Gli eventi pubblici a Helsinki diventano meat-free, in nome della sostenibilità. Come annunciato in questi giorni sul sito della capitale finlandese, a partire dal 1 gennaio 2022 non saranno più serviti piatti a base di carne durante seminari, congressi o altre iniziative pubbliche, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei consumi alimentari. Al loro posto, piatti a base vegetale preparati con ingredienti di stagione e/o “pesce pescato localmente e in modo sostenibile”.
Non solo carne, però: le nuove regole riguarderanno anche caffè, tè e banane, che dovranno provenire dal commercio equo e solidale. Inoltre, il latte d’avena sostituirà quello vaccino, mentre la città metterà al bando le stoviglie e i contenitori monouso per snack e bevande. La Finlandia, dunque, segue le orme della Germania – che già nel 2018 aveva fatto questa scelta – e si avvia a grandi passi sulla strada del cambiamento. Il tutto, anche per rispettare l’ambizioso obiettivo di diventare il primo Paese al mondo a emissioni zero entro il 2035.
Scelte esemplari e azioni concrete che fanno sbiadire le (vuote) promesse sul clima, senza dubbio. Però, il traguardo è ancora lontano e non mancano scivoloni eclatanti nei progetti dell’amministrazione finlandese. Per prima cosa, la scelta di eliminare la carne, continuando a servire pesce: la pesca sostenibile non esiste e illudersi del contrario è utopico, oltre che molto lontano dalla realtà. Limitarsi all’eliminazione della carne, per quanto sia un passo avanti fondamentale, risolve solo metà del problema, mentre la pesca continua a distruggere i mari e gli ecosistemi marini. Per saperne di più: Seaspiracy: i mari sono al collasso
In più, la decisione discutibile di fare delle eccezioni: “Ad esempio, se il re di Svezia dovesse arrivare in visita, potremmo offrirgli della selvaggina – ha dichiarato il sindaco di Helsinki, Juhana Vartiainen – Oppure, se ci trovassimo di fronte a qualche gruppo al quale sarebbe naturale offrire carne, allora dovremmo lavorare con discrezione e buon senso“.
Un dubbio, però, rimane: siamo sicuri che il re di Svezia, come chiunque altro, non possa proprio rinunciare al piatto di carne “delle occasioni ufficiali”?
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