DiCaprio fa il bis: dopo la carne vegana, l’attore investe nella carne coltivata in laboratorio

Leonardo DiCaprio ha scelto di investire in due aziende, Aleph Farms e Mosa Meat, che producono carne in vitro. L'attore, da sempre impegnato nella causa ambientalista, ha più volte sottolineato l'importanza di cambiare il sistema alimentare per salvare il pianeta dalla crisi climatica.

Leonardo DiCaprio rimette mano al portafogli in nome di un sistema alimentare più sostenibile, questa volta investendo in due aziende che producono carne coltivata in laboratorio, Aleph Farms e Mosa Meat. L’attore – noto ambientalista, nonché tra i primi e più importanti finanziatori di Beyond Meat – si è unito ai sostenitori di questa tecnologia di produzione innovativa, come consulente e finanziatore (con una somma al momento sconosciuta). “Uno dei modi più efficaci per combattere la crisi climatica è rimodellare radicalmente il nostro sistema alimentare globaleha dichiarato l’attore premio Oscar sui social, che tempo fa ha sfruttato per incoraggiare 37 milioni di follower a consumare carne vegana.

Pur non essendo vegano, DiCaprio ha più volte sottolineato l’importanza di diminuire il consumo di carne per il bene del pianeta e ha prestato la propria notorietà – nonché le sue finanze – alla causa ambientale, iniziando nel 1998 con la fondazione della Leonardo DiCaprio Foundation. L’attore è impegnato a promuovere decine di cause a favore della natura e degli animali (tra le quali la salvaguardia della foresta amazzonica), ma non basta. DiCaprio ha interpretato e diretto diversi documentari in difesa del nostro pianeta. Tra questi, “Before The Flood – Punto di non ritorno“, un docu-film incentrato sul tema del surriscaldamento globale e su quello che possiamo fare concretamente prima che sia troppo tardi.

Clean meat: la carne del futuro?

Il passo successivo, annunciato direttamente dalle due aziende qualche giorno fa, è stato puntare alla carne coltivata in vitro, che dallo scorso suscita sempre più interesse:  il 2020 ha visto un vero e proprio boom di finanziamenti per il settore, e sono sempre di più le aziende che se ne occupano. Certamente Mosa Meat ha gettato le basi per questo successo: era il 2013 quando il primo hamburger creato con questa tecnologia fu presentato a Londra dal professor Mark Post, Chief Scientific Officer dell’azienda. Fu il risultato di anni di ricerca presso l’Università di Maastricht ed è costato 250.000 euro.

La Aleph Farm, che ha sede in Israele, ha presentato la sua bistecca di manzo creata in laboratorio nel 2018, dando il via alla produzione di carne bovina con questa tecnologia. Da allora, l’azienda ha affinato le sue capacità produttive e sviluppato un impianto di produzione su larga scala che si sta preparando per la distribuzione sul mercato. Ma non solo: nel 2019, la società ha voluto dimostrare di poter produrre cibo con risorse naturali ed energia limitate, portando la sua carne coltivata sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Da allora, il risultato è stato perfezionato e oggi siamo quasi al punto in cui la carne in vitro sta per arrivare sul mercato. Singapore ha dato il via libera alla vendita già l’anno scorso e aziende del calibro di Nestlé si stanno interessando a questo mercato.

Non per vegetariani e vegani, ma comunque importante

Come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte, la “clean meat” è vera e propria carne. Non è realizzata con ingredienti vegetali, ma è ottenuta artificialmente partendo da cellule staminali animali, anche se senza macellazione. Per questo, non è un prodotto per i vegetariani e i vegani, ma un’alternativa concreta per coloro che vogliono continuare a mangiare carne. Viviamo con la prospettiva di un aumento della richiesta di carne nel mondo, ma sappiamo che è necessario trovare in fretta una risposta sostenibile ed etica a questa domanda. La clean meat può essere la soluzione.

Pensiamo che sia necessaria? No, perché sempre più evidenze scientifiche dimostrano che la scelta migliore per l’ambiente sia un’alimentazione 100% vegetale. Crediamo che sia utile? Sì, perché ha innegabili vantaggi dal punto di vista ambientale, e non abbiamo più tempo da perdere.

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