Stop ai sussidi pubblici agli allevamenti: il flash mob di Giulia Innocenzi e Marco Cappato fuori dal Parlamento Europeo

A un anno dall'uscita di Food for Profit, Giulia Innocenzi organizza un flash mob davanti al Parlamento Europeo insieme al movimento Eumans di Marco Cappato per chiedere che non vengano più stanziati fondi pubblici per gli allevamenti intensivi

Ieri davanti al Parlamento Europeo a Bruxelles si è tenuto un flash mob a un anno dall’uscita di Food for Profit, il documentario che ha fatto tremare l’Europa svelando i legami tra politica, lobby e allevamenti intensivi. Giulia Innocenzi e Marco Cappato del movimento Eumans hanno organizzato un flash mob davanti al Parlamento Europeo per chiedere che non vengano più stanziati soldi pubblici per gli allevamenti intensivi.

Giulia Innocenzi e Marco Cappato
Da sinistra: Giulia Innocenzi e Marco Cappato

Cosa è cambiato a un anno dall’uscita di Food for Profit?

Un anno fa abbiamo mostrato Food for Profit nel cuore del potere politico europeo, svelando i legami tra le istituzioni e l’industria zootecnica. Oggi siamo tornati per dire che non ci fermeremo“, ha dichiarato Giulia Innocenzi, regista del documentario insieme a Pablo D’Ambrosi.

Il punto è sempre lo stesso: gli allevamenti intensivi ricevono miliardi di euro dalla Politica Agricola Comune (PAC), mentre i piccoli produttori sostenibili faticano a sopravvivere. “Un sussidio pubblico ha senso solo se un’attività economica porta un beneficio alla collettività“, ha sottolineato Marco Cappato, presidente del movimento paneuropeo Eumans. “Ma nel caso degli allevamenti intensivi, non solo non c’è un beneficio pubblico, ma ci sono danni oggettivi, come quello ambientale e sanitario, oltre alla sofferenza animale, che è un danno incalcolabile. E mentre i cittadini ne pagano le conseguenze, tra crisi climatica e impatti sulla salute, l’industria zootecnica continua a beneficiare di esenzioni e fondi pubblici, senza farsi carico del costo reale delle proprie attività“, ha concluso Cappato.

flash mob Bruxelles

Un sistema che non cambia, anzi peggiora

Dall’uscita di Food for Profit la situazione non è migliorata, anzi gli interessi dell’industria zootecnica sembrano essere ancora più protetti. Negli ultimi mesi gli agricoltori di tutta Europa sono scesi in piazza per protestare contro un sistema che penalizza i piccoli produttori a favore delle grandi aziende, eppure la narrativa dominante li ha spesso dipinti come nemici delle politiche ambientali, quando in realtà sono loro le prime vittime di un sistema che premia solo i colossi dell’industria alimentare.

Guardando indietro, proviamo emozione per tutto quello che abbiamo raggiunto: record al botteghino, vittorie politiche, la chiusura di un allevamento grazie alle nostre inchieste. Ma il nostro lavoro non è finito. Continueremo a investigare e denunciare finché l’Europa non smetterà di finanziare con soldi pubblici questo sistema tossico“, ha dichiarato Innocenzi.

Stop sussidi agli allevamenti flash mob bruxelles

Una prospettiva da fantascienza

Come se non bastasse, l’Unione Europea ha aperto la strada alla modifica genetica degli animali d’allevamento. Invece di ridurre il numero di animali allevati, si preferisce ingegnerizzarli per aumentarne la produttività.

In Food for Profit era stato immaginato un maiale a sei zampe creato per produrre più carne, e oggi l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sostiene che gli animali geneticamente modificati “non sono più pericolosi” di quelli normali. Ma qui non si tratta solo di sicurezza alimentare – la vera domanda è: perché invece di smantellare un sistema distruttivo, lo stiamo potenziando?

Food for Profit non si ferma: da documentario a movimento

Giulia Innocenzi al Parlamento Europeo

In questo anno, Food for Profit si è evoluto diventando un vero e proprio movimento che coinvolge tutta l’Europa con denunce e inchieste che hanno portando ad azioni concrete.

  • Le dichiarazioni di due eurodeputati, Paolo De Castro e Clara Aguilera, mostrate nel documentario, hanno suscitato così tanto scalpore che entrambi non si sono ricandidati alle elezioni europee.
  • Il film è stato proiettato nei Consigli regionali di Sicilia, Lombardia, Emilia-Romagna e Liguria, portando alla presentazione di diverse mozioni, come la moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi.
  • Un’inchiesta sotto copertura ha portato alla chiusura di un allevamento di tacchini vicino Rieti, dopo l’intervento delle forze dell’ordine.
  • Sono state avviate nuove indagini sugli abbattimenti per la peste suina e sugli allevamenti in aree di restrizione sanitaria, alimentando il dibattito nei media e nelle istituzioni.

Il flash mob a Bruxelles ha veicolato un chiaro messaggio: la battaglia non è finita. “Un anno fa abbiamo acceso i riflettori. Oggi diciamo che non li spegneremo“, hanno ribadito gli attivisti.

L’obiettivo è ancora quello di smettere di finanziare con soldi pubblici un modello industriale insostenibile che danneggia il pianeta, la salute delle persone e la vita degli animali. Perché le scelte individuali non bastano, se i fondi pubblici continuano ad alimentare chi distrugge il futuro di tutti.


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