La crisi climatica si aggrava, ed è sempre più probabile che la temperatura media globale aumenti di 1,5° entro il 2026: ad affermarlo è un recente report stilato dallo UK Met Office, il servizio meteorologico nazionale del Regno Unito.
Gli esperti – ancora una volta – ritengono che la situazione sia particolarmente grave e che, quasi certamente, arriveremo ben presto a disattendere gli accordi di Parigi del 2015 sul clima – che prevedono di limitare il riscaldamento medio globale ben al di sotto dei 2ºC rispetto al periodo preindustriale, mantenendolo a 1,5ºC.
Anzi: esiste quasi il 50% di possibilità che ciò accada proprio entro i prossimi 5 anni. L’amara possibilità è infatti che le temperature di uno dei prossimi anni superino quelle record registrate nel 2016, l’anno più caldo di sempre. Una prospettiva allarmante, a cui si aggiunge che la soglia dei paventati 1,5 °C possa essere superata per un periodo prolungato.
Cambiamenti climatici: una situazione allarmante
Questa soglia non è casuale “ma piuttosto un indicatore del punto in cui gli impatti climatici diventeranno sempre più dannosi per le persone e per l’intero Pianeta“. E gli scenari sono tanto spaventosi quanto inevitabili: “Gli oceani – dicono gli esperti – continueranno a diventare più caldi e più acidi, i ghiacciai continueranno a sciogliersi, il livello del mare continuerà a salire e il nostro clima diventerà sempre più estremo“.
Questo allarme si unisce a quello lanciato a più riprese anche dall’IPCC, il Panel scientifico ONU sul Cambiamento Climatico: i cambiamenti climatici non sono mai stati così veloci e i loro effetti sono già in parte irreversibili. Ci resta pochissimo tempo.
Crisi climatica: cosa possiamo fare noi?
Davanti a questi scenari è chiara la necessità di una soluzione immediata; anche se è ovvio che sia fondamentale un’azione che arrivi “dall’alto”, ognuno di noi può fare qualcosa di concreto per la salvezza del Pianeta, a partire – lo ribadiamo – dalla scelta di un’alimentazione plant-based.
Ridurre l’emissione di gas serra nell’atmosfera agendo sulla produzione di energia elettrica, i trasporti e l’industria, non basta. Lo sappiamo da tempo, d’altronde: basti pensare che nel 2018, ormai 4 anni fa, gli studiosi dell’Università di Oxford avevano pubblicato una ricerca nella quale si afferma che i prodotti di origine animale contribuiscono per il 58% alla produzione di gas serra legati al cibo.
E allora viene da chiedersi: che cosa stiamo aspettando? La salvezza del Pianeta parte soprattutto dalle nostre tavole: possiamo ancora scegliere di cambiare le cose, ma non sarà sempre così.
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Laura Di Cintio
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