Nelle scorse"puntate" vi ho parlato del tortuoso iter che porta il baldanzoso praticante a diventare Avvocato a tutti gli effetti, promettendo che avrei fatto qualche breve considerazione sull’Esame in sè e sul post-Eds.
Quanto al primo punto , sulla "serietà" dell’Esame se ne è parlato e scritto a iosa ed evidentemente le varie polemiche hanno sortito qualche effetto dato che ( pare ) sia finalmente stata approvata l’ennesima riforma dell’Esame ( dopo quelle che hanno cercato di mettere la parola Fine alla migrazione di praticanti dal nord al sud ).
Ora come ora, infatti, viene premiata più che la bravura soprattutto la fortuna, per lo meno nella fase scritta ( l’orale è più diretto ed oggettivo ): i pareri, che vengono redatti servendosi di appositi codici commentati con la giurisprudenza , finiscono per essere una copia l’uno dell’altro ragion per cui l’esito positivo dell’esame dipende da una serie di fattori che poco hanno a che vedere con la "bravura" in sè, quali l’ordine con cui sono stati corretti, l’attenzione prestata dai commissari , la facilità di lettura.
Il nuovo Esame, invece, prevede l’abolizione dei codici commentati, sì da prevenire il pericolo che i temi siano delle fotocopie dei codici, ed inoltre prevede una preselezione informatica per evitare il sovraffollamento ma, soprattutto, prevede un numero ( tre volte ) ed un’età massima ( 40 anni ) per poterlo ripetere.
Queste due ultime novità mi sembrano particolarmente utili: trovo giustissimo porre un limite all’accesso alle prove, sì da non prolungare troppo "l’agonia" cui vengono sottoposti coloro che non lo superano.
Vi ho detto che tra le prove scritte e l’uscita degli esiti passano sei mesi: poichè come vi ho detto non c’è assolutamente la certezza di superarlo già la prima volta, moltiplicate questo numero per tutte le volte che il legale rimane "bocciato" ed avrete una vaga idea del tempo che trascorre senza che esso possa iniziare seriamente la professione.
Penso che sia giusto offrire la possibilità a chi non supera l’EDS di intraprendere altre strade e lasciare spazio a colleghi più giovani: ora come ora ( e la mia non vuole risultare una polemica ma solo l’esposizione di un dato di fatto ) ci sono giovani uomini e donne di 40 anni e più che hanno ripetuto l’Esame cinque o sei volte, senza riuscire mai a superarlo.
E’ una questione di fortuna, abbiamo detto e lo ribadisco, ma non trovo sia giusto prolungare l’indecisione sulla futura professione con conseguente perdita di possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.
Con questo non voglio assolutamente scoraggiare nessuno ad intraprendere questa professione – chi ha un sogno è giusto che lo insegua – solo ricordare che purtroppo il tempo passa per tutti ed è sempre più difficile riuscire ad inseririsi nel mondo del lavoro: se Tizio continua imperterrito a provare e riprovare l’Esame di Stato cinque o sei volte, inevitabilmente si pregiudica la possibilità di trovare un’altra occupazione.
Con la riforma questo problema dovrebbe attenuarsi anche se, a mio personale avviso, invece di cercare di rendere l’Esame sempre più arduo sarebbe meglio riformare l’Università, inserendo il numero chiuso e prevedendo l’inizio della pratica durante i corsi universitari.
Questo sarebbe il metodo più equo per garantire l’accesso alla professione solo ai meritevoli, e non quello di "tranciargli le gambe" in un secondo momento.
Ma torniamo alla riforma; non sono molto d’accordo sulla preselezione informatica evidentemente introdotta per "scremare" un primo numero di futuri avvocati.
Temo che il rischio sia quello di rendere l’EDS ancor più lungo, più meccanico e poco "personale" dato che essa consisterebbe, a quanto ho capito, in una serie di quiz a risposta multipla come quelli per l’Esame da Notaio; spero però che la soggettività dei pareri e degli atti giudiziari venga ripristinata nelle seguenti prove questa volte redatte senza l’ausilio di codici commentati con la giurisprudenza, come accadeva venti anni fa circa.
Con questa modifica si premierebbe lo studio, la bravura, la facilità di esposizione e non solo la capacità di rielaborare una serie di massime giurisprudenziali riportate sui Codici ( che, tra l’altro, costano carissimi ) , come accade tutt’ora.
Un EDS più serio, insomma, assolutamente non più facile ma più equo; un abbreviarsi dei tempi di permanenza nel "limbo dei praticanti a vita" ed una diminuzione dei costi per sostenere l’Esame ( pensate che ogni anno occorre comprare codici nuovi, oltre a marche da bollo per l’iscrizione ed eventuale soggiorno per 4 giorni nella città ove è sita la Corte di Appello ).
Speriamo che queste modifiche vadano in porto e rendano più equo quello che allo stato degli atti è un vero e proprio terno al lotto.
Autore: Avv. Francesca Quaglia – Redazione Promiseland.it
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Dario Poltronieri
dice:Ciao Francesca;
sono un giovane ragazzo di 20 anni interessato ad intraprendere questo percorso…ma mi è venuto un improvviso vuoto leggendo questi tuoi articoli. Soprattutto riguardo tutto ciò che è dopo la laurea. Mi sento scoraggiato. Non so più se sognare e basta, o se sognare sperando e provando!!!
Mi sono diplomato quasi 2 anni fa…sono arci stufo e non motivato dal lavoro che sto facendo. Allora ho ripescato questo piccolo pensiero che avevo accantonato per tutto questo tempo…mi sono fatto tutti i miei “film”, pensando di poter diventare un bravo avvocato, di saper bene eseguire la mia futura professione, un mio piccolo studio, un gratificante stipendio a fine mese e magari con questo avere una bella casa, non vivere sempre e solo tirando la cinghia ogni mese come hanno sempre fatto i miei genitori, poterli aiutare per ringraziarli di tutto ciò che hanno fatto per me, riuscire a mantenere dei figli, una famiglia insomma…sai…cose che un ragazzino sogna e spera di poter ottenere!!
Nessuno mi vieta di non incominciare…ma una volta che sono dentro so già di non aver voglia di ritornare sui passi di prima, ma di andare avanti fino all’ultimo (questo è ciò che voglio, poi non è detto che si realizzi). E metti caso che finisco i miei studi ed il mio praticantato, faccio domanda per partecipare all’esame di stato…mi vanno bene (se vanno bene!!!) gli scritti…arrivo all’orale e dopo tutto il tempo, tutta la fatica, e tutti i sacrifici spesi mi sento dire LEI NON E’ IDONEO…che cosa faccio???mi dovrei accontentare di aver fatto l’università prendendo una laurea che alla fine di tutta sta trafila posso anche buttarla via???probabilmente si…e allora ha senso iniziare???
10 anni della mia vita buttati?…non so più che fare!!
Ti prego di darmi una risposta e magari di farmi aprire un pò di più la mia mente…di non vederla solo ed esclusivamente coma una strada chiusa, interrotta…senza mai un arrivo!!
Ti ringrazio tanto se leggerai questo mio commento…
Buona giornata.
Dario P.
Francesca
dice:Marco, ciao! che tuffo al cuore leggere le tue parole…non immagini. I miei articoli non volevano scoraggiarti, solo aprire gli occhi, fare un po’ di luce su quello che è questa professione. Mi dispiace deluderti, ma la bella casa, lo stipendio gratificante, etc etc…arriveranno dopo molti anni: io ho 32 anni e ancora vivo con mio papà…e non mi definisco “bambocciona”. La strada è lunga, la professione difficile e l’esame ancora di più ma ti posso dire una cosa: se questo è il tuo sogno INSEGUILO!!!!!!!!!!! Inizia gli studi, mettici passione e non demordere mai! I tuoi genitori saranno gratificati anche “solo” da questo, soldoni a parte….ti mando un abbraccio grande