Etichettatura tra trasparenza e etica: la dott.ssa Paola Cane ne parla al VeganFest

Promiseland -

Osservatorio VEGANOK è l'unico organismo di ricerca e indagine su consumi e mercato di prodotti vegan. Paola Cane senior marketing strategist, responsabile delle indagini di Osservatorio VEGANOK, ha parlato dal palco del VeganFest, e alle telecamere della diretta streaming, di etichettatura e trasparenza nei prodotti vegan e free from.

Troviamo sugli scaffali della grande distribuzione sempre più prodotti con la dicitura “vegan”, o “100% vegetale”, oltre al famoso marchio VEGANOK. I cibi  “plant based” sono diventati un trend in crescita a livello mondiale e anche nel nostro paese, dove sono sempre più utilizzati non solo da persone che hanno fatto una scelta etica, come quella dei vegani o quella dei vegetariani di non mangiare carne, ma anche da molti altri consumatori, in parte per variare ed alternare al consumo di prodotti animali, in parte per una scelta salutistica, in parte in un ottica di riduzione dell’importo di cibo animale.

L’opzione vegetale sembra essere sempre più sfruttata da molti brand che producono alimenti con ingredienti animali che decidono di aprire una linea “veg” o vegetale, per sfruttare il trend veggie del momento. È inutile dire che, tra le tante aziende che salgono “a bordo” del sempre più in crescita mercato vegan, usando l’appetitosa possibilità di raddoppiare i guadagni a vari tipi di persone, a volte pensando solo al profitto, non utilizzano le necessarie norme di trasparenza nell’informazione sul prodotto ai propri consumatori. A questo proposito esistono marchi come VEGANOK per tutelare i consumatori da truffe, anche se purtroppo non si può avere la certezza ovunque che non venga contraffatto (come il caso di uso illecito del marchio VEGANOK  in un prodotto che conteneva ingredienti animali). Nelle mani dei consumatori, specialmente per ciò che riguarda l’ecocosmesi e la detergenza, c’è inoltre da poco in libreria il libro edito da TerraNuova Edizioni “BioDizionario: Guida al consumo consapevole di cosmetici, detergenti e alimenti” a cura di Erica Congiu e Sauro Martella (qui trovate un approfondimento a proposito).

Ma qual’è la regolamentazione per le etichette dei cibi vegan? Paola Cane, direttrice di Osservatorio VEGANOK ce ne ha parlato dal palco del VeganFest.

Cosa differenzia un alimento vegetale da uno vegan?

Purtroppo a livello legislativo c’è un vuoto per quanto riguarda la definizione di “prodotti vegan”. Se i prodotti vegetariani si possono definire “quei prodotti che non causano la morte diretta di animali, cioè che escludono carne, pesce e derivati di essi, ma che non escludono latte, prodotti caseari, uova e miele”, per i prodotti vegan la definizione si rende più soggetta ad interpretazioni: si considerano vegan i prodotti privi di ingredienti animali (quali carni, prodotti lattiero caseari, ittici, prodotti dell’apicoltura ecc), additivi (come E120, E154, E631 ecc, tra cui la cosiddetta cocciniglia estratta dagli insetti, la gommalacca ), coadiuvanti come albumina e caseina che servono per preservare l’aspetto estetico del prodotti.

Certificazione e marchio di garanzia: qual’è la differenza?

Quando si parla di certificazione si intende un organo di controllo che richiede all’azienda di essere sottoposta ad un controllo da un ente esterno che garantisce la conformità del prodotto a quanto dichiarato in etichetta. Il marchio di garanzia attesta l’adesione a uno standard di qualità in un regime di autocontrollo: in questo casi la responsabilità penale, civile e amministrativa è dell’azienda che dichiara di aderire a uno standard etico, come per es. non commissionare test su animali a terzi nè per il prodotto nè per ingredienti. Ma non è tutto: nella definizione di un prodotto “vegan” si richiede anche un’adesione a un’universo di valori etici che si rispecchia in quello dei vegani: per questo sull’etichetta di un vino vegano non può essere consigliato l’abbinamento con pesce, formaggi o altri alimenti animali, così come sulla confezione non possono figurare alimenti animali. Non basta dichiarare che sia privo di albumina e caseina.

Il marchio VEGANOK racchiude i divieti nelle casistiche sopraelencate, insieme al divieto dell’uso di olio di palma (prodotto vegetale ma non ritenuto etico), ma anche molto altro per quanto riguarda il controllo dei coadiuvanti tecnologici, ovvero quelle sostanze che vengono aggiunte ai prodotti per migliorare la loro resa ma che non vengono dichiarati in etichetta (potete trovare maggiori informazioni alla pagina del Disciplinare VEGANOK).

Detto questo, rimangono 4 macroaree di ambiguità di cui parlare a proposito dei prodotti a marchio vegan e vegetale:

1)che senso ha etichettare un prodotto già naturalmente vegetale?

Trovare un olio d’oliva, un’insalata o una marmellata dichiarata come vegan in etichetta non è ingannevole: certo, non si possono usare additivi animali, non esiste modo di avere tracce di cose animali. Per la General Food Law europea è vietato suggerire con immagini o parole che il prodotto abbia delle caratteristiche che tutti gli altri prodotti hanno. Ma allora come si giustifica la posizione di VEGANOK? I prodotti “tradizionalmente” vegetali a marchio VEGANOK non solo sono vegan dal punto di vista degli ingredienti, ma anche perchè hanno un’etichettatura conforme alle aspettative etiche, che non suggerire cibo in abbinamento o utilizzi non vegan. Dal punto di vista del marketing, sarebbe più conveniente, dato che gli onnivori sono pur sempre la maggioranza, suggerire usi e abbinamenti non vegan, ma queste aziende hanno deciso di fare una scelta di campo, di privilegiare i consumatori vegan, e per questo VEGANOK le sostiene.

2)Si può dire “latte vegetale”?

L’uso delle parole che rimandano al mondo del caseario, come latte, formaggio etc (in gergo economico il cosiddetto milk soundingè un argomento complicato, che si interseca anche con le differenze linguistiche dei vari paesi (ad es. esistono i fagioli beurre in Francia o i butterbeans e le zucche  butternut nei paesi anglosassoni). Per alcuni prodotti è consentito (latte di mandorla, cocco), per gli altri come soia, riso , avena si deve usare la parola “bevanda” . Il problema si spande anche in altri ambiti: il “burro” di arachidi non si può usare, si dovrà denominare crema spalmabile, mentre il burro di cacao è consentito. Esistono comunque, nonostante le leggi, molti prodotti che utilizzano il termine burro o cacio (es. il formaggio vegetale Caciorisella, il liquore Latte di suocera etc).

Si può dire “carne vegetale”?
Il meat sounding, ovvero l’usare termini in prestito dal mondo della carne come wurstel, hamburger, bistecca trova sempre meno piede nella nostra società, forse perchè ormai i consumatori conoscono i prodotti e non hanno bisogno di specificare che non si tratta di carne. Se è vero che alcuni tipi di carne non possono essere usati per definire un prodotto vegetale (come “salame” e “prosciutto“) è anche vero che il termine “hamburger vegetale” è ormai consolidato nella nostra lingua e anche nella nostra tavola, anche se esistono diverse perifrasi quali “crocchette”, “medaglioni”, “pepite” etc. È vero che se decidessimo di tutelare tutti i tipi di carne e pesce, dovremmo tutelare contro anche  gli agnelli di marzapane, i conigli di cioccolata e i pesciolini di liquirizia.
4) Se c’è scritto “può contenere tracce di…” è vegan ?
Il tema della cross contamination con allergeni è un tema relativo alla sicurezza alimentare. Quelle che troviamo sulla confezione sono indicazioni su una possibile contaminazione crociata. È stata fatta una proposta in Parlamento Europeo affinché non vengano ammessi come vegani i prodotti che contengono “eventuali tracce” di prodotti di origine animale. Questa potrebbe essere un’arma a doppio taglio ed escludere del novero dei prodotti vegan molti prodotti che sono assolutamente vegan. Questa denominazione esiste perchè ha più senso tutelare il consumatore allergico piuttosto che il vegano che fa una scelta etica e può accettare, con una rara possibilità, una cross contaminazione che può succedere in alcuni prodotti. Sia nella produzione di vini, olio, farine, succhi di frutta, marmellate ed altri prodotti vegetali può esserci la possibilità remota che insetti, lucertole o frammenti di animali possano entrare in contatto durante la produzione: è quasi inevitabile trovare del dna animale nell’olio e nel vino ma anche per il letame usato come fertilizzante. Si tratta di contaminazioni che possono riguardare uno 0,001 % della produzione, per cui è utile sempre tutelare il soggetto allergico, ma non si può certo dire che ci sono evidenti tracce di prodotti animali, perché si tratta di una mera possibilità. In pratica, ciò che è da capire è che un conto sono gli ingredienti un conto sono le tracce.
GUARDA L’INTERVENTO COMPLETO DELLA DOTT.SSA PAOLA CANE:
https://www.facebook.com/veganoknetwork/videos/556323144798052/?t=2041

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6 commenti su “Etichettatura tra trasparenza e etica: la dott.ssa Paola Cane ne parla al VeganFest”

  • Anonimo

    dice:

    Ascoltare la Dott.ssa Paola è sempre un tuffo alla scoperta del mondo degli ingredienti e lei è così precisa, professionale e allo stesso tempo semplice che è un piacere per chi ha voglia di consapevolezza seguirla.

  • Gian Paolo

    dice:

    Ma tutte le aziende che usano arbitrariamente indicazioni, marchi e affermazioni non corrispondenti a verità, come vengono perseguite ? Se vengono perseguite ovviamente.

  • Giada

    dice:

    Ecco perché alcune verdure in busta hanno il marchio vegan ok. Mi chiedevo infatti come mai, anzi mi sembrava pure ridicolo, invece ora ho capito. C’è un mondo infinito dietro lo sfruttamento animale, addirittura colori per le stampe, colle, e consigli su abbinamenti.

  • Renata Balducci

    dice:

    È davvero fondamentale avere un minimo di conoscenza in questo senso.
    Troppo facile essere consumatori e lamentarsi per acquisti errati
    Si, è vero , molti prodotti possono risultare ciò che in realtà poi non sono e la responsabilità è dei produttori e dei distributori, ma nel mondo di oggi conoscere è essenziale proprio
    Per evitare situazioni “ ingannevoli “
    Questo vale per gli acquisti , per le bollette che ci sommergono la cassetta della posta , per le assicurazioni che oramai siamo “ costretti” ad avere.
    Conoscere ed approfondire può aiutarvi a risparmiare , ad evitare spese inutili e nel caso dei prodotti per il nostro quotidiano , a farci star meglio in salute !
    Grazie alla Dottoressa Cane per la puntualità con la quale illustra sempre le informazioni che sono alla base dai nostri acquisti che devono essere sempre più consapevoli.

  • Massy T.

    dice:

    Questo tipo di articoli trattati su questa testata sono davvero i più interessanti che si trovano in giro!
    Bravi

  • VegTorino

    dice:

    Non mi carica il video?

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