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L’etichettatura della carne vegetale confonde i consumatori? Il no della Francia

La Francia chiarisce: "meat sounding" per alimenti vegetali non confonde i consumatori, evidenziando la necessità di politiche aperte.

Francia e meat sounding: nessuna confusione per i consumatori di prodotti vegetali.

In una recente sentenza, la Corte di Cassazione francese ha chiarito un punto cruciale nel dibattito sull’alimentazione sostenibile, stabilendo che i prodotti a base vegetale che utilizzano denominazioni tradizionalmente associate alla carne non generano confusione tra i consumatori.

Si chiama “meat sounding” l’uso di termini tipicamente associati ai prodotti a base di carne per identificare alimenti vegetali, una pratica che sta generando intense discussioni in tutta Europa. La recente posizione adottata dalla Francia su questo argomento emerge in un contesto di vivace dibattito sulla normativa relativa all’etichettatura degli alimenti plant-based, sottolineando l’importanza e la complessità della questione nel panorama legislativo europeo.

In Italia, ad esempio, il governo ha introdotto norme restrittive sull’utilizzo di terminologie legate alla carne per descrivere i prodotti vegetali, una mossa che ha sollevato preoccupazioni riguardo il suo impatto sul settore. Al contrario, la sentenza francese suggerisce un approccio più aperto e favorevole all’innovazione. Allo stesso tempo assistiamo alla politica adottata dal Belgio, che ha rinunciato a stabilire linee guida rigide per l’etichettatura dei prodotti plant-based.

I giudici francesi hanno concluso che i consumatori non sono facilmente ingannabili, in quanto le etichette e le pubblicità chiariscono inequivocabilmente la natura vegetale dei prodotti. Anche quando questi alimenti sono posizionati nei reparti carne nei supermercati, rimangono chiaramente identificabili come prodotti a base vegetale.

confusione consumatori

Questa tendenza giurisprudenziale sembra contrastare con l’approccio adottato dall’Italia, che non ha ancora fornito dati concreti a sostegno della presunta confusione tra i consumatori. La legge italiana, inoltre, non sembra considerare l’impatto economico negativo che tali restrizioni potrebbero avere su un settore in crescita, che solo nell’ultimo anno ha registrato un incremento del 21% e un volume d’affari superiore ai 600 milioni di euro (dati Good Food Institute).

Il parere di Unione Italiana Food

L’Unione Italiana Food, un’organizzazione sotto l’egida di Confindustria che aggrega oltre 550 entità nel settore agroalimentare, ha trasmesso alla Commissione Europea le proprie osservazioni critiche riguardanti il Disegno di Legge Lollobrigida sollecitando in particolare l’abrogazione del divieto di “meat sounding”. Secondo l’Unione Italiana Food, l’attuale sistema di etichettatura europeo garantisce già che i consumatori non siano tratti in inganno dai prodotti a base vegetale, sottolineando l’infondatezza dei timori di confusione.

Le restrizioni non solo non proteggono i consumatori ma possono effettivamente generare maggiore confusione. Inoltre, limitare l’uso di terminologie familiari per i prodotti vegetali non danneggia solo l’economia ma impedisce anche ai consumatori di accedere a scelte alimentari più sostenibili e salutari, cruciali per la tutela dell’ambiente.

Questa situazione solleva interrogativi importanti sul futuro dell’etichettatura alimentare e sulle politiche di sostegno alle innovazioni nel settore agroalimentare, in un momento in cui la sostenibilità e la salute pubblica diventano sempre più centrali nelle scelte dei consumatori e nelle agende politiche internazionali.

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