La temperatura globale dei prossimi 5 anni sarà la più alta di sempre e, con tutta probabilità, la temperatura supererà di oltre 1,5 gradi i livelli preindustriali (1850-1900) entro il 2027 per almeno un anno, disattendendo gli accordi di Parigi sul clima. A dare questo allarmante annuncio è l’ultimo report dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), che monitora lo stato del clima a livello mondiale.
Mentre un report dello scorso anno, stilato dal servizio meteorologico nazionale del Regno Unito, dichiarava che c’è il 50% di possibilità che sforeremo la soglia di 1,5°C entro 5 anni, in un solo anno la situazione sembra essersi ulteriormente aggravata. Secondo l’OMM, questa possibilità è ancora più concreta e si attesta adesso a un preoccupante 66%; solo nel 2020, questo dato era appena del 20%, segno che in tre anni la situazione è peggiorata drasticamente.
Climate change: cosa dicono i dati per i prossimi 5 anni?
Siamo quasi al punto di non ritorno, e le probabilità che tutto questo si avveri sono decisamente concrete, oltre che preoccupanti: secondo gli esperti, c’è infatti il 98% di possibilità che le temperature di almeno un anno tra il 2023 e il 2027 superino quelle del 2016, l’anno più caldo mai registrato, ma anche che la media delle temperature dello stesso periodo 2023-2027 sia superiore a quella degli ultimi cinque anni (2018-2022).
Ma cosa significa tutto questo, concretamente? Disattendere gli accordi di Parigi del 2015 potrebbe rappresentare l’interruttore in grado di innescare una serie di catastrofi climatiche senza precedenti, di cui finora abbiamo avuto soltanto una triste anticipazione. Una situazione che, va ricordato, riguarda tutt* noi e si prospetta per l’immediato futuro. Anche se rimane difficile prevedere concretamente cosa potrebbe accadere, quello che è certo è che assisteremo a un’estremizzazione dei fenomeni atmosferici in ogni direzione, con ondate di caldo torrido e siccità da un lato, e freddo intenso, alluvioni e precipitazioni anomale dall’altro.
Entrando nello specifico, gli esperti ritengono che ogni zona del mondo dovrà ben presto affrontare situazioni eccezionali: solo per fare qualche esempio, i modelli di precipitazione previsti per la media maggio-settembre 2023-2027, rispetto alla media 1991-2020, suggeriscono una maggiore probabilità di riduzione delle precipitazioni in Indonesia, Amazzonia e America centrale. Allo stesso modo ma dal lato opposto, è probabile che l’Eurasia settentrionale dovrà fare i conti con livelli di precipitazioni superiori alla media nei mesi di dicembre-febbraio nel periodo 2023-2027, rispetto agli anni passati.
Crisi climatica: cosa possiamo fare noi?
Davanti a questi scenari è chiara la necessità di una soluzione immediata; anche se è ovvio che sia fondamentale un’azione su più fronti che arrivi “dall’alto”, ognuno di noi può fare qualcosa di concreto per la salvezza del Pianeta, a partire – lo ribadiamo – dalla scelta di un’alimentazione plant-based.
Ridurre l’emissione di gas serra nell’atmosfera agendo sulla produzione di energia elettrica, i trasporti e l’industria, non basta. Lo sappiamo da tempo, d’altronde: basti pensare che nel 2018, ormai 5 anni fa, gli studiosi dell’Università di Oxford avevano pubblicato una ricerca nella quale si afferma che i prodotti di origine animale contribuiscono per il 58% alla produzione di gas serra legati al cibo.
La salvezza del Pianeta parte anche dalle nostre tavole: ci resta pochissimo tempo, è vero, ma possiamo ancora scegliere di cambiare le cose.
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