Il campo di sterminio di Chiana

Promiseland -

30 giugno 2005 Non avrei mai voluto entrare in quel girone infernale. Ma la TV olandese mi ha chiesto un reportage completo sulla situazione dei randagi in Romania ed era indispensabile qualcuno che accompagnasse la conduttrice in uno dei due mattatoi per cani di Bucarest. Ci sono dovuta andare. Adesso posso raccontarvi di persona che […]

30 giugno 2005

Non avrei mai voluto entrare in quel girone infernale. Ma la TV olandese
mi ha chiesto un reportage completo sulla situazione dei randagi in Romania
ed era indispensabile qualcuno che accompagnasse la conduttrice in uno
dei due mattatoi per cani di Bucarest. Ci sono dovuta andare.

Adesso posso raccontarvi di persona che cos’è il canile di Chiana, dove
ogni giorno circa 100 animali sono orribilmente uccisi.
Ore 15.00: io, Bridget (la conduttrice del programma) e la direttrice di
produzione (dotata di telecamera nascosta), arriviamo davanti ai cancelli
del canile. Siamo a 10 km da Bucarest, e abbiamo percorso almeno 5 km
di strada sterrata: nessun segnale che possa orientare coloro che vengono
a riscattare il loro cane. Tutto sembra fatto apposta affinché non ci si
arrivi, a quel canile. Ci perdiamo due volte. Il cuore all’impazzata,
le ragazze tese quanto me.

“Ho accompagnato delle amiche” spiego ad una donna in camice verde che
fuma all’ingresso “vogliono adottare un cane.” “Solo due persone”
mi risponde dura “non ho tempo per 3 persone. Primo momento di panico:
Bridget è
la protagonista di questa avventura, non può mancare. Ma Judith ha la
telecamera, e io devo tradurre. Insisto. Faccio pressione. Alla fine la
donna cede. Ci anticipa che ci farà vedere solo i cani giunti da più di
una
settimana e rimasti non-rivendicati. Tra al massimo una settimana
verranno eliminati. Apre una porta di ferro. In uno stanzone lugubre, una
fila
di gabbie arrugginite di circa 1,5 metri quadrati ognuna. Nella prima
gabbia di destra ci sono oltre 20 cuccioli ammassati l’uno sull’altro.
Sono
terrorizzati. Non hanno acqua né cibo. 4 di loro hanno 3 settimane di
vita, agonizzano, sono schiacciati dagli altri, più grandi, che si
agitano e

li calpestano. Non possono quasi muoversi: manca lo spazio.
Dietro di loro, 6 gabbie vuote. Bridget mi guarda sbalordita: “Ma
questi cuccioli di 3 settimane stanno morendo. Non possono almeno
addormentarli subito?. Giro la domanda alla donna, assistente
veterinaria della struttura: “Entro sera verranno soppressi. Tutti questi cuccioli sono
arrivati qui stamattina. E’ solo questione di qualche ora. Queste sono
le procedure. “Ma perché stanno tutti insieme schiacciati? Ci sono altre
gabbie vuote”. “I cuccioli devono stare qui”.
Un non senso. Bridget inizia a piangere. L’odore è pesante. Uno dei
piccoli di circa 3 mesi è già cadavere. Forse cimurro, forse fame. Non
lo so.

Accanto a loro, altri 3 box: ognuno con 6-7 cani. Ammassati. Senza
acqua, sporchi. Alcuni con gli occhi pieni di pus. Non si muovono. Sono
paralizzati dalla paura. Ci sono anche cani di razza vecchi o non voluti.
La donna ci chiede di sbrigarci: non ha tempo. Vedo una cagnolina
grigia, di taglia piccola. E’ rassegnata. Mi guarda fissa, lì seduta.
Non si muove.

“Voglio quella”.
Dovevamo portarne via uno. Bridget mi supplica: “Prendiamo dei
cuccioli questo no. Quest’altra che assomiglia alla mia Tibbs. No
questo che agita la coda, vuole davvero andarsene e questo,
nell’angolo anche lui”.

Bridget piange sempre di più. A me si annebbia la vista. La donna mi
guarda: non capisce. “Allora, quali scegliete?”. Bridget sceglie una
femmina
marrone, magra ma ancora piena di voglia di vivere, e un maschietto
grigio.
Erano gli unici fuori dal gruppo: una montagna di corpicini, alcuni vivi,
altri no, che si facevano coraggio l’un l’altro. Un uomo sui 60 anni
entra
nelle due gabbie: calpesta per sbaglio uno dei cuccioli ancora ciechi.
Bridget si mette a gridare. Afferra i due cuccioli per la collottola.
La piccola adulta non reagisce alle mani brutali dell’uomo:
probabilmente credeva fosse giunta la sua ora.
Invece no: sono stati portati in un’altra stanza. Una ventina di cani,
quelli rivendicati. Quelli salvi. I nostri 3 prescelti vengono messi
insieme, ancora increduli, anzi: del tutto inconsapevoli di ciò che è
avvenuto. In pochi minuti qualcuno li ha trasportati dalla stanza della
morte, a quella della vita. La stanza dei graziati. Quelli che uno
strano destino ha deciso di risparmiare.

Lontano dal canile, al momento dell’intervista, Bridget è crollata,
abbiamo dovuto interrompere le riprese. Io ho aspettato che tutta la
troupe
ripartisse. Sono salita in macchina, e ho riempito di singhiozzi un
fazzoletto di carta. Ieri notte ho dormito 3 ore.
Quei piccoli innocenti sono già tutti morti, e chissà come. Nonostante
non abbia visto la loro esecuzione, l’orrore della loro attesa è stato
già troppo insopportabile.

Ogni giorno tutto questo si ripete a Bucarest e nell’intero paese.
Con l’eccezione di Cernavoda e Medgidia, e di poche altre località.

Vorrei che qualcuno mi facesse dimenticare il 29 di giugno 2005.

Sara T.

Fonte: www.canibucarest.it

(Inserito da FS)

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