Giornata Mondiale delle Api: la biodiversità in pericolo sarà salvata dalle api robot?

Il 20 maggio si celebra a livello internazionale la Giornata delle api, insetti impollinatori di fondamentale importanza per la biodiversità e il mantenimento degli ecosistemi, ormai in pericolo di estinzione da tempo; c'è chi, per tentare di risolvere il problema, ha creato le api-robot, ma quanto c'è di eticamente corretto nel loro impiego?

Il 20 maggio di ogni anno dal 2017 si celebra la Giornata Internazionale delle Api, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli insetti impollinatori per gli ecosistemi e sui pericoli che questi animali corrono a causa di pratiche agricole intensive, dell’uso eccessivo di prodotti chimici per l’agricoltura e delle temperature elevate dovute al cambiamento climatico. “Se le api dovessero scomparire dalla Terra, all’uomo non resterebbero che 4 anni di vita” affermava Albert Einstein in un assunto chesebbene non supportato da alcuno studio scientifico moderno, rende l’idea dell’importanza di questi operosi insetti: la loro estinzione è un’ipotesi che si fa via via meno remota e ciò rappresenta una grave minaccia non solo per le api in sé, ma anche per la conservazione di innumerevoli specie di piante selvatiche e per l’agricoltura.

Basti pensare che, secondo la FAO, quasi il 75% delle colture mondiali che producono frutta e semi commestibili dipendono, del tutto o in parte, dagli animali impollinatori – tra i quali figurano non solo le api ma anche falene, mosche, vespe, scarafaggi, farfalle e colibrì. Ma non è tutto, perché le api supportano la crescita di alberi, fiori e altre piante, che a loro volta forniscono cibo e riparo molte specie di animali diversi, che possono dunque coesistere in ecosistemi complessi e interconnessi mantenuti in gran parte dal lavoro delle api.

Eppure, da qualche anno assistiamo a un lento ma inesorabile declino del numero di insetti a livello globale, tanto che più del 40% delle specie esistenti sta diminuendo sensibilmente e un terzo è in pericolo di estinzione, con una velocità otto volte superiore rispetto a quella di mammiferi, uccelli e rettili. Per quanto riguarda le api nello specifico, si calcola che attualmente il 9% delle 25 mila specie esistenti sia in pericolo di estinzione solo nel nostro continente. Solo negli ultimi cinque anni sono scomparsi 10 milioni di alveari nel mondo, quasi 2 milioni l’anno, e oltre 200 mila solo in Italia. Nel nostro Paese, delle 151 specie di api autoctone 5 specie sono ritenute estinte, 2 specie sono considerate attualmente in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 specie sono ritenute vulnerabili e altre 13 sono prossime a uno stato di minaccia. Inutile dire la loro diminuzione influisce in maniera sensibile anche sull’economia: secondo i dati diffusi sul sito del Parlamento Europeo, il valore della produzione agricola annuale europea attribuita agli insetti impollinatori si aggira intorno a 15 miliardi di euro. A livello globale, invece, si stima che le produzioni agricole dipendenti dagli insetti impollinatori abbiano un valore annuale compreso tra i 200 e i 600 miliardi di dollari.

Api-robot: la soluzione per aggirare il problema?

Il mondo scientifico sta cercando di trovare una soluzione a questo grave problema mettendo in campo innovazioni tecnologiche senza precedenti, come le “api robot”: si tratta di piccoli impollinatori artificiali in grado di sostituire il lavoro delle api, veri e propri eserciti di minuscoli droni il cui ronzio meccanico potrebbe presto rimpiazzare quello degli insetti. Il primo progetto è stato messo in campo dai ricercatori dello Wyss Institute di Harvard, che dal 2013 stanno lavorando allo sviluppo di piccoli robot chiamati Robo-bees (in foto), lanciati ufficialmente nel 2018. Ognuno misura un paio di centimetri e funziona per imitazione del comportamento degli insetti impollinatori, raccogliendo il polline da un fiore e posandolo su quello successivo. Come spiega Forbes, si tratta di sistemi sviluppati e pensati per garantire un volo di gruppo sincronizzato, proprio come avviene per gli sciami, e che potrebbero presto essere impiegati – oltre che per l’impollinazione – anche per il monitoraggio ambientale e per operazioni di ricerca.

Ma non è tutto: alcuni studiosi giapponesi dell’Istituto nazionale di scienze e tecnologie industriali avanzate (Aist) di Tsukuba, hanno sviluppato api robotiche partendo da piccoli droni acquistati online; per il momento si tratta ancora di prototipi telecomandati dall’uomo, ma l’obiettivo è di renderli presto autonomi nel volo e per questo in grado di rimpiazzare le api e il loro lavoro di insetti impollinatori. Anche nello stato di New York si pensa all’impollinazione artificiale, con la start-up Dropcopter che fornisce agli agricoltori droni per impollinare interi frutteti; in questo caso non si tratta di minuscoli robot, ma di macchinari guidati in remoto in grado di spruzzare polline da circa due metri e mezzo d’altezza. Parliamo di apparecchi con grande potenziale in termini industriali ed economici, pensati per sostenere il business dei produttori anche nei periodo in cui le api non sono attive.

Innovazioni e tecnologie senza precedenti che potrebbero quasi certamente risolvere il problema legato all’estinzione delle api, ma che inevitabilmente sollevano dubbi di carattere etico e morale: quanto c’è di giusto nella sostituzione di animali in pericolo di estinzione a causa – anche e soprattutto – delle attività umane? La creazione di “impollinatori robotici” non è l’ennesimo tentativo di aggirare un problema di dimensioni enormi piuttosto che tentare di risolverlo, ridimensionando l’impatto delle attività umane e portandolo a livelli considerati sostenibili?

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