allevamenti maiali

I maiali felici non esistono: la realtà degli allevamenti in Italia

Dietro l'illusione di credere che i maiali negli allevamenti vivano serenamente si nasconde una realtà costellata di sfruttamento e sofferenze indicibili

Pensi che i maiali negli allevamenti vivano liberi di scorrazzare felici nei prati? Quando ci pensi vedi una di quelle immagini bucoliche che si vedono nelle pubblicità, con il sole alto e gli animali che sembrano sorridere? Ci dispiace dirlo, ma questa visione idilliaca è lontana anni luce dalla realtà. Negli allevamenti intensivi italiani, la quotidianità dei maiali è un inferno fatto di sfruttamento, sofferenza e pratiche che sembrano appartenere a un incubo piuttosto che al nostro presente.

Le scrofe: un ciclo infinito di sfruttamento

A nemmeno un anno di vita, le scrofe iniziano il loro ciclo riproduttivo. Vengono ingravidate artificialmente per mantenere i ritmi richiesti dall’industria e, subito dopo il parto, finiscono di nuovo rinchiuse in gabbie di gestazione. Gabbie così strette che impediscono loro di muoversi liberamente. Qui, tra lo stress, le lesioni e la totale privazione di stimoli, la loro esistenza diventa un’agonia. Queste gabbie sono pensate per evitare che i cuccioli vengano schiacciati, ma spesso accade lo stesso. Dopo tre o quattro anni, quando i loro corpi non reggono più il peso di questo ciclo di sfruttamento e sofferenza, le giovani scrofe vengono mandate al macello.

allevamenti maiali

Mutilazioni e sofferenze fin dalla nascita

E i piccoli? Per loro non c’è alcuna tregua. Quelli che nascono troppo piccoli o deboli vengono eliminati; gli altri, a sole tre o quattro settimane di vita, vengono strappati alla madre e sottoposti a pratiche che definire crudeli è un eufemismo.

Secondo quanto riportato da Essere Animali, il 98% dei maiali allevati in Italia subisce l’amputazione della coda e il taglio o la levigatura dei denti. Inoltre, il 93% dei maschi viene castrato chirurgicamente. E sai qual è la parte peggiore? Nel 97% dei casi, queste operazioni avvengono senza anestesia. Una sofferenza immensa, legalizzata e perpetrata su scala industriale, anche negli allevamenti certificati DOP, quelli che dovrebbero garantire standard elevati di qualità (e che magari ispirano maggiore fiducia nei consumatori).

Dove sono le leggi?

Le mutilazioni dovrebbero essere vietate o limitate, ma nella realtà restano largamente tollerate. Perché? Perché il sistema produttivo mette sempre al primo posto il profitto, ignorando la sofferenza animale. E anche quando le leggi esistono, i controlli sono insufficienti o inefficaci. È come se chiudessimo un occhio – anzi, entrambi – davanti a un sistema che opera nell’ombra, lontano dal nostro sguardo.

Il potere delle scelte

Cambiare questa situazione è possibile, ma tutto parte da noi. Con le nostre scelte, possiamo fare la differenza. Ogni volta che scegli un’alternativa vegetale, ogni volta che decidi di ridurre il consumo di carne, stai mandando un messaggio forte e chiaro: non vuoi più sostenere un sistema basato sulla sofferenza.

Non è solo una questione di cosa mangi, ma di chi vuoi essere. Vogliamo davvero continuare a girarci dall’altra parte? Oppure possiamo iniziare a costruire un futuro in cui etica e rispetto siano alla base delle nostre azioni?

È una sfida, ma è anche una scelta. E ogni scelta conta.

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