Il Dott. Niccolò Giovannini, ginecoloco specializzato, membro del comitato scientifico di AssoVegan – Associazione Vegani Italiani Onlus, ha svolto e svolge numerose attività umanitarie con diverse associazioni e organizzazioni come Medici Senza Frontiere e stage esteri. È autore di varie pubblicazioni in ambito scientifico sia nazionale che internazionale. La sua visione della complessità della “macchina uomo” lo ha portato ad integrare la medicina antica con quella contemporanea oltre all’attitudine dualistica. Recentemente ha ottenuto il diploma all’insegnamento da Yoga Alliance. Collabora anche con un centro amazzone riconosciuto dall’Unesco sulle tradizionali medicine indigene.
Dice: “La medicina così come la conosciamo incorre spesso in un circolo vizioso: overtesting / over-diagnosis / over treatment”.
L’eccesso di trattamento è la terza causa di morte negli Stati Uniti. La ginecologia ostetricia è uno degli ambiti in cui questo modus operandi risulta essere più evidente in quanto si tenda ad agire come se la prevenzione fosse una questione legata al numero di esami a cui ci si sottopone.
L’approccio eccessivamente medicalizzato alla gravidanza ha un impatto incredibile: un esempio lampante è quello del parto cesario. Nel mondo 1 bambino su 4 nasce grazie al cesareo.
Il Dott Giovannini è invece un grande sostenitore della necessità di cambiare i paradigmi culturali e di approccio alla salute e propone un metodo basato sulla top-down system biology.
Come mai su un tema così delicato si tende a generare un allarmismo che nuoce alla corretta informazione?
L’allarmismo ci distanzia dai dati scientifici e ci impedisce di vedere una questione in modo globale. Un dato su tutti: la modalità allarmista in campo ostetrico per esempio ha portato ad un aumento dei parti cesarei fino a picchi dell’80% a Milano e del 40% a Roma. Questo per dire che l’allarmismo ci fornisce una visione molto parcellizzata di una questione. Io credo che il metodo migliore di analisi sia quello saluto-genetico secondo il quale la salute viene considerata un potenziale da sviluppare. Dobbiamo cambiare approccio e implementare un metodo di indagine complessivo: la top-down system biology esclude il paradigma riduzionista ma analizza la questione in modo globale per arrivare alla radice del problema.”
Afferma: “È necessario un cambio culturale che deve partire in primis dai professionisti e dai medici per spostare l’analisi dal riduzionismo a una visione invece complessiva del sistema. È importante per liberarci dalla faziosità e approcciare una visione proattiva che permette di acquisire quegli elementi indispensabili di comprensione del problema nella sua globalità.
Ecco l’Intervento del Dott. Niccolò Giovannini al Lucca VeganFest 2018.
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