Il World Plant Milk Day è un’iniziativa creata dal co-fondatore del magazine Plant Based News Robbie Lockie in collaborazione con il gruppo internazionale di sensibilizzazione alimentare ProVeg: è una celebrazione delle alternative vegetali al latte vaccino per dimostrare come la qualità e la quantità di prodotti plant based rappresentino una ragione per introdurli nella routine alimentare quotidiana. Le motivazioni principali promosse dall’inziativa? Il miglioramento della salute, dell‘ambiente e sopra ogni cosa, il benessere degli animali liberi dallo sfruttamento per fini alimentari.
L’iniziativa arriva in un momento di crescita per il settore del latte a base vegetale globale, che dovrebbe raggiungere 34 miliardi di dollari entro il 2024, rispetto agli 8,2 miliardi di dollari nel 2014: numerosi studi, dimostrano che un numero sempre maggiore di consumatori si allontanano dai prodotti lattiero-caseari. Fact: il consumo di latte vaccino sta diminuendo e il settore del latte vegetale sta crescendo.
Secondo ProVeg UK, questa tendenza rappresenta uno dei più grandi cambiamenti nella dieta globale di sempre, affermando: “Mai prima d’ora abbiamo visto persone in tutto il mondo transitare così rapidamente da un alimento alle sue alternative in questo modo”.
Zephie Begolo, responsabile delle campagne per ProVeg nel Regno Unito, ha aggiunto: “I consumatori possono ora acquistare una grande varietà di bevande vegetali alternative ai prodotti lattiero-caseari: sono più facilmente disponibili, complici, i grandi supermercati, le catene di negozi, dettaglianti e punti vendita alimentari che offrono spazio a questi prodotti. La tendenza sembra ormai inarrestabile.”
Secondo Rabobank, negli ultimi 10 anni il consumo di bevande alternative al latte è cresciuto ad un tasso annuale dell’8% ed ormai rappresenta, a livello mondiale, un valore al consumo che supera i 18 miliardi di dollari.
Dalle bevande più classiche come quelle di soia, riso, avena a quelle a base di canapa, riso nero, anacardi, sorgo, cocco, mandorle, nocciole, arachidi, pistacchi: l’inventiva è il vero motore propulsore di questo settore.
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Qual è la situazione in Italia?
Il vegetale piace sempre di più tanto che entro il 2021 il nostro sarà il settimo al mondo fra i paesi che consumano maggiormente tipi di latte alternativo, secondo una ricerca condotta da Euromonitor International, società leader mondiale nelle indagini di mercato. Fino a non molto tempo fa, il più diffuso era il latte di soia, probabilmente perché più conosciuto ma ora sta perdendo il suo primato e sta rallentando le vendite (con un trend a volume del +2%, secondo un’indagine di Nielsen, altra società leader nelle ricerche di mercato). Ci sono altri prodotti che stanno conquistando il mercato come il latte di cereali e alle noci (+75,1% secondo Nielsen), tanto che anche le aziende produttrici di latte vaccino (come Parmalat e Granarolo, che hanno lanciato linee di prodotti alternativi) si stanno prendendo una fetta di questo mercato, nel quale le aziende italiane sono protagoniste fin dagli albori.
In Italia sono circa 12 milioni le persone che oggi consumano bevande vegetali, un dato in crescita del 5% rispetto alla fine del 2016. Si tratta di una categoria di bevande apprezzata da un pubblico di età compresa tra i 25 e i 54 anni, più femminile che maschile (58% donne) e con una fascia di reddito medio alto. In Italia questo mercato è cresciuto costantemente negli ultimi 4 anni con un incremento delle vendite a valore del 4,4% nel 2017 rispetto all’anno precedente (dati Nielsen).
Secondo l’ultimo studio dell’Osservatorio VEGANOK sui consumi del 2018, entro il 2024, il valore del latte vegetale e dei suoi sostituti arriverà a 34,4 miliardi di euro e i driver di spesa lato consumatore sono etica e consapevolezza sui temi legati alla salute.
I dati sono talmente incoraggianti che il caso latte vegetale sta arrivando anche nelle tribune e nei dibattiti politici: è recente la notizia del disegno di legge per la riduzione dell’iva sul latte vegetale dal 22% al 5%.
Opportunità per le aziende e conversione della linea produttiva. Il caso Elmhurst
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Elmhurst è stata fondata negli anni ’20 ed è diventata uno dei più grandi produttori di latte vaccino della costa orientale degli Stati Uniti rifornendo un’area metropolitana di sette milioni di persone.
L’amministratore delegato Henry Schwartz ha dichiarato che la società ha sofferto negli ultimi anni rivelando che il latte vaccino pastorizzato ha subito un forte calo. Dice Schwartz: “non possiamo continuare a produrlo senza perdite. Non c’è molto spazio per il nostro tipo di attività che ho cercato di tenere in piedi per amore di mio padre (il fondatore)”. E aggiunge: “L’arresto riflette le tendenze in atto nel settore lattiero-caseario: una maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo al trattamento delle mucche nell’industria del latte e la preoccupazione dei consumatori in merito a grassi saturi, colesterolo e ormoni sta causando vendite in calo anno su anno.”
Su queste motivazioni, la fu “Elmhurst Dairy” ha abbandonato il caseificio ed è diventata semplicemente “Elmhurst” producendo la propria gamma di latte a base vegetale. Una conversione totale.
L’azienda ha debuttato con la sua nuova linea denominata “Milked” alla fiera Natural Foods Expo West ad Anaheim, in California a Marzo 2018. Schwartz afferma che la sua nuova gamma propone “quattro varietà: mandorle, nocciole, anacardi, noci e sopratutto, prodotto di punta, il latte di arachidi.” Le materie prime, lavorate con una macinatura a freddo, non contengono emulsionanti, addensanti, sbiancanti o proteine alimentari.
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