Se i cacciatori non esistessero bisognerebbe inventarli. Se non ci fossero loro a produrli a getto continuo davvero non si saprebbe dove trovarli gli argomenti contro i cacciatori, davvero non si saprebbe come fare a por fine alla caccia. L\’ultima gaffe, l\’ultima di una lunga serie, l\’ha prodotta tale Donarto Paganini, presidente dell\’Atc (Ambito territoriale di caccia) del Tigullio (Rapallo).
Il fatto è il seguente:
Cinghiali, lo sfogo dei cacciatori \”Chiedono aiuto, poi ci insultano\”
Polemiche a Rapallo per le battute. Gli abitanti: sparano troppo vicino alle
Case
Rapallo. \”Si lamentano che i cinghiali devastano gli orti, hanno paura di
incontrarli di notte. Ma poi, quando legalmente facciamo battute al
cinghiale dove sono state segnalate le irruzioni, ci insultano e minacciano,
costringendoci ad andare via. E\’ una situazione molto difficile: noi
cerchiamo di tenerci lontani dalle abitazioni, ma dobbiamo seguire le tracce
e i movimenti degli animali\”.
E\’ lo sfogo di Donarto Paganini, presidente dell\’Atc (Ambito territoriale di
caccia) del Tigullio, rientrato alla base dopo una battuta al cinghiale,
senza aver preso animali, ma insulti minacciosi da parte degli abitanti
nella zona di San Massimo. \”Siamo in periodo di caccia e possiamo cercare i
cinghiali due giorni la settimana: il mercoledì e la domenica – spiega
Paganini -. Solitamente cerchiamo di intervenire laddove ci sono state
richieste di danni e dove i cinghiali sono stati avvistati in gran numero. I
problemi li abbiamo quando ci avviciniamo alle case. Un esempio è San
Massimo, sulle alture di Rapallo, sopra il campo da golf, dove i cinghiali
creano parecchi disagi. Ma lì è difficile fare una regolare battuta di
caccia per le continue proteste dei residenti\”.
(Il Secolo XIX, 7 ottobre 2003)
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In cosa consista la gaffe è così evidente che è quasi superfluo spiegarlo: Paganini ammette candidamente che esiste incompatibilità fra un \”regolare\” svolgimento dell\’attività venatoria e la tranquillità e la sicurezza dei cittadini. Lo ammette con la coda fra le gambe? Chiedendo scusa alla gente, gettando la doppietta nell\’immondezzaio e dedicandosi a miglior \”passatempo\”? Ovviamente no: lo ammette, ma con la pretesa implicita di continuare a sparare.
Una cosa risulta chiara da tutto ciò: che se è vero che gli animali selvatici costituiscono a volte un problema per le colture, è anche vero che ricorrere all\’intervento dei cacciatori, ritrovandosi con ciò in mezzo a uno scenario di guerra, è un rimedio peggiore del male, è come mettersi sotto una ghigliottina per eliminare il mal di testa.
Anzi, è ancora peggio: perché chiedere l\’intervento dei cacciatori, a parte il discorso della pubblica sicurezza, significa chiedere la soluzione del problema proprio a chi ha tutto l\’interesse a NON risolverlo. Perché? Ovvio: visto che si parla di cinghiali, immaginate di essere un cacciatore di cinghiali. Li volete o no i cinghiali nella vostra zona?
E non è un caso infatti se in varie zone d\’Italia i cinghiali, e soprattutto certe razze di cinghiali, proprio quelle di stazza maggiore, le più appetite dai cacciatori e allo stesso tempo quelle che producono la gran parte dei danni, non sono animali autoctoni, bensì introdotti artificialmente. Da chi? E perché? Il lettore si risponda da solo.

Tornando al problema dell\’incolumità pubblica, cosa significhi chiedere \”aiuto\” ai cacciatori lo hanno ben capito gli abitanti di San Massimo e, come notavo nel mio precedente articolo (I bambini hanno il diritto di giocare, gli uccelli di volare), lo hanno capito anche altrove, lo stanno finalmente capendo in molti.
Incredibilmente infatti non sono proprio fioccate ma comunque ci sono state, in occasione dell\’apertura – ancora una volta irresponsabilmente anticipata – della stagione venatoria 2003/2004, e nonostante una legislazione non favorevole in materia di poteri degli enti locali, le ordinanze sospensive di vari sindaci a tutela appunto dell\’incolumità pubblica.
Un paio di esempi:
Doppiette & polemiche
Con le ordinanze di divieto nei Comuni della gronda
si è sparato soprattutto in campagna.
Caccia, primo weekend di multe.
Pochi spari e qualche denuncia all\’autorità giudiziaria in provincia di
Venezia nel primo weekend di preapertura della caccia.
Grazie all\’anticipo deciso dalla Regione Veneto, i cacciatori avrebbero
potuto sparare nelle giornate di sabato e domenica scorse, ma in realtà le
ordinanze dei sindaci hanno bloccato l\’attività venatoria, rinviata a
questo punto al 21 settembre prossimo.
Il divieto assoluto di caccia stato ordinato – per motivi di sicurezza
vista la presenza nei rispettivi territori di parecchi turisti – dai
sindaci di Venezia, Jesolo, Cavallino-Treporti, Musile e Chioggia, anche se in
quest\’ultimo Comune pochi cacciatori sono stati informati per tempo:
l\’ordinanza è stata pubblicata infatti solo venerdì pomeriggio, poche ore
prima della preapertura della stagione venatoria. In altri tre Comuni del
Veneto orientale – Concordia Sagittaria, San Michele al Tagliamento,
Caorle – come ormai avviene da anni, l\’ordinanza di divieto era invece
Nota da tempo. Tra l\’altro, un analogo provvedimento dovrebbe essere emesso a
Portogruaro, così da vietare la caccia nel prossimo fine settimana.
Tolti gli altri Comuni, soltanto a Campagna Lupia e a Mira i
Sindaci hanno accolto l\’invito di Federcaccia e Arcicaccia, consentendo l\’attività
venatoria nelle giornate di sabato e domenica, fino al 20 settembre
compreso, dall\’alba fino alle ore 9.
(Il Gazzettino, 9 settembre 2003)
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Lunigiana. Partenza anticipata il Wwf insorge.
Il Wwf contesta l\’apertura anticipata
della caccia in Lunigiana e plaude al sindaco di Fivizzano, Loris
Rossetti, che si opposto all\’iniziativa avviata dalla Regione Toscana e dalle
amministrazioni provinciali.
Secondo il gruppo lunigianese dell\’associazione ambientalista, Ancora una
volta il mondo venatorio ha rifiutato un atto intelligente di
responsabilità e di ragionevolezza nei confronti della fauna lunigianese, patrimonio di
tutti. Dopo un\’estate di eccezionale siccità, che ha portato ad un grave
stato di calamità naturale per agricoltura e zootecnia toscane, Regione e
Province hanno confermato- come se nulla fosse e nonostante appelli del mondo scientifico ed
Ambientalista – l\’apertura anticipata della caccia il 1 e il 7 settembre. In Lunigiana
soltanto il primo cittadino di Fivizzano ha avuto l\’ardire di opporsi sino
in fondo ad una preapertura a dir poco scriteriata, con motivazioni legate
alla pubblica incolumità e provocando le immediate \”ire funeste\” della
porzione più retrograda dell\’esercito delle doppiette.
(Il Secolo XIX, 9 settembre 2003)
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E dove invece i sindaci non sono intervenuti? Dove gli individui armati denominati cacciatori hanno avuto via libera? In questi luoghi, che poi rimangono la straripante maggioranza dei casi, è stata, ed è, e fino al 31 gennaio sarà, la solita storia, cioè questa:
Rovigo. Aperta la caccia: ma si spara troppo vicino alla strada
Proprio in virtù e in concomitanza con l\’inizio della stagione venatoria,
la scorsa domenica mattina abbiamo voluto fare un giro di perlustrazione:
sono stati notati solo pochi appostamenti fissi per le tortore, ma uno in
particolar modo attirava l\’attenzione. Ci trovavamo a Salara in via
Bosco Papinio tra l\’Eridania e l\’argine maestro del Po, in una zona decisamente
troppo vicina alla strada provinciale 47, nei pressi della nuova area
artigianale, in mezzo a case e terreni interessati da arature e mietiture
del mais in atto. Ma la maggior preoccupazione e il pericolo più grande
derivavano dalla presenza di troppa gente negli immediati paraggi. Tortore
fatte fuori con fucili ad hoc (\’da piuma\’) sul terreno pasturante ed in
aria. Alcune tortore sono scampate in volo all\’impallinazione (…) terrestre da due
signori incuranti delle distanze di legge non rispettate. (…)
In presenza di una vigilanza provinciale e di ambito praticamente nulla,
la caccia un hobby lecito, ma nel rispetto delle regole e dell\’incolumità
pubblica ed anche con un pizzico di riguardo per gli animali che, non a
caso, si rifugiano vicino alle zone abitate.
Franco Rizzi
(Il Resto del Carlino, 9 settembre 2003)
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Impallinata dai cacciatori nell\’orto davanti alla casa.
La denuncia: la donna accusa \”Non hanno rispetto\”
TARZO. \”Ero nell\’orto verso le 10 e stavo raccogliendo l\’insalata quando,
dopo uno sparo, mi sono sentita la testa e il corpo pieni di pallini\”.
Antonia Frassetto – conosciuta da tutti in paese come Gabry – 50 anni,
commerciante, nel suo giardino di casa in via Madonna del Loreto a Corbanese
di Tarzo ieri mattina è stata bersaglio di una scarica di pallini sparati da
un cacciatore che si trovava nel bosco poco lontano. Solo per un caso non è
rimasta ferita: i pallini, infatti, non hanno leso la pelle. Evidentemente,
quando le sono arrivati addosso, avevano esaurito la loro corsa. Subito la
signora Frassetto ha telefonato ai carabinieri di Cison e agli uffici
comunali di Tarzo. \”Per un caso i pallini non mi hanno colpito all\’occhio o
in faccia – prosegue Antonia Frassetto – mi è andata bene, ma i cacciatori
agiscono senza regole nei campi altrui. Per il momento non sporgerò denuncia
contro ignoti, ma voglio segnalare pubblicamente quanto è accaduto, perché i
cacciatori seguano le regole del vivere civile senza causare danni ad altri.
Non ce l\’ho con tutti i cacciatori, ma con quelli che non rispettano le
leggi\”.
Quanto avvenuto ieri è solo l\’ultimo episodio ai danni della signora
Frassetto. \”Un anno fa – prosegue la donna – un cane da caccia è arrivato
fin sulla porta di casa per recuperare un fagiano morto, caduto proprio lì:
credo che questo la dica lunga su quale rispetto i cacciatori, che vengono
in questo bosco, abbiano delle cose altrui. Dove abito io, in collina, con
il bosco del Mondragon attorno, già alle 6 di mattina si cominciano a
sentire gli spari di chi va a caccia di caprioli, fagiani e altri animali.
Se si limitassero a sparare lontano dalla mia abitazione non sarebbe male:
invece sparano senza alcuna regola, mettendo a rischio la mia persona,
quella di mio marito e anche dei bambini che vengono a trovarmi\”.
(La Tribuna di Treviso 15 ott. 2003)
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Eccetera… eccetera… eccetera…
Filippo Schillaci