Il nostro impegno, specialmente sui social media, è dedicato a creare il terreno per una narrazione della scelta vegan reale, oggettiva e lontana dagli stereotipi più diffusi, così da coinvolgere sempre più persone alle istanze che la motivano, da quelle etiche (imprescindibili) a quelle ambientali e sociali. Ecco perché vogliamo riproporre un articolo di risposte ad alcune domande sulla scelta vegan che arrivano ogni giorno sotto ai nostri contenuti, così da chiarire in poche righe dubbi, obiezioni e perplessità prima della fine del 2022.
“Ma la carne coltivata non prevede comunque sfruttamento animale?”
Sì, senz’altro. La carne coltivata non è un prodotto adatto ai vegani o ai vegetariani perché sempre di carne animale si tratta: questa innovazione è però interessante, perché da una singola estrazione di cellule staminali (da qui, lo sfruttamento animale), si può creare carne andando a soddisfare la domanda della popolazione mondiale. Se funzionasse, potrebbe davvero soppiantare la macchina crudele di allevamenti intensivi e macelli, riducendo enormemente la sofferenza animale. Un primo passo, quindi, non il traguardo verso la completa liberazione animale.
“Noi “comuni mortali” cosa possiamo fare contro il climate change? Sono i potenti che hanno voce in capitolo”
L’eco-ansia e l’impotenza di fronte al climate change possono sconfortare anche i più ottimisti. È bene però non puntare soltanto il dito contro istituzioni e multinazionali per cercare e ottenere soluzioni: è importante votare anche con le proprie scelte d’acquisto e con le proprie abitudini, a partire da quelle alimentari. Se cambiano i consumi cambia il mercato, così come i costumi e la società. Attendere nell’inazione che un “deus-ex-machina” intervenga per risolvere un problema non è mai la soluzione.
“Dobbiamo prima pensare a noi, poi solo dopo agli animali e al climate change”
Pensare che il nostro benessere sia scollegato da quello degli altri esseri e del Pianeta è uno degli errori per cui stiamo correndo verso un baratro da cui sarà difficile riemergere.
Lo abbiamo scritto recentemente in un altro articolo: se perdiamo la battaglia contro i cambiamenti climatici, se non rinnoviamo il nostro sistema di valori e le nostre abitudini per creare un mondo più sostenibile ed etico, difficilmente ci sarà spazio per “pensare” a noi in futuro. La salute del Pianeta equivale a quella della nostra specie.
“Non voglio essere vegan perché non voglio riempirmi di integratori ogni giorno”
Partendo dal presupposto che un’alimentazione vegan, se opportunamente bilanciata, è in grado di sostentare il nostro organismo senza problemi, è sbagliato pensare all’essere vegani come una condizione che richiede di far fronte a numerose carenze con integratori. In realtà, quelli essenziali sono solo due: l’integratore di vitamina B12 e di vitamina D.
Come ricordato dal Dr. Merciadri, però, questi integratori sarebbe bene che li assumessero anche gli onnivori, che spesso ignorano di essere carenti di vitamine che invece i vegani integrano quotidianamente.
“Anche gli esseri umani sono sottoposti a costrizioni tutti i giorni, perché dovremmo occuparci degli animali?”
Pur vera, la prima affermazione sembra non vedere il problema di fondo che sottostà alla nostra società tutta. Il fatto che anche la nostra specie sia sottoposta a dinamiche di sfruttamento non toglie che quello animale sia da mettere in secondo piano, né giustificabile.
Anzi, l’avanzamento di una civiltà si vede da come si rivolge e tratta – di pari passo – gli individui che ne fanno parte e quelli “estranei”. Il benaltrismo lascia spazio a un grosso rischio: non occuparsi di nulla perché c’è sempre altro che ci pare più importante.
Leggi anche: “Chiedo scusa, ma..”: rispondiamo a dubbi e domande sulla scelta vegan

Scegli i prodotti certificati VEGANOK e sostieni così la libera informazione!