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Edimburgo diventa la prima capitale europea a firmare il Plant Based Treaty

La capitale della Scozia ha riconosciuto che i prodotti di origine animale vadano ridotti per contrastare il climate change: ecco che Edimburgo diventa la prima capitale europea a impegnarsi a prender parte al Plant Based Treaty.

Dopo l’adesione, negli scorsi mesi, di Los Angeles, Didim in Turchia o Haywards Heath in Inghilterra, anche Edimburgo, capitale della Scozia, ha deciso di approvare e sottoscrivere il Plant Based Treaty. Edimburgo diventa così la prima città scozzese – ma anche la prima capitale europea – a siglare il trattato che invita individui e città a impegnarsi nella promozione di un sistema produttivo e alimentare più etico, sostenibile e futuribile: in poche parole, a trazione plant-based.

Edimburgo e l’adesione al Plant Based Treaty

Edimburgo, che conta circa mezzo milione di persone, con questa decisione diventa la ventesima città o località ad aver firmato il PBT: una scelta che fa seguito ad un report che ha esaminato e ritenuto urgenti le istanze presentate dal Trattato.

Le prove ormai sono concrete: le diete ricche in proteine ​​vegetali e povere di carne e latticini producono minori emissioni di gas serra. Di conseguenza, lo spostamento verso un’alimentazione a base vegetale ha un enorme potenziale di mitigazione per i cambiamenti climatici“, si legge nel rapporto. Il Consiglio comunale di Edimburgo ha inoltre paragonato il Plant Based Treaty ad una “dichiarazione di emergenza climatica, un attestato che indica i sistemi alimentari come uno dei principali motori dell’emergenza climatica: la scienza è chiara, il consumo di carne e latticini deve essere ridotto per raggiungere gli obiettivi climatici”, conclude il rapporto.

Il consigliere del partito Green di Edimburgo, Steve Burgess, ha affermato che “il presidente del consiglio di Edimburgo scriverà al primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, per incoraggiare anche il governo della nazione a esprimere il proprio sostegno al Plant Based Treaty, così da poterlo negozionare a livello globale”.

Un ripasso: cos’è il Plant Based Treaty

Il Plant Based Treaty è un vero e proprio trattato che invita cittadini, amministrazioni locali e istituzioni ad impegnarsi concretamente, con soluzioni efficaci e quantomai urgenti, a contrasto dei danni ambientali causati dal sistema alimentare odierno. E questo avviene innanzitutto promuovendo la scelta vegan e le aziende che producono alternative vegetali specie in ambito alimentare a discapito di industrie, sistemi alimentari che fanno affidamento sullo sfruttamento di animali, risorse e interi habitat.

Non serve ripeterlo: ormai è provato come la produzione di molti alimenti di origine animale sia tra le cause più significative di produzione ed emissione di gas serra, nonché di inquinamento, perdita di biodiversità e sfruttamento di risorse preziose come terra e acqua. Il Plant Based Treaty incita chiunque lo sottoscriva a impegnarsi su tre diversi fronti per risolvere il problema: abbandonare la produzione di carne o altri alimenti di origine animale (nessuna ulteriore deforestazione per allevamenti animali), reindirizzare (una decisa transizione dalla produzione alimentare di origine animale a quella vegetale) e ripristinare (ripristinare attivamente gli ecosistemi piantando alberi e recuperando interi paesaggi naturali).

Ad oggi, solo nel Regno Unito più di 240 consiglieri di quasi 60 comuni e città hanno sottoscritto individualmente il PBT unendosi alle oltre 70.000 persone, 1.000 imprese e 1.000 ONG e gruppi comunitari in tutto il mondo che hanno aderito alla campagna. “Edimburgo ha tenuto fede alla sua reputazione di città leader nell’emergenza climatica globale. Lo ha fatto riconoscendo la necessità urgente di ridurre le emissioni di gas serra dal sistema alimentare per raggiungere i nostri obiettivi climatici”, ha dichiarato Nicola Harris, direttrice delle comunicazioni di Plant Based Treaty.


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