Gli animali sono persone

Promiseland -

Un’interessante riflessione sul rapporto uomo-animale nella società civile dal punto di vista di Valentino Bellucci, filosofo, scrittore e membro del comitato etico dell’Associazione Vegani Italiani Onlus. “Gli animali sono Persone; essi hanno una precisa personalità. Non ascoltate coloro che affermano il contrario, poiché essi non hanno realmente guardato negli occhi lo sguardo unico, irripetibile, di […]

Un’interessante riflessione sul rapporto uomo-animale nella società civile dal punto di vista di Valentino Bellucci, filosofo, scrittore e membro del comitato etico dell’Associazione Vegani Italiani Onlus.

“Gli animali sono Persone; essi hanno una precisa personalità. Non ascoltate coloro che affermano il contrario, poiché essi non hanno realmente guardato negli occhi lo sguardo unico, irripetibile, di ogni animale.
Anche se la loro personalità sembra essere del tutto limitata dagli istinti, ciò non toglie nulla al fatto che una coscienza spirituale, un’anima, abiti quel corpo non-umano…
Una società che uccide questi esseri per divorarli non può essere definita una società civile.
Usare il termine “carne” significa operare una mistificazione ontologica, significa occultare una soggettività per far credere a noi stessi e agli altri che si tratta di una semplice oggettualità. Ma l’animale morto, da cui sono stati tratti brandelli di carne, non era un Oggetto ma un Soggetto.
È vero che la morte trasforma il nostro corpo in un oggetto tra gli oggetti, ma nel caso degli animali è stata una violenza programmata ad operare tale passaggio. Non a caso nelle tradizioni orientali mangiare un animale morto naturalmente non ha lo stesso peso karmico del mangiare un animale ucciso per soddisfare il proprio egoistico palato.
Ecco perché il cannibalismo ci fa orrore, poiché sappiamo bene che non stiamo mangiando i resti di qualcosa ma i resti di qualcuno, un qualcuno che sorrideva, che amava, che sognava, che lottava, che cantava. Ma anche gli animali sognano, amano, lottano.
Uno dei massimi filosofi del Novecento, Merleau-Ponty, notava a proposito della vita degli animali: “Nel caso di due piccioni femmine allevate in una gabbia, una di esse mostrerà tutti i comportamenti del maschio, il che provoca in queste due femmine il sincronismo delle deposizione delle uova. Questo genere di errore è possibile perché c’è non uno spirito della specie, ma un dialogo. In breve, si può parlare a buon diritto di una cultura animale.”
(1) Parlare di “cultura animale” può sembrare ad alcuni sconvolgente e del tutto rivoluzionario. Invito però ogni persona a svolgere un semplice esperimento mentale; immaginiamo che una specie extra-terrestre e molto più avanzata di noi tecnologicamente invada il nostro pianeta; anche ai loro occhi noi potremmo sembrare solo degli animali e la nostra cultura potrebbe essere per loro un semplice meccanismo di istinti. Tali extra-terrestri potrebbero quindi decidere di allevarci per trasformarci in cibo, con la scusa che il nostro logos è solo rudimentale, mentre il loro è davvero avanzato.
Come valuteremmo tali extra-terrestri? Dovremmo chiamarli crudeli, insensibili, malvagi? Eppure potrebbero essere più avanti tecnologicamente, così come noi lo siamo rispetto al mondo animale. In realtà sia loro che noi abbiamo commesso un errore: il non riconoscimento del diritto alla vita di altri esseri, con un logos diverso dal nostro.
Il vero avanzamento di una civiltà si basa sull’accrescimento di ciò che il Buddha chiamava compassione (karuna). Ma la filosofia è sempre stata attraversata dalla questione della Personalità animale, da Pitagora a Singer le menti più illuminate hanno sempre sentito con forza la verità di questa tesi.
Come negare la soggettività animale? Negarla significa voler negare un’evidenza ontologica. Ad una attenta analisi della vita animale appaiono evidenti i corteggiamenti artistici del pavone, i linguaggi complessi dei delfini, l’affetto del cane. In realtà, da un punto di vista pratico, nessuno seguirebbe realmente l’assurdo cartesianesimo che riduce gli animali a semplici macchine-oggetti.
Certo, gli allevamenti intensivi si basano su tale visione. Ecco perché l’uomo del terzo millennio non può più vivere in un tale rapporto di sfruttamento con questi suoi indifesi amici. Il riconoscimento della dignità degli animali si fa subito prassi nell’alimentazione vegetariana e vegana.
(2) Ogni animale sogna, lotta, comunica, prova gioia e dolore; come vedremo negli autori seguenti il loro destino è intrecciato col nostro; per questo fondare un rispetto per gli animali significa fondare un reale rispetto per la vita umana. Ma per tutti questi aspetti occorre una rivoluzione culturale, una vera e propria educazione alla compassione.


1 M. Merleau-Ponty, La natura, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996, pag. 291.
2 Per gli aspetti salutistici ed ecologici della prassi vegetariana si rimanda all’ottimo testo di U. Veronesi e M. Pappagallo Verso la scelta vegetariana. Il tumore si previene anche a tavola, Giunti editore, 2012.
Valentino Bellucci
www.assovegan.it

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