Crudeltà su animali e violenza interpersonale
L’O.M.S. ha definito la violenza intrafamiliare come “uno dei principali problemi di salute pubblica in tutto il mondo ed il caso più frequente di mancato rispetto dei diritti umani”. Gli studi condotti sulla violenza interpersonale, hanno rilevato un fenomeno risultato formativo e predittivo della violenza stessa, con particolare riguardo alla violenza domestica su donne e minori. Tale fenomeno è la crudeltà su animali, soprattutto se condotta nell’infanzia ed adolescenza, dato confermato dal fenomeno tipicamente italiano della Zoocriminalità Minorile. Per Zoocriminalità Minorile s’intende l’iniziazione di minori, da parte di organizzazioni o singoli criminali, alla vita delinquenziale attraverso un severo e variegato tirocinio di agiti crudeli nei confronti di animali.
Come evidenziato nelle implicazioni psicologiche dell’Esposizione di Minori alla Violenza su Animali, dove per esposizione si intende il coinvolgimento di un minore come spettatore o partecipante alla violenza stessa, la crudeltà su animali agita nell’infanzia o adolescenza può essere:
1- sintomo di una situazione esistenziale patogena in atto (situazione familiare o ambientale caratterizzata da violenza fisica, psicologica, abuso sessuale o da tutte queste forme di violenza insieme)
2- segnale predittivo, indicatore di potenziali futuri comportamenti antisociali in età adulta quali:
a- aggressioni: deliberata crudeltà fisica verso gli animali o persone e atti di distruzione di proprietà (utilizzando spesso il fuoco)
b- furti caratterizzati dalla presenza di una vittima: borseggio, estorsione, rapina a mano armata.
c- rapimento, violenza sessuale, assalto, omicidio.
Gli studi sulla violenza interpersonale rilevano quindi che la violenza su animali non deve essere considerata come fenomeno isolato bensì anello integrante, nonché altamente predittivo e patogeno, di un intero ciclo di violenza.
La Federal Bureau of Investigation ha riconosciuto l’importanza di questa connessione già negli anni ’70, delineando i profili di alcuni serial killer. L’FBI ha scoperto che tutti i serial killer hanno un passato di violenze molto serie e ricorrenti ai danni degli animali. Inoltre, utilizza i verbali sui maltrattamenti agli animali per analizzare la potenziale minaccia data da sospetti criminali violenti o pregiudicati e, quando si tratta di valutare il livello di rischio di una persona tenuta in ostaggio, uno dei fattori che prende in considerazione è se il rapitore ha una storia di violenze su animali. L’esperienza dell’FBI con questo elemento ha fatto sì che anche la polizia locale e gli enti legislativi cominciassero a fare qualcosa al riguardo. Per esempio, nel 1990, solo sette Stati prevedevano misure penali per violenza su animali. Oggi il numero è salito a 41 più il Distretto di Columbia.
Attualmente in alcuni stati americani, e non solo, esistono sezioni speciali di polizia che si occupano delle implicazioni di tale legame (link).
Alcuni dati del lavoro della polizia hanno evidenziato che:
Polizia di Chicago, USA:
– il 35% delle indagini per maltrattamento di animali hanno portato alla scoperta di droga e/o armi
– l’82% degli arrestati per maltrattamento avevano precedenti per possesso di droga e/o armi
– il 23% sono stati arrestati anche successivamente per reati penali.
Polizia del Massachusetts, USA:
– il 70%dei maltrattatori di animali sono stati condannati anche per crimini violenti o possesso di droga.
Polizia di Sidney, Australia:
– dichiarazione: il maltrattamento di animali è un migliore indice di previsione di violenze sessuali rispetto a precedenti di omicidio, piromania o reati effettuati con armi. Il 100% degli omicidi a sfondo sessuale hanno avuto precedenti di maltrattamento su animali.
– dichiarazione: prevenzione e/o condanna di omicidi, violentatori di donne e bambini, piromani beneficiano enormemente dall’avere informazioni su precedenti di violenza su animali.
Polizia di Winnipeg, Canada:
– il 70% delle persone incriminate per maltrattamento su animali hanno anche avuto successive condanne per comportamenti violenti, compreso l’omicidio.
La letteratura scientifica internazionale evidenzia quindi, con studi sessantennali che esiste uno stretto legame (LINK) tra crudeltà su animali e violenza interpersonale e che saper identificare le implicazioni sociali degli abusi su animali diviene fondamentale in qualsiasi progetto di prevenzione e trattamento della violenza interpersonale.
A tal proposito gli studi scientifici evidenziano cosa, per le vittime, possa significare l’abuso su animali nei casi di violenza domestica:
1- offesa alla persona: i carnefici talvolta minacciano di fare del male ad un animale da compagnia come mezzo per indurre la donna a restare, per punire la vittima che se ne sta andando o come metodo coercitivo per farla tornare a casa. Un violentatore può minacciare di fare del male all’animale o fargli direttamente del male per poi ammonire la vittima di essere la prossima della lista. L’abuso ai danni degli animali è indicatore del fatto che la vittima rischia di trovarsi in una situazione letale. Un’azione ai danni di un animale da compagnia perpetrata dal soggetto violento può essere un chiaro segno di ciò che può capitare alla vittima. Se il violentatore, di fatto, arriva ad uccidere l’animale, tale crimine può rivelare l’intenzione di infliggere delle ferite molto serie – se non letali – alla vittima umana designata
2- impatto sulla decisione di agire per autodifesa: una vittima potrebbe reagire più prontamente, con un’autodifesa, se sapesse che il maltrattatore è perfettamente in grado di recarle lo stesso danno appena inflitto all’animale.
Il 5 novembre 2000 nel NewYork Daily News appare un articolo in cui si riporta che 35 newyorkesi mai stati puniti per aver picchiato le proprie partner, erano in prigione o in terapia per aver maltrattato il proprio animale domestico.
Tutto questo si deve alla partnership che i procuratori distrettuali di Brooklyn e Staten Island hanno creato con l’unità di supervisione familiare della American Society for the Prevention of Cruelty to Animal, un programma anti-violenze che dal 1998 ha informato gli enti cittadini sul collegamento esistente fra i maltrattamenti agli animali e la violenza domestica.
In quell’occasione, il vice procuratore distrettuale Carol Moran, responsabile del progetto, ha dichiarato: “Una persona che tortura o uccide un animale è spesso violenta anche nei confronti delle persone. Ne consegue che le condanne per maltrattamenti agli animali permettono di mettere i soggetti che compiono abusi in prigione, o in terapia”.
Questo è solo uno dei numerosi esempi della stretta collaborazione che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna si sta realizzando tra gli operatori che si occupano della cura e della protezione degli animali e gli operatori che si occupano della cura e della protezione dei bambini e, in genere, di tutti gli individui che sono oggetto di violenza. A San Diego (California) per esempio, nei casi di abuso infantile, gli operatori sociali hanno l’obbligo di riferire sulle condizioni di salute e sul trattamento degli animali domestici di quelle famiglie.
Tali collaborazioni sono il risultato della enorme autorevolezza attribuita dalla società statunitense ai risultati delle ricerche scientifiche condotte sul legame tra abusi su animali e umani, anche e soprattutto nell’ambito della violenza domestica interpersonale.
Testimonianza di ciò la dichiarazione del presidente Barack Obama per cui:
“Oltre ad essere inaccettabile in quanto tale, la violenza verso gli animali è collegata ad un comportamento violento generalizzato, specialmente la violenza domestica, e noi abbiamo bisogno di rendere nota questa connessione e di lavorare per contenerla. Condanne pesanti sono importanti e io le supporto, ma noi sappiamo che l’incarcerazione da sola non può risolvere tutti i nostri problemi. Come presidente io continuerò a garantire che tratteremo la crudeltà su animali come il serio crimine che è e indirizzeremo a divulgare la sua connessione con i più ampi patterns comportamentali di violenza”.
Negli Stati Uniti le conoscenze sul LINK sono ormai accettate e supportano il lavoro di Forze di Polizia, FBI, magistrati, psicologi, educatori, assistenti sociali, veterinari ecc.
«(Dis)educazione alla violenza» è il titolo del libro della dr. Francesca Sorcinelli, una ricercatrice di punta che, con uno staff di collaboratori, ha dato vita al progetto “Link- Italia”, dove per “link” si intende “il legame che unisce la crudeltà su animali a quella che si manifesta poi: o in violenza domestica su donne e bambini o in crimine violento”. Un progetto, quello del “Link-Italia”, che nasce dall’esperienza diretta della dr. Sorcinelli e di altri pedagogisti ed educatori professionali, attivi con minori vittime di abusi o tossicodipendenti, che, dalla constatazione ripetuta di questo “legame” nelle storie individuali, approda, nella ricerca di conferme ed esperienze analoghe, alla vastissima letteratura scientifica che sul tema già esiste negli Stati Uniti.
I ricercatori impegnati in questo progetto, che fa capo all’Associazione “Zona-Franca” lavorano in Centri di recupero o comunità di accoglienza e collaborano con il mondo professionale dell’anticrimine tra cui l’Istituto in Scienze Crimonologiche ed Investigative FDE di Mantova, l’Associazione Carcere e Città di Modena, l’Associazione Italiana Studio Eventi Criminosi di Reggio Emilia, l’Associaciazione di Supporto alle Vittime LIBRA, constatando empiricamente l’esistenza di questo legame. Un progetto sul LINK vedrà per tutto il 2011 coinvolta persino la ASL e il Comune di Como.
“Uno degli obiettivi principali”, afferma la dr. Sorcinelli, “è quello di portare in Italia tutte le conoscenze scientifiche americane al di là degli ambiti esclusivamente accademici, consentendo in chi lavora quotidianamente con l’utenza violata, depressa, deprivata, violenta o anche solo minorile, lo sviluppo di una cultura pedagogica, educativa e criminologica che contempli “la crudeltà su animali quale tirocinio di crudeltà verso gli uomini”(Ovidio). A tal proposito le testimonianze e i dati raccolti ad oggi nel nostro dbase indicano che il link esiste anche in Italia, per cui la ricerca per una analisi approfondita in termini qualitativi e quantitativi del fenomeno è in pieno svolgimento. D’altra parte nel nostro paese su 60 milioni di abitanti, il numero di pet è di circa 44 milioni, cifra che rende estremamente esponenziali le implicazioni sociali di prevenzione ed intervento sul link, soprattutto in progetti di prevenzione e trattamento della violenza domestica su donne e minori”.
Articolo tratto da un’intervista di Annalisa Ruffo alla dr. Francesca Sorcinelli
www.link-italia.net
www.tradizioniviolente.org
www.zona-franca.it/pagine/chisiamo.htm
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Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.
mario
dice:sento spesso,e vedo articoli che trattano la violenza su animali,ma non appaiono mai le pene applicate a gli autori di simili gesti,non vorrei che se ne parli e basta.
paolo
dice:Quando si capirà che l’unica arma veramente risolutiva di tutte le violenze perpetrate agli animali è la punizione esemplare e la sua massima divulgazione per far si che la paura attanagli i rifiuti umani che la compiono? Non sto parlando di punizione attraverso queste insulse leggine italiane che non trovano mai una loro applicazione in uno stato avvolto dalla più vomitevole burocrazia. Nessuno ha vero interesse nei confronti degli animali e di tutte le cose che ci attorniano e che ci aiutano a vivere. L’unica via d’uscita è l’iniziativa privata. Rispondere colpo su colpo senza pietà. E faremo un favore a tutti. Vedrete che le cose si calmeranno per molto molto tempo.
Gian
dice:Reagire alla violenza con la violenza non risolve il problema, lo aggrava. E pone chi regisce sullo stesso piano dell’autore della violenza. E’ una catena infernale e interminabile che semina solo sofferenza e distruzione. Ma perchè non proviamo a pensare diversamente? A incominciare a spegnere la violenza in noi e intorno a noi, rimuovendone le cause, instaurando nuove relazioni con noi stessi, gli altri, il mondo basate sul rispetto, la reciprocità, la fiducia?! Forse non risolveremmo definitivamente il problema ma vivremo sicuramente meglio, più sereni e felici, a partire da noi stessi e da chi ci stà accanto.
GaZupp
dice:@Gian.
Ma sei il partner di Rik ?
Lo dico senza offesa perchè mi fai ridere..
SEI UN’ILLUSO DELLA PEGGIORE SPECIE.
Non credo che la violenza risolva tutto ma credo fermamente che le chiacchiere e i buoni propositi sono solo aria fritta, quella di cui è impregnato il paese della cuccagna (cioè dove viviamo noi).
Sono stufa marcia di mancanza di leggi ma ancor di più della mancanza di applicazione di quelle poche leggi che ci sono.
Credo che certe azioni vadano punite col terrore di finire in galera, che la galera debba essere l’indirizzo certo dove ci si trasferisce per il resto della vita dopo aver impiccato un cane.
Ho il vomito.
GaZupp
dice:Paolo we love U !
Ale
dice:Io in parte sono d’accordo con Paolo: sarebbe meraviglioso poter combattere la violenza con azioni basate sul rispetto e fiducia…sarebbe bello poter porgere l’altra guancia sperando che questo faccia riflettere le persone violente e le fermi, purtroppo però dobbiamo renderci conto che esistono esseri umani diversi da noi, ignoranti e crudeli, egoisti e venali…e queste persone secondo me capiscono solo un linguaggio: il loro. E’ utopia pensare di poter cambiare le persone, non funziona così. A volte solo la paura può fermare azioni violente (la maggior parte delle volte su esseri deboli e indifesi). So che il mio pensiero può sembrare estremista e sbagliato, e in parte lo è, ma quando vedo un cane ucciso per puro divertimento, un bambino morto per l’avidità dei suoi rapitori, una bambina di 15 anni uccisa per invidia o ignoranza o una mucca sgozzata per soddisfare il “nostro” palato, non riesco proprio a capire come un pensiero rispettoso e pacifico possa cambiare tutto questo…
francesca sorcinelli
dice:Attualmente in Italia non esiste il concetto di VIOLENZA DOMESTICA SU ANIMALI . Quindi la cultura come la società e la legislazione, non contemplandolo, non possono né occuparsene né farsene carico. La violenza domestica su animali in quanto fenomeno delittuoso, nefando e scellerato fatto di comportamenti violenti e di abuso su animali, per essere contrastata deve prima ESISTERE e quindi diventare UN REATO nonché una piaga sociale di cui occuparsi in termini di politiche sociali. Quindi il primo passo è farla emergere, studiarne la fisionomia, le caratteristiche ed implicazioni nonché progettare atti di intervento coordinato fra tutte le professionalità che si occupano di VIOLENZA INTERPERSONALE cioè psicologi, criminologi, forze dell’ordine, giuristi, assistenti sociale, educatori ecc. Negli Stati Uniti la definizione di crudeltà su animali non è stata messa a punto da veterinari bensì da criminologi e psicologi che per occuparsi del crimine e della violenza domestica su donne e minori hanno dovuto farsi carico del fenomeno della violenza su animali. E ciò che ha portato a far si che oggi la violenza su animali sia considerato REATO PENALE GRAVE in 41 stati più il Distretto di Columbia (nel 1990, solo sette stati prevedevano misure penali per violenza su animali) è stato il duro lavoro di ricercatori, studiosi, professionisti e associazioni animaliste che hanno definito e contrastato tale fenomeno in tutta la sua portata, in particolare nelle implicazioni sociali sulla prevenzione del crimine e della violenza sulle donne e i minori. Attualmente in Italia esiste un progetto impegnato a ripercorrere le “gesta statunitensi” qui nel nostro paese. C’è bisogno dell’aiuto concreto di tutti poichè siamo alle prime battute ed il lavoro è immenso. Nessuno può permettersi di illudersi che il risultato lo si possa raggiungere senza mettere in conto anni di lavoro serrato su tutti i fronti citati. Chiunque sia interessato a lavorare sodo per la realizzazione dell’obiettivo può farlo aiutandoci a portare avanti le varie iniziative (organizzione di conferenze, corsi di formazione per professionisti, diffusione del database per la raccolta dati, disponibilità per la ricerca scientifica, divulgazione del progetto LINK-ITALIA ecce cc.
Grazie a tutti Dott.ssa Francesca Sorcinelli
http://www.link-italia.net
“Solo una parte irrilevante delle immense crudeltà commesse dagli uomini può essere ascritta ad istinti crudeli. La maggior parte di esse è dovuta a superficialità o ad abitudini consolidate. Le radici della crudeltà, quindi, sono più diffuse di quanto non siano forti. Ma verrà il giorno in cui l’inumanità, protetta dalle abitudini e dalla superficialità, soccomberà di fronte all’umanità difesa dalla riflessione. Lasciateci lavorare per far sì che questo giorno arrivi”
Albert Schweitzer
massimo parrini
dice:Una cosa è impossibile finchè viene ritenuta impossibile.
Quindi il primo a rendere una cosa non realizzabile è chi pensa che non è realizzabile…
Bisogna distinguere tra la necessità di punire chi compie atti “criminali” ed il cercare di cambiare certe realtà.
LE due cse sono complementari, non in contrapposizione. E, da sole, non esaurienti…
Dr.ssa Sorcinelli, spero di riuscire ad organizzare conferenze sul tema. Nel caso la contatterò.
Saluti!
Massimo Parrini
WWF Firenze
Francesca Sorcinelli
dice:Grazie Signor Parrini, sono a disposizione per qualsiasi iniziativa possa diffndere il messaggio LINK. Può contattarmi tramite il sito http://www.link-italia.net
Dott.ssa Francesca Sorcinelli