Gli analoghi della carne sono, inseime alle alternative al latte vaccino, uno dei prodotti di punta all’interno del mercato plant-based, sicuramente il motore trainante della “rivoluzione vegetale” dei consumi a cui stiamo assistendo. La tecnologia alimentare, sempre più avanzata, permette di realizzare prodotti alternativi che imitano le proteine animali senza l’impatto ambientale e le implicazioni etiche delle produzioni a base animale. La fake meat è un prodotto sempre più diffuso, non tanto e non solo tra vegetariani e vegani, ma anche tra quella fetta di consumatori che riducono l’impiego di proteine animali in favore di quelle vegetali. Dietro a questa scelta, di solito, ci sono motivazioni di carattere ambientale o la convinzione che gli alimenti vegetali siano più sani di quelli animali.
L’impennata dell’economia plant-based è un dato di fatto, analizzato dagli esperti del settore con indagini scrupolose, secondo le quali siamo solo all’inizio: le proteine alternative sono passate da essere un prodotto di nicchia a bandiera del cibo del futuro. I dati affermano che entro il 2035 le proteine “alternative” avranno raggiunto la piena competitività in fatto di gusto, consistenza e prezzo con le proteine animali tradizionali, e per questo si prevede che l’11% di tutta la carne, i frutti di mare, le uova e i latticini consumati nel mondo saranno di origine vegetale. Se la tecnologia dovesse muoversi a passo più spedito, questo numero potrebbe arrivare al 22% nel 2035. A quel punto, l’Europa e il Nord America avranno raggiunto il “picco di consumi della carne” e il consumo di proteine animali inizierà a diminuire.
Certamente anche la pandemia da Coronavirus ha contribuito ad accelerare lo shift verso le alternative alla carne: la paura del contagio e di una possibile connessione con il consumo di prodotti di origine animale è alla base del cambiamento repentino dei consumi a cui si è assistito in questi mesi. Anche nel nostro paese si è registrato un calo del consumo di carne bovina, con un ridimensionamento della produzione e una riduzione delle macellazioni.
Carne vegetale: la scelta del futuro
Il consumo di carne e derivati è strettamente legato al tema della sostenibilità: dalle emissioni che dominano la crisi climatica agli habitat distrutti per i terreni agricoli, fino all’inquinamento dei fiumi e degli oceani, la produzione di alimenti di origine animale è un vero e proprio disastro globale. Per questo i riflettori sono puntati sulle alternative in grado di rappresentare una via di uscita da questo enorme problema: secondo il Good Food Institute (GFI), nel 2020 molti produttori si sono avvicinati come mai prima d’ora alla competitività di prezzo con carne e derivati.
Naturalmente, raggiungere la parità di prezzo con la carne animale è un passo importante verso una maggiore diffusione dei prodotti plant-based: è emerso spesso come, per i consumatori, uno dei maggiori ostacoli verso il consumo di queste alternative sia proprio il prezzo elevato.
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Le aziende sanno che è tempo di puntare sul vegetale e ci sono realtà che stanno letteralmente rivoluzionando il mercato alimentare con i loro prodotti. Nel nostro paese spicca il lavoro dell’azienda Joy Food Srl, che ha creato il marchio Food Evolution, una gamma di prodotti che imitano per gusto, aspetto e consistenza i prodotti di origine animale. Poi ci sono i grandi colossi americani come Beyond Meat e Impossible Foods – rispettivamente “numero uno” e “numero due” al mondo nel settore della carne vegetale – che nel 2009 hanno aperto la strada al lancio della fake meat sui mercati d’oltreoceano e che oggi sono aziende note a livello globale.
Da non dimenticare è anche il settore della carne in vitro, nota anche come “clean meat”, vera e propria carne coltivata in laboratorio partendo da cellule staminali prelevate da animali. Non siamo di fronte a un prodotto vegetale, ma a tessuto animale ottenuto artificialmente in vitro, anche se senza macellazione. Secondo il GFI, il suo mercato è ancora in evoluzione, ma il 2020 ha visto diversi cambiamenti anche in questo settore: sono emerse almeno 20 nuovi produttori, mentre il numero di startup focalizzate esclusivamente sullo sviluppo tecnologie o prodotti finiti è salito a più di 70.
Per saperne di più
Il fenomeno del passaggio alle alternative ai prodotti di origine animale, sia esso per motivazioni etiche, di sostenibilità ambientale o legate alla salute, è ampio e sfaccettato. Come Osservatorio, lo abbiamo affrontato più volte da più punti di vista differenti, e proponiamo di seguito una serie di articoli per saperne di più:
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Proteine alternative: ricercatori al lavoro per creare una nuova categoria di prodotti vegetali
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Good Food Institute: nel 2020 boom di vendite per i prodotti plant-based negli USA
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Burger King: in Germania apre il primo locale meat-free. La svolta “veg” tocca anche i fast food
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Spesa: è boom dei prodotti “veg”, 3,2 miliardi di euro di sell-out nel 2020
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Cina, spopola la carne vegetale: l’86% dei consumatori l’ha provata almeno una volta
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