cosmesi cruelty-free Europa

Si può parlare di cosmesi cruelty-free in Europa?

In Europa si parla di metodi alternativi per i test cosmetici, volti a garantire l'eliminazione dei test sugli animali: ma di cosa si tratta esattamente?

Quello del cruelty-free è un tema complesso, di cui si parla ancora troppo poco e che presenta delle modifiche tutt’ora in divenire. Quando si parla di cosmesi cruelty free si fa riferimento a quei prodotti che non abbiano comportato lo sfruttamento o l’uccisione animale nella fase di test che precede la commercializzazione. Ma, in Europa qual è la situazione?

Cosa dice la legge

I cosmetici, come definito dal Regolamento (CE) 1223/2009, in quanto costituiti da sostanze chimiche, devono essere sicuri per legge. Perciò sottostanno al regolamento REACH, che prevede che alcune nuove sostanze possano ancora essere testate su animali per ottenere dati di tossicità ed ecotossicità.

Il Regolamento REACH, però, fa riferimento al “divieto di tutti i test attualmente effettuati usando animali”, a favore di metodi alternativi, specificando inoltre il divieto alla “sperimentazione animale con un metodo diverso da quello alternativo”. 

Ma cosa significa tutto ciò?

Dal 2013, anno da cui è in vigore il Regolamento, non sono più condotti test su animali come avveniva precedentemente a quella data, ma con “metodi alternativi”. Conosciuti anche con la definizione “3 Rs” – “replace, reduce, refine” – questi sono in accordo alle linee guida Europee e prevedono:

  • la sostituzione;
  • la riduzione;
  • il miglioramento.

dei metodi di utilizzo degli animali nella ricerca, avendo come scopo finale la completa sostituzione e abolizione del loro uso. 

cosmesi cruelty-free Europa

Metodi alternativi: di cosa si tratta esattamente?

I “metodi alternativi”, quindi, non sempre prevedono la completa sostituzione degli animali in fase di test, anche in caso di cosmesi cruelty-free.  Per questo, quando parliamo di cosmesi “totalmente cruelty-free”, stiamo parlando di qualcosa verso cui ci stiamo muovendo, ma che di fatto ancora non esiste al 100%. 

Per “rientrare” in una delle 3 R previste dalla direttiva sulla sperimentazione animale (Direttiva 2010/63/UE), basta infatti ridurre il numero o cambiare le tempistiche o i metodi secondo cui gli animali sono coinvolti negli esperimenti. Quando si vogliono indicare i test che non prevedono in alcun modo il coinvolgimento animale, si parla di “metodi sostitutivi”.

  • Replace: con la prima delle 3 R previste dalla normativa, infatti, si indica proprio la volontà di sostituire completamente l’utilizzo di animali nei test della cosmesi.
  • Reduce: con la seconda delle 3 R si indica l’intenzione di ridurre il numero di animali coinvolti nei test e nelle sperimentazioni rispetto a quelli previsti inizialmente da esperimenti dello stesso tipo.
  • Refine: con la terza delle 3 R, invece, si indica l’attuazione di pratiche meno invasive, dolorose o lunghe rispetto a quelle sviluppate o previste precedentemente.

Nell’attesa che tutti i metodi alternativi diventino sostitutivi, sono promossi anche test che limitano il più possibile la sofferenza degli animali rispetto ai precedenti. I metodi che rispettano anche solo una di queste 3 Rs sono quindi approvati e considerati alternativi per permettere l’evolversi della ricerca in direzione della sostituzione totale degli animali nei laboratori.

Nel regolamento CE 1223/2009 non si fa riferimento a quali di questi metodi alternativi siano utilizzati per testare i cosmetici. Il regolamento CE 1223/2009 andrebbe quindi inteso come una presa di posizione innovativa da parte dell’UE per promuovere una ricerca senza animali, ma ancora ambiguo dal punto di vista legislativo.

Ben diverso è inv1245ece il peso che hanno le aziende che intraprendono un percorso etico e coerente per le loro produzioni cosmetiche e i consumatori che premiano e scelgono i loro prodotti, favorendo il cambiamento a partire dai propri acquisti consapevoli.

Leggi anche: Cruelty-free: le tappe verso una cosmesi “gentile” in Europa


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