato o di regalare il più possibile, ed evito accuratamente i regali (li rimando indietro con la motivazione). Io sono disgustata dal mio materasso, dal divano e dal piumone, indovinate, regalo dei genitori del mio fidanzato/comprati da lui quando abbiamo messo su casa…in piuma d’oca ovviamente…lui sa che appena posso li butterò, ma ora me li devo tenere…
io credo che avere scelto di non tenere nulla che sia stato una creatura vivente sia un gesto stupendo, ma non bisogna sentirsi in colpa se ancora si possiedono delle cose in lana, pelle, piuma d’oca, dopo aver fatto questa scelta si è comunque consapevoli
Tiziana Alberti
dice:Grazie Dani, sono molto in sintonia con te. 😉
Amexis
dice:Volevo solo dirvi una cosa da par mio:
Dal 1994 ho una camicia in lana (non ho mai comprato nulla di pelle manco da onnivoro, perchè pensavo che fosse già troppo il sacrificio fatto dagli animali per nutrirmi e che non necessitavo anche del loro sacrificio per vestirmi, ma ignoravo la crudeltà che sta dietro la lana). Questa camicia ha un nome, si chiama Pecora, tra tutti i miei amici è famosissima. Da 7 mesi ho intrapreso il cammino vegano, ora lei è lì, compagna di milioni di avventure (è stata coperta nelle notti all’agghiaccio, tovaglia ad hyde park, cuscino nei ritorni dai concerti e riparo dal freddo nelle serate vagabonde), appesa all’appendiabito, mi piace pensare che in questi 17 anni lei è cresciuta con me ed ha visto il mondo con me, che il sacrificio di chi ha dato la sua lana non sia stato vano, perchè mi ha dato il suo calore in tanti episodi e nella mia vita, perchè ha continuato a vivere. E’ difficile dirle addio, ma credo che la terrò sempre con me (è logora e senza molti bottoni, ma la zip funge ancora), e sarà lei a dirmi cosa devo fare. Sembra strano, ma so che un giorno arriverà una risposta da quell’appendiabiti e quella risposta sarà sempre calda e libera come la vita che abbiamo condiviso insieme. Forse avrete capito che è una giacca/camicia grunge, sul mercato non vale nulla (come spesso la vita di un povero animale) ma per me vale una vita, credo che resterà sempre con me, finchè io ci sarò.
Forse sono stato anche troppo melenso, ma vorrei dire che secondo me, se un’oggetto ha rappresentato la vostra vita, deve continuare a farlo, perchè il sacrifico di una vita va sempre rispettato, anche quando non è voluto, perchè la vita è sacra, e se ha rappresentato qualcosa per voi, allora quel sacrificio non è stato di certo vano. Ihmo
Tiziana Alberti
dice:E’ interessante la tua esperienza di cui condivido il senso. Grazie per il contributo
Renata
dice:Mi piace quando dici che sarà lei a dirti cosa devi fare, perchè forse è ciò che ‘sta succedendo a me.
leonardociolli
dice:ciao. io credo non ci sia nessun dilemma, se non quello dell’adesione al proprio livello di coscienza e naturalezza. Io, personalmente, da alcuni anni non acquisto piu capi ed oggetti come pelle, lana, seta ecc…perche è cambiata la mia sensibilità verso questo aspetto,
La mia ( personale ) sensibilità mi porta ad usare gli eventuali oggetti o capi, comprati in buona fede e con i soldini guadagnati con il lavoro,che porterò, anche in un eventuale futuro da breathariano : ) fino alla consunzione.
Tiziana Alberti
dice:Grazie Leonardo.
daniel@
dice:se c’è una cosa che detesto a pari merito con lo sfruttamento degli animali è proprio lo spreco. per me è impensabile sotterrare una giacca di pelle (che non ho) o comunque gli oggetti di origine animale della vita precedente (magari contribuendo pure all’inquinamento, perché questi oggetti sono stati trattati chimicamente). preferisco darli a qualcun altro. capisco comunque che su questo punto ognuno sente in modo diverso, come chi non riesce proprio a sopportare di indossare un capo aninale. Io vado per eliminazione per consunzione, quando i maglioni di lana ormai sono consumati, li butto, e mano mano ne compro di nuovi (non di lana).
Tiziana Alberti
dice:Sono d’accordo con te daniel@. Sono assolutamente contro ogni spreco oltre a essere scettica verso qualsiasi forma rituale fine a sè stessa. Ma il mio pensiero è assolutamente laico e liberal.
claudio
dice:non c’è più niente da fare per quell’animale: ormai è morto…
L’importante è che non fai soffrire altri animali…
Se elimini quel giubbotto per comprarne altri sintetici prodotti con petrolio od energia nucleare è peggio.
Utilizzare la pelle scartata dalla macellazione animale invece che produrre nuovi tessuti sintetici (petrolio, atomo e gas serra) è meno etico?
Diverso se uccidi apposta l’animale per farci scarpe.
Oggi e’ più la pelle che viene eliminata che quella utilizzata. E poi si producono tessuti sintetici…
Tiziana Alberti
dice:Grazie per l’interessante contributo.
Chiara
dice:Scusate la mia ignoranza, visto che siete anche appassionate di moto, ma le selle delle moto non sono rivestite in pelle? O si può scegliere altro materiale? Grazie per la spiegazione che mi darete e grazie anche per l’argomento trattato che suscita sempre dubbi nelle persone che hanno scelto una vita etica nel rispetto di tutte le creature; secondo me è importante aver cambiato il punto di vista per vivere il presente in modo più consapevole e volgere ad un futuro cruelty-free, quello che abbiamo fatto in passato fa parte del percorso che ci ha fatto arrivare qui. Saluti.
Tiziana Alberti
dice:Ciao Chiara, le selle delle moto di norma non sono in pelle salvo quelle di qualche tipo di motocicletta americana ( Harley Davidson). La mia moto ha il sedile in morbida plastica. I guanti in pelle, con le protezioni, acquistati anni fa e ancora integri, continuerò a utilizzarli fino alla consunzione. Sono contraria allo spreco come sostiene, qui sopra, daniel@. Ciao
Renata
dice:Più che le selle il problema sono i pneumatici.
Per quelli si usa l’acido stearico che, talvolta, può essere di origine animale.
..anzi, se c’è qualche centauro/a che può indicarci dei pneumatici V-friend ci farebbe un grandissimo piacere.
Bibi
dice:mi sono posta il problema più volte.
fino ad oggi (lo so che tu dirai: fino alla lavatrice) ho sempre avuto moto sportive, l’ultima è stata il glorioso Gamma 250, completamente originale (ne vado fiera).
E l’abbigliamento ha sollevato negli ultimi due anni un grosso problema per me. E’ stato facile non acquistare più ulteriori indumenti in pelle seta ecc., ma quelli che già possiedo?
In moto sono sempre stata dell’idea che non si può andare in giro con un giacchetto di jeans, nemmeno se ci sono 50°…..appena sei per terra ti fai male sul serio, poche storie. E dopo due frontali (sì, sono miracolata, lo so) sinceramente non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di andarmene in giro non protetta adeguatamente. Il problema è che ci sono alcune case di abbigliamento che ti confezionano una tuta su misura in ecopelle o in lorica rinforzata, il costo è però improbo e davvero sproporzionato rispetto alle tute in pelle di ottima fattura: si parla di oltre il doppio.
La moto non la lascio a casa, è uno stile, è un amore, fa parte di me da quando avevo 16 anni.
L’etica non la lascio a casa. Ma è arrivata dopo. Quindi non acquisterò nulla da qui in poi, ma nemmeno butterò via ciò che possiedo. La mia tuta e i miei guanti continuerò ad usarli fintanto che avranno vita, così come il piumone per il letto e così come tutti i maglioni in lana e le scarpe che ancora resistono. Finchè non saranno da buttare. E credo che per allora sarò una tranquilla vecchietta ceh della moto avrà solo bei ricordi.
Lo spreco e l’ottusità credo facciano più danni della falsa coerenza….mi spiace ma sono fermamente convinta che “l’integralismo” sia una forma di ignoranza, in qualsiasi campo venga applicato.
Baci,bellissima discussione 🙂
Bibi
Tiziana Alberti
dice:Concordo su tutto, parola per parola, anche gli spazi, gli “a capo”. Proprio tutto! Il chiodo non lo uso più, di venderlo non ci penso nemmeno, di mettere in pratica idee bislacche e stravaganti non ne parliamo. Resta lì, appeso, a ricordare la mia storia, la mia evoluzione, il mio cambiamento, il mio cammino. Un DESMOabbraccio amica mia!
Grazia Cacciola
dice:Assolutamente d’accordo con Bibi e spero di non arrivare mai all’estremismo di Stella McCartney che bloccò un aereo a NY perché lei in prima classe non voleva i sedili di pelle e si riuscì a partire solo con cambio in economy ma menu della first, portatole in pompa magna alla faccia di tutti gli altri in ritardo per colpa sua. Lo dico sempre: se succede, abbattetemi 😉
Tiziana Alberti
dice:Cara Grazia, compagna di ,
in primis debbo farti i complimenti per la foto e per il micio.
Per quanto riguarda il tuo pensiero lo sposo in tutto e per tutto, come quello di Bibi.
Anche a me, dovessi richiedere cose balzane, ricoveratemi d’urgenza (ma portatemi il mio gatto).
Miao
Bibi
dice:non c’entra niente ma come sei bella Grazia col gattone in braccio ^^
PS: ti abbatto io se succede, a cosa servono le amiche? 🙂
tu fai altrettanto però, grazie ^^
Silvia D
dice:che interessante discussione su un dilemma così frequente!
in un dialogo tra vegani è sempre istruttivo vedere quanto ogni domanda se ne trascini dietro mille altre, quanto ogni consapevolezza ne generi mille altre. solo gli indifferenti non si interrogano su nulla: chi apre la prima porta di un qualunque percorso si trova inevitabilmente a doverne aprire infinite altre. questo è certamente l’aspetto più positivo della scelta vegan: imparare a scegliere una strada nuova, non tracciata, che dipenda dalla nostra etica e dal nostro livello di consapevolezza.
è però vero, e tutti probabilmente l’abbiamo sperimentato, che appartenere ad una minoranza (e ad una minoranza che per le sue abitudini è generalmente considerata sciroccata dal resto del mondo) spesso ci porta a dare troppo peso al tema della coerenza, togliendoci serenità e portandoci ad una sorta di inconscia gara a chi è più coerente. certo, quando ci si sente sotto assedio, quando si sa che il mondo ci osserva e ci giudica, pronto a rilevare ogni nostro cedimento per coglierci in fallo e confermare la diagnosi su di noi, il problema della coerenza diventa centrale.
forse una parte importante del nostro percorso sta proprio nella capacità di prendere le distanze dal giudizio altrui e di negoziare volta per volta quello che è giusto per noi in quel momento. non facile, ok: diciamo che possiamo porcelo come obiettivo più alto 🙂
Tiziana Alberti
dice:Silvia, grazie per aver partecipato alla discussione che, da quanto osservo, ha suscitato e continua a suscitare interesse.
La tua è un’acutissima osservazione. Il problema delle minoranze, infatti, è quello di dimostrare la propria coerenza, perdendo di vista un obiettivo comune. Questa gara è nociva proprio alla causa che, nella fattispecie vegan, deve essere sinergica e costante e, pur in talune diversità e sfumature, deve avere un unico obiettivo che è quello, giusto per semplificare, della tutela degli animali.
Akentos
dice:Continuo ad utilizzare abbigliamento ed oggetti precedenti la “comprensione” ( per gli stessi motivi elencati nei post precedenti), li uso, ma mi rendo conto che la mia scelta è stata per giustizia, per coerenza, ma una parte di me non è ancora in totale empatia con il mondo animale.
Quando uso le mie vecchie scarpe in pelle, mi dico che non usarle più sarebbe un insulto a chi mi ha involontariamente fatto un dono, ma alcune volte penso a quando i nazisti tagliavano i capelli ai loro prigionieri e mi chiedo se userei calze fatte da capelli ebrei. La risposta è NO e comprendo che il mio percorso è solo agli inizi. Non è piacevole prendere coscienza di questa parte di me, però se anche non posso cambiare il mio modo di sentire con la ragione, posso comunque agire in modo non violento e questo è quel che conta.
Tiziana Alberti
dice:Akentos, quello che conta è l’aver preso coscienza sia dei propri limiti sia degli obiettivi da perseguire. E tu sei sulla strada giusta.
Pricescout24
dice:bellissima questione amletica… Pelle o finta pelle questo è il problema, anche io spesso mi sono interrogata su questa questione ed ho capito che purtroppo non possiamo evitare che vengano uccisi gli animali per ricavarne la pelle ma possiamo ridurne e boicottarne la vendita. Anche io amo il mio intramontabile Chiodo (e ci ho scritto anche un articolo) ma purtroppo è uno di quei intramontabili capi che non finiranno mai di sterminare bestiole. Si potrebbe come alternativa optare per il Vintage e il riciclo delle pelli es. Esistono tante fabbriche in pelle che riciclano vecchie borse rotte scarpe spaiate etc etc. RICICLAGGIO!