“Food for profit” nel mirino: un appello all’azione contro le diffide

Il documentario che ha svelato le ombre dell'industria agroalimentare riceve un'ulteriore diffida da un'azienda produttrice di carne. 

“Food for Profit” è un potente docu-film che pone sotto i riflettori le connessioni nascoste tra l’industria della carne, le lobby agroalimentari e le istituzioni politiche.

Diretto da Giulia Innocenzi, con il contributo creativo di Pablo D’Ambrosi, il documentario esplora le dinamiche dietro gli allevamenti intensivi in Europa, denunciando come miliardi di euro di fondi pubblici sostengano pratiche insostenibili. Attraverso un’inchiesta accurata, “Food for Profit” mette in discussione il costo etico e ambientale del nostro attuale sistema produttivo, incentivando lo spettatore a riflettere sulla propria scelta alimentare come un gesto politico.

La nuova diffida: un attacco alla libertà di informazione

Oggi 05 Marzo 2024, attraverso i social, Giulia Innocenzi ha reso noto che “Food for Profit” ha ricevuto una nuova diffida da parte di un’azienda produttrice di carne, curiosamente non menzionata all’interno del documentario. Questo episodio solleva preoccupazioni significative riguardo al diritto di critica, pilastro fondamentale di una società democratica. La diffida appare come un tentativo di intimidazione nei confronti dei creatori del documentario, con l’obiettivo di soffocare il dibattito pubblico su temi di rilevante interesse sociale.

 

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Sostenere “Food for Profit” e la libertà di informazione

Di fronte a questo tentativo di censura, è cruciale mobilitarsi per difendere la libertà di informazione e sostenere il lavoro di chi, come Giulia Innocenzi e il suo team, si impegna a portare alla luce verità scomode. Ecco alcune azioni concrete per supportare “Food for Profit” e il diritto di critica:

  • Diffusione e Dialogo: Ampliare la visibilità del documentario condividendolo favorendo una maggiore consapevolezza sulle tematiche trattate.
  • Partecipazione Attiva: Organizzare proiezioni del documentario in comunità locali, scuole, università o gruppi di discussione, per stimolare un dibattito costruttivo e informato sulle pratiche dell’industria agroalimentare.

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