In Europa si continuerà a promuovere il consumo di carne rossa e lavorata grazie a campagne pubblicitarie finanziate da ben 186 milioni di euro. Cade nel nulla la proposta della Commissione Europea di bloccare tutti i fondi a favore di carne, salumi e alcol, e questo anche a causa del voto del nostro Paese: l’opposizione dell’Italia e di Francia, Spagna, Portogallo o Polonia tra gli altri Stati, permetterà la realizzazione di spot e messaggi promozionali che inviteranno i cittadini europei a continuare a consumare prodotti che l’OMS da anni ritiene rischiosi per la salute e che le Nazioni Unite indicano come devastanti per il Pianeta.
Un ennesimo passo indietro da parte dei Paesi europei, che sembrano incapaci di prendere iniziative concrete per limitare il consumo di prodotti non etici, non sostenibili e soprattutto non necessari per la nostra alimentazione. Ma come, verrebbe da chiedersi, solo nel 2020 l’Europa varava il cosiddetto “Farm to Fork“, un piano strategico che voleva dar vita ad un sistema alimentare “equo, sano e rispettoso dell’ambiente” al grido di “le campagne che pubblicizzano la carne a prezzi molto bassi devono essere evitate”. Neanche tre anni dopo, nel 2023 i Paesi godranno di finanziamenti multi-milionari per consigliare a tutti di continuare a mangiar carne.
Europa e consumo di carne: anche l’Italia ha fatto la sua parte
E pensare che proprio in questi giorni, alla COP27 in scena a Sharm El Sheik (e alla quale Greta Thunberg non parteciperà), le potenze mondiali – tra cui anche il nostro Paese – sono sedute attorno a un tavolo per trovare soluzioni per ridimensionare il climate change ed evitare una catastrofe climatica ormai quasi inarrestabile. Senza contare poi i terribili bilanci rilasciati dalle Nazioni Unite che, solo due settimane fa, ritenevano “non sufficienti” le manovre per l’ambiente e il clima messi in campo dai quasi tutti gli Stati (e sì, per combattere il climate change è imperativo cambiare abitudini alimentari, dicendo basta al consumo di prodotti di origine animale).
“In Europa qualcosa sta cambiando. […] Il rifiuto di posizioni ideologiche precostituite sembra finalmente entrare in scena nella sensibilità degli Stati membri“, esulta Carlo Piccinini, presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, riguardo la decisione dei Paesi membri. “Confidiamo che questo sia il primo segnale di una necessaria inversione di tendenza a tutela dei prodotti agroalimentari europei e delle eccellenze italiane, di cui la cooperazione è leader“. Ma di quale inversione di tendenza parla Piccinini? Il mantenimento di uno status quo che, incontrastato, sta distruggendo il Pianeta? La volontà di ignorare, di nuovo, gli enormi problemi legati al consumo di carne?
La scelta di tanti Paesi europei e l’esultanza di figure eminenti del panorama agro-alimentare italiano sembrano essere cieche di fronte a questioni ambientali di cui ormai si parla e per cui si cercano soluzioni da anni. A che pro promuovere prodotti che rappresentano un vero e proprio harakiri, sul lungo periodo, per la salute umana e quella del Paese in cui viviamo? Senza contare che sono passati ormai quasi sette anni da quando l’OMS ha definito la carne rossa “cancerogeno probabile” per l’essere umano, e i prodotti lavorati e processati come “cancerogeni certi”: eppure ci ostiniamo a ritenere corretto spendere 186 milioni di euro per ribadire che sono questi i prodotti che fa bene mangiare.
Ancora una volta abbiamo scelto di negare l’evidenza per salvaguardare il profitto: quanto ancora servirà per renderci conto del prezzo reale che saremo costretti a pagare per continuare a farlo?
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