Alimenti più “puliti” e naturali, privi di ingredienti chimici di sintesi e conservanti in risposta alle richieste di mercato: questa, a giudicare dal report realizzato da L.E.K. – società che si occupa di consulenza gestionale globale – sembra essere una delle ultime tendenze di mercato, che spinge aziende e produttori verso referenze innovative, diverse da quelle di un passato anche molto recente. Prende infatti piede il trend del cosiddetto “clean label“, etichetta formulata in modo da mettere in evidenza la presenza di ingredienti naturali, più sani e meno lavorati.
Secondo la ricerca, effettuata tramite un sondaggio sottoposto a consumatori americani, il 60% degli intervistati predilige infatti alimenti descritti in etichetta come “senza ingredienti artificiali“, “senza conservanti” e “naturale“. Non sorprende quindi che la tendenza da parte dei produttori sia proprio quella di rispondere alle richieste dei consumatori attraverso il “clean label”, potenzialmente in grado di attrarre più facilmente i consumatori. Secondo L.E.K., ci sono alcuni ingredienti chiave impiegati sempre più frequentemente dalle aziende per potersi garantire l’uso di etichette “pulite”, molto spesso anche riformulando ricette già esistenti in risposta alle richieste di mercato. Tra questi troviamo:
- Idrocolloidi: sono ingredienti (come gomme e pectina) con diverse funzioni, impiegati soprattutto come gelificanti e addensanti; si tratta di prodotti naturali (anche se bisogna prestare attenzione, perché possono essere di origine animale) e sono sempre più utilizzati per mantenere etichette “pulite”. Mentre esistono alcune tipologie di gomme impiegate già da diverso tempo, le gomme “pulite” – come ad esempio il guar – stanno diventando agenti addensanti e stabilizzanti molto popolari, prendendo spesso il posto della carragenina (E407), che secondo alcuni studi potrebbe avere effetti cancerogeni.
- Inibitori della muffa: man mano che le aziende orientano le proprie scelte su ingredienti naturali, diventa sempre più importante – ma anche complicato – cercare di prolungare la data di conservazione degli alimenti, prevenendo specialmente la formazione di muffe. Di solito le aziende utilizzano il propionato di calcio, un conservante alimentare di sintesi in grado di preservare a lungo la freschezza dei prodotti (specialmente da forno). Tra le alternative naturali più utilizzate c’è l’acido sorbico (E200), considerato un efficace conservante, ma sulla cui sicurezza si è pronunciata l’EFSA, abbassandone la dose giornaliera consigliata da 25mg a 3mg per chilo di peso corporeo in quanto potenzialmente tossico, anche se gli studi a riguardo sono ancora in corso.
- Stevia: mai come in questo momento le aziende cercano alternative allo zucchero che siano più salutari, ma che allo stesso tempo presentino un potere dolcificante pari a quello dello zucchero e un costo competitivo. Tra i vari prodotti alternativi presenti sul mercato completamente naturali in grado di soddisfare queste caratteristiche c’è la stevia (nella foto in basso), derivante dall’omonima pianta, che guadagna una popolarità crescente proprio grazie alla sua accessibilità economica e alla sua sicurezza per la salute.
Pianta di stevia, da cui si ricava un dolcificante naturale alternativo allo zucchero - Enzimi alimentari: svolgono un ruolo fondamentale in una grande varietà di alimenti, migliorandone la consistenza, l’aspetto, la durata di conservazione e la salubrità. Si prevede che il mercato degli enzimi alimentari crescerà di circa il 7-8% all’anno, alimentato non solo dalle richieste di prodotti più sani, ma anche dalla domanda di alimenti “alternativi”, come ad esempio il pane senza glutine, nella cui produzione gli enzimi svolgono un ruolo fondamentale.
- Frutta e verdura in pezzi e in polvere: vengono usate spesso all’interno di prodotti alimentari e bevande per donare agli alimenti il gusto, fornendo allo stesso tempo dolcezza e colore; in più, aggiungono ai prodotti vitamine, minerali e antiossidanti. Si prevede, in particolare, che il loro impiego possa aumentare in maniera esponenziale in seguito a un cambiamento normativo previsto negli Stati Uniti, dal momento che la frutta probabilmente prenderà il posto di altri ingredienti quando i produttori dovranno rendere nota in etichetta l’origine degli zuccheri aggiunti nelle proprie lavorazioni.
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Italia: i trend in etichetta
Se quello del “clean label” sarà probabilmente un trend destinato a durare e consolidarsi nel prossimo futuro anche nel nostro Paese, è anche vero che non si tratta dell’unico trend attuale nel mondo dell’etichettatura. Da noi fiorisce e si espande sempre di più il mercato dei prodotti senza lattosio, sia per l’aumento del numero di consumatori intolleranti a lattosio e proteine del latte, ma anche grazie a una maggiore attenzione rispetto agli ingredienti di un determinato prodotto. Ecco allora fare capolino tra gli scaffali del supermercato decine di referenze che puntano sul claim “senza lattosio”, specialmente nell’ambito dei prodotti da forno confezionati.
Da un’analisi effettuata di recente dall’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, è emerso inoltre che nell’area del free from risultano particolarmente importanti i claim “senza lievito”, “senza glifosato”, “senza aromi aggiunti” e “non fritto”. Da segnalare anche il trend dei prodotti che riportano in etichetta la presenza di “fermenti lattici”: tra yogurt, kefir, integratori alimentari e prodotti per l’infanzia questo paniere ha visto crescere le vendite di +3,7% in un anno. Nel mondo del beauty spopola invece il claim “biologico”, che ha visto crescere le vendite di +14,3% in un anno, arrivando a 41,6 milioni di euro di sell-out nel canale ipermercati e supermercati.
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