
Le etichette dei prodotti alimentari presenti in migliaia di supermercati di Paesi appartenenti all’Ue dovrebbero essere facilmente comprensibili, chiare e, soprattutto, trasparenti.
Un nuovo rapporto del Beuc consultabile qui, l’organizzazione europea dei consumatori, fotografa invece uno scenario scoraggiante sul fronte delle informazioni contenute in etichetta sottolineando i modi in cui le etichette sui prodotti alimentari rischiano di indurre in errore i consumatori: parliamo di vere e proprie etichette ingannevoli.
Aggirando le leggi e i regolamenti non completamente definiti dall’Ue o sfruttando veri e propri vuoti legislativi, troviamo quindi spesso alimenti che vantano claim come “di qualità superiore” o “più sani”, fino a “artigianali” o ancora “tradizionali”. Peccato però che, come spiega il Beuc, basta soffermarsi a leggere meglio l’etichetta per accorgersi che il prodotto non rispecchia fedelmente ciò che viene pubblicizzato sulla confezione.
Il Beuc, nel suo report, scrive chiaramente che si tratta solo di «campagne di marketing ideate a tavolino per rendere più attraenti prodotti» che poi in sostanza «contengono coloranti e additivi industriali». Quindi niente di più lontano dal poter essere considerati artigianali e di conseguenza neanche etichettabili come tali.
Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la Salute e la sicurezza alimentare, in una lettera ai governi degli stati membri della Comunità Europea scrive:
«Esorto tutti gli Stati membri a rafforzare le loro attività nazionali di controllo sulle pratiche di etichettatura adottate dalle imprese alimentari. Confido che siate d’accordo sul fatto che i consumatori debbano essere informati in modo appropriato sugli alimenti che acquistano e che qualsiasi pratica di etichettatura ingannevole debba essere prevenuta. Le informazioni sugli alimenti dovrebbero perseguire un alto livello di protezione della salute e degli interessi dei consumatori, fornendo loro la base per compiere scelte informate e fare un uso sicuro degli alimenti, in particolare per quanto riguarda gli aspetti relativi alla salute e a quelli economici, ambientali, sociali ed etici».
Il commissario informa che gli uffici della Commissione europea stanno considerando e analizzando la richiesta del Beuc di una modifica delle norme esistenti.
BEUC chiede l’applicazione di regole più chiare per l’etichettatura dei prodotti alimentari e delle bevande per evitare di ingannare i consumatori sulla vera natura del cibo e delle bevande che acquistano.
Ecco i punti salienti del rapporto:
• L’UE dovrebbe definire i termini chiave comunemente usati sulle etichette per commercializzare gli aspetti qualitativi di alimenti e bevande per i consumatori, come “tradizionale“, “artigianale” o “naturale“; questi termini rischiano, se non supportati da norme condivise, di trasmettere un’impressione di qualità che non ha alcuna relazione con il processo di produzione del il cibo/bevanda.
• Una definizione univoca dell’UE dovrebbe stabilire i livelli minimi di contenuto di grano integrale per le referenze in cui viene fornita l’indicazione di “cereali integrali“. Numerose organizzazioni dei consumatori hanno rilevato che prodotti che contengono il claim “integrale” sono di fatto costituiti in maniera significativa, da farina raffinata. Se in Italia, Spagna e Olanda ci sono delle normative che prevedono che il pane definito “integrale” debba per forza di cose contenere il 100% di farina integrale, in altri Paesi non è ancora così.
• È necessario impostare regole di contenuto minimo per i prodotti che evidenziano determinati ingredienti. La percentuale di ingredienti pubblicizzati dovrebbe essere chiaramente indicata sulla parte anteriore dell’etichetta: in particolare la percentuale di frutta in ogni prodotto. Indagini dimostrano che i consumatori credono fortemente che gli ingredienti promossi sul fronte diano l’impressione di essere presenti in maniera predominante all’interno del prodotto. Ad esempio. Consumentenbond (associazione olandese), ha intervistato 11.000 consumatori online e ha rilevato che il 91% concorda sul fatto che gli ingredienti che sono ben visibili sul lato anteriore della confezione, danno l’impressione che ci siano quantità considerevoli di quell’ingrediente nel prodotto.
A livello legislativo, la Commissione Europea stabilisce che l’etichettatura dei prodotti non deve essere in alcun modo fuorviante. La legislazione alimentare generale dell’UE che è stata approvata nel 2002 afferma che
“L’etichettatura, la pubblicità e la presentazione di prodotti alimentari o mangimi, compresa la loro forma, aspetto o imballaggio, i materiali del packaging utilizzati, il modo in cui sono disposti, il contesto in cui vengono visualizzati e le informazioni che sono rese disponibili su di loro attraverso qualunque mezzo, non devono indurre in errore i consumatori.”
Il regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori concordato nel 2011 (1169/2011) afferma che
“un’etichetta alimentare non deve trarre in inganno i consumatori quanto alle caratteristiche dell’alimento, in particolare per quanto riguarda la natura, l’identità, le proprietà, la composizione, la quantità, la durata, il paese di origine o luogo di provenienza, metodo di produzione o produzione “.
I consumatori sono interessati alle questioni legate al food labelling e vogliono che vengano intraprese azioni contro etichette alimentari ingannevoli. Nel rapporto si legge che a fronte di sondaggi conoscitivi proposti in Germania e Olanda, si è dimostrato che rispettivamente l’85% e l’84% dei consumatori non si fidano delle etichette alimentari. Quando ha lanciato la sua campagna sull’etichettatura ingannevole, l’associazione Consumentenbond ha ricevuto 24.000 firmatari in un solo mese. Anche in Spagna è stata lanciata una petizione contro etichette fuorvianti che ha già oltre 11.000 firmatari.
Il commissario Vytenis Andriukaitis parlerà di queste tematiche e di spreco alimentare, nell’edizione torinese de”I Dialoghi con i cittadini (Citizens’ Dialogues)”: dibattiti pubblici con i Commissari europei e altri responsabili decisionali dell’UE. Gli incontri, organizzati come sessioni di domande e risposte, sono un’occasione per porre domande ai rappresentanti politici dell’UE, esprimere pareri e descrivere gli effetti delle politiche dell’Unione europea sui cittadini. L’evento, organizzato in collaborazione con “Slow Food”, si terrà il prossimo 20 Settembre 2018 a Torino.

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