CultMeat

CultMeat: l’Università di Torino si lancia sulla carne coltivata

Avviata una campagna di crowdfunding dall'università piemontese per sviluppare un metodo innovativo per coltivare carne in laboratorio

Era solo questione di tempo prima che anche in Italia si iniziasse a parlare concretamente di carne coltivata, e a dare la spinta decisiva è l’Università di Torino che, con il progetto CultMeat, ha lanciato una campagna di crowdfunding per finanziare la ricerca sulla produzione di carne coltivata in laboratorio. Una notizia comparsa da poco su UniTo News e che ha già fatto scalpore, soprattutto considerando l’opposizione del governo all’introduzione in Italia della carne coltivata. Ma, come spesso accade, la scienza e l’innovazione trovano sempre una via.

CultMeat: il crowdfunding che notizia

In meno di una settimana, CultMeat ha già raccolto oltre 10.000 euro grazie al contributo di più di 235 sostenitori. Un risultato significativo, soprattutto se si considera che l’obiettivo iniziale era proprio quello di coprire i costi per isolare le cellule staminali suine, punto di partenza per lo sviluppo della carne coltivata. Ma non finisce qui: l’Università di Torino ha promesso di raddoppiare la somma raccolta, con un contributo extra di 10.000 euro. Il crowdfunding si è rivelato uno strumento potente per coinvolgere la comunità in una sfida scientifica che potrebbe davvero rivoluzionare il modo in cui concepiamo la produzione alimentare.

Perché puntare sulla carne coltivata?

La domanda sorge spontanea: perché è così importante sostenere la ricerca sulla carne coltivata? Per capirlo, basta dare uno sguardo alle implicazioni etiche e ambientali legate alla produzione di carne tradizionale: l’allevamento intensivo è responsabile di una parte significativa delle emissioni globali di CO₂ e consuma enormi quantità di risorse naturali, per non parlare delle problematiche legate al benessere animale.

Ed è proprio qui che entra in gioco la carne coltivata, che promette di essere biologicamente identica a quella che conosciamo, ma prodotta senza sofferenza animale e con un impatto ambientale drasticamente ridotto. “Attraverso l’uso di cellule staminali animali possiamo ottenere tessuti muscolari in un ambiente controllato“, spiega Lù Casini, responsabile del progetto. Un metodo che, una volta ottimizzato, potrebbe rappresentare una vera svolta per l’industria alimentare.

Fonte: Unito News

Verso una produzione su larga scala

Uno degli obiettivi principali del progetto è acquistare un coltivatore, uno strumento essenziale per aumentare la quantità di cellule prodotte e rendere il processo più efficiente e meno costoso. Inoltre, come spiega Sveva Bottini, ricercatrice del team CultMeat, “con i fondi aggiuntivi potremmo acquistare un coltivatore, che ci permetterebbe di gestire volumi sempre più grandi e facilitare il passaggio dalla ricerca alla produzione industriale“.
Il futuro della carne coltivata, dunque, non è più un sogno lontano, ma una realtà sempre più vicina. Un passo avanti verso un sistema alimentare più etico e sostenibile, in cui l’impatto ambientale e il benessere animale sono al centro della scena.

Fonte: Unito News

Come sostenere CultMeat

Attraverso questo progetto, chiunque ha la possibilità di contribuire direttamente a un futuro più sostenibile. Per donare basta accedere alla piattaforma Ideaginger.it e completare il procedimento in pochi clic e, per chiunque supporti il progetto, c’è una lista di ricompense offerte, tra cui anche la possibilità di visitare i laboratori dell’Università di Torino e scoprire da vicino il lavoro dei ricercatori.

Conclude Alessandro Bertero, docente e ricercatore al Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute di UniTo e leader scientifico del progetto: “Abbiamo ancora bisogno del supporto di tutte le persone che credono nella necessità di un’alimentazione più etica e rispettosa dell’ambiente”. La sfida è aperta, e il futuro della carne potrebbe essere coltivato proprio qui, a Torino.

Leggi anche: Carne coltivata: dubbi? Ecco tutto quello che devi sapere


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