A che punto è l’innovazione tecnologica in campo alimentare? Quali sono i “cibi del futuro”? Che ruolo ha l’alimentazione plant-based nella lotta ai cambiamenti climatici? Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati nel documentario “Food Revolution – Il futuro del cibo”, andato in onda venerdì 18 dicembre su Rai2. Un’occasione per lanciare uno sguardo sul nostro sistema alimentare, sulle problematiche legate alla produzione e al consumo di carne e soprattutto alle soluzioni che la tecnologia mette a disposizione per invertire la rotta.
Nella corso della puntata sono intervenuti scienziati, studiosi, imprenditori, scrittori e chef, per dare spazio alle grandi novità dello scenario internazionale del food system, commentare il rapporto tra uomo e cibo e mostrare i nuovi modi di produrre alimenti sani e sostenibili. Una raccolta di dati e informazioni sicuramente ben costruita, che illustra chiaramente i progressi compiuti in campo alimentare e le prospettive future, ma che forse tralascia un aspetto fondamentale. Mentre da tempo le evidenze scientifiche affermano a chiare lettere che l’alimentazione plant-based è l’unico modo per fermare i cambiamenti climatici, questo aspetto nel documentario emerge in modo marginale e poco approfondito.
Come Osservatorio, invece, vogliamo focalizzare l’attenzione proprio su questo punto: ricordiamo che la scelta di una dieta 100% vegetale è alla portata di tutti, ed è un cammino individuale che può contribuire a fermare il disastro ambientale legato al consumo di prodotti di origine animale. Scegliendo una dieta a base vegetale – che è fatta di alimenti semplici come frutta, verdura, cereali e legumi, non di prodotti made in lab – possiamo dare il nostro contributo alla causa ambientalista, ma soprattutto possiamo lanciare un forte messaggio di cambiamento al settore produttivo. I consumatori chiedono e il mercato risponde: abbiamo tra le mani un’arma potente per salvare il pianeta, e la stringiamo ogni volta che camminiamo tra le corsie di un supermercato. Per approfondire: Meno carne e derivati animali per fermare la crisi climatica: lo dicono (ancora) gli esperti dell’Università di Oxford
Ampio spazio è stato invece dato alle innovazioni tecnologiche che promettono di rivoluzionare il nostro sistema alimentare: non solo la carne stampata in 3D dal bioingegnere italiano Giuseppe Scionti, ma anche la “carne pulita” creata in laboratorio e la “carne vegetale”, su cui indirizzano tutta la propria attività produttiva due colossi come Beyond Meat e Impossible Foods.
Leggi anche: Fake meat e clean meat non sono la stessa cosa. Ecco perché
Emanuele Di Biase: la cucina vegana gourmet su Rai 2
Tra gli interventi all’interno del documentario segnaliamo la presenza del vegan master chef Emanuele Di Biase, 5 volte campione italiano di pasticceria artistica, direttore della prestigiosa VEGANOK Academy e autore del libro accreditato VEGANOK “Emozioni Ricette artistiche vegan dall’Antipasto al Dessert”.
Mangiare piatti vegani ricchi e gourmet è possibile, parola di chef: nel corso del video, Di Biase mostra come preparare un intero menu 100% vegetale – dall’antipasto al dessert – in grado di soddisfare l’occhio e anche il palato. “Questo dimostra che noi vegani possiamo mangiare sfiziosamente, in maniera gourmet, e sicuramente non solo insalata” commenta davanti ai suoi piatti.
Clicca sulla foto per guardare la preparazione del menu vegan gourmet del Maestro Emanuele Di Biase
Commenti e riflessioni sulla puntata
É un bene che in un contesto televisivo importante come quello di Rai2 sia presente anche l’alimentazione vegetale, specialmente in una trattazione in prima serata sul cibo del futuro. Come abbiamo sottolineato nel corso di questo articolo (e in molte altre occasioni nelle nostre pubblicazioni), lo shift verso un sistema alimentare che escluda i derivati animali è di fatto un sistema estremamente efficace per impattare il meno possibile (sotto il profilo etico ed ambientale). Avremmo senz’altro voluto che, all’interno della puntata, gli fosse dedicato più spazio e più approfondimento ma il fatto che la prospettiva vegan sia stata presa in esame come pilastro su cui costruire un futuro più sostenibile, ci sembra comunque un buon punto di inizio.
Ciò che non è emerso e che teniamo a precisare qui, è che “alimentazione vegan/vegetale” non è necessariamente sinonimo di cibo ad alto contenuto tecnologico: produzioni come fake meat rappresentano solo una delle declinazioni del paradigma. Si tratta senz’altro di opzioni da appoggiare e sostenere perché sono in grado di accorciare le distanze tra consumo onnivoro e consumo vegan: intercettano le necessità di una fetta sempre più ingente di consumatori che pur non identificandosi né come vegani né come vegetariani, sono inclini a mettere nel carrello prodotti più sostenibili. Si tratta di referenze di transizione che permettono al consumatore di operare una scelta nella direzione di un consumo più etico. Ma non sono l’unica faccia della medaglia.
Dall’altra parte c’è il recupero di alimenti semplici, provenienti possibilmente da filiere trasparenti; c’è il tentativo di sostenere un’alimentazione a base di legumi, cereali, frutta e verdura in cui la componente processata rappresenta un consumo occasionale; c’è la volontà di riscrivere una tradizione culinaria, quella italiana (già ricchissima di tipicità vegetali), in chiave totalmente animal free. Sicuramente sarà il consolidamento di un sistema alimentare che si basa sulla semplicità e sull’esclusione degli animali la chiave per costruire un futuro del cibo sostenibile per tutti.
Ceci contro fake meat? Non proprio. Entrambe le strade ci condurranno verso il compimento di una rivoluzione vegetale già iniziata.
Clicca sul link per guardare il documentario sul sito ufficiale Rai
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