Detto, fatto: Oatly, colosso svedese del latte vegetale, lo scorso giovedì ha debuttato alla Borsa di New York, dopo aver presentato un’offerta pubblica iniziale (IPO) pochi mesi fa. E le cifre sono da capogiro: in pochissimo tempo, l’azienda è stata in grado di raccogliere quasi 2,12 miliardi di dollari, che verranno impiegati per finanziare un’ulteriore crescita del business a livello internazionale. Le azioni della società sono state valutate a un prezzo iniziale di 17 dollari, e alla fine della giornata il loro valore ha superato i 22 dollari, con un balzo di quasi il 25% rispetto al prezzo IPO iniziale. Secondo gli esperti, con questo rialzo Oatly può arrivare facilmente a un valore di mercato di circa 13 miliardi di dollari.
Tra gli investitori che concorrono a rendere Oatly un gigante di Wall Street ci sono nomi celebri, come quello della presentatrice statunitense Oprah Winfrey, il rapper Jay-Z , l’attrice Natalie Portman, nonché l’ex CEO di Starbucks Howard Schultz; l’azionista di maggioranza rimane la società di investimenti Verlinvest.
Questa notizia conferma l’interesse crescente per le alternative vegetali, e in particolare per le alternative al latte vaccino. Secondo gli esperti, l’industria del latte è in crisi già da diversi anni, senza possibilità di ripresa; molti parlano del 2030 come dead line per il suo crollo definitivo nei mercati internazionali. Sicuramente, in questi anni si è assistito a un fenomeno interessante, che vede grandi nomi del settore lattiero-caseario optare per una conversione – parziale o totale – della produzione, in chiave vegetale. Pensiamo, tra tutti, al colosso del latte Giacomazzi Diary, che dopo 125 anni ha chiuso per avviare un nuovo business, la coltivazione di mandorle.
Quello che è certo è che quello del latte vegetale è un terreno fertile, che vede moltissime aziende entrare in questo mercato con prodotti innovativi, per rispondere alla richiesta di prodotti considerati più sani e sostenibili del latte vaccino. Così, gli scaffali dei supermercati si riempiono di una varietà di bevande plant-based che fino a pochi anni fa sembrava impossibile, e che finiscono sempre più spesso anche nei carrelli dei consumatori onnivori. Uno shift dei consumi che fa tremare l’industria del latte, ma che potrebbe essere fermato con la “censura” di questi prodotti. In Europa stiamo assistendo a una vera e propria campagna contro il “milk sounding“, sostenuta a gran voce dai produttori di latte e derivati. Per saperne di più: La campagna per chiedere il “no” dell’Europa alla censura sui prodotti vegetali
In questo contesto di cambiamento, Oatly è riuscita a puntare i riflettori su di sé – e ad approdare in Borsa – grazie a una strategia di comunicazione fuori dal comune. L’azienda ha saputo giocare con claim stravaganti e irriverenti, che attirano l’attenzione del consumatore: ne è un esempio la campagna pubblicitaria lanciata tempo fa nella metropolitana di Londra. “È come il latte vaccino, ma fatto per gli umani” (sotto) è uno dei claim che l’hanno resa celebre nel mondo: l’azienda ha messo in luce le controversie del consumo di derivati animali e i pregiudizi legati ai prodotti plant-based. Il tutto, sempre in maniera ironica e quasi sfrontata.
Il successo delle proteine vegetali
L’ingresso di Oatly a Wall Street segue la scia di quanto accaduto per Beyond Meat, un altro gigante dei prodotti vegetali che ha riscosso in poco tempo un successo globale. Nel 2019, l’azienda californiana ha debuttato in Borsa con un successo eccezionale. Il prezzo di collocamento è stato fissato a 25 dollari durante l’IPO (offerta pubblica iniziale); il titolo ha aperto in rialzo del 76% a 46 dollari, per poi chiudere portando il prezzo d’esordio a +163%. La start-up, valutata a 1,5 miliardi di dollari in sede di collocamento, ha sfiorato il valore di 3,4 miliardi alla fine della sua prima giornata di contrattazione. Da allora, le azioni sono aumentate del 300% rispetto al lancio iniziale.
L’ascesa dei prodotti plant-based è sotto gli occhi di tutti e sembra inarrestabile. Parlando di latte vegetale, da pochissimo perfino un gigante come Nestlé ha deciso di approdare sul mercato con il suo latte di piselli a marchio Wunda. La competitività è alle stelle, non solo nel settore delle bevande vegetali: secondo il Good Food Institute, il 2020 ha rappresentato un anno di investimenti da record nell’industria delle proteine alternative. Gli investitori hanno puntato sui prodotti che rappresentano la svolta del settore alimentare, quindi la carne vegetale e le alternative ai prodotti lattiero caseari, ma non manca l’attenzione per la carne coltivata in laboratorio, come alternativa sostenibile alla carne convenzionale.
Sempre più aziende convogliano parte delle proprie risorse nella produzione di alimenti vegetali, e questo è un fenomeno di importanza strategica: ci avviamo sempre più velocemente verso la creazione di un sistema alimentare più etico e sostenibile a livello ambientale.
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